Imu e Tari, moratoria per chi non può pagare: stop sanzioni e niente interessi

Il Governo studia una moratoria di sanzioni e interessi per chi salta le rate. Pronto un fondo per i Comuni in difficoltà.

Stop sanzioni e niente interessi per chi salta i pagamenti. È questa la misura scelta dal Governo per andare in contro a cittadini e famiglie in difficoltà in vista delle imminenti scadenze fiscali. Una specie di sospensione dei tributi locali, quindi, che però arriverà sotto forma di moratoria di sanzioni e interessi per chi salta le rate.

La questione riguarda in primis la "nuova Imu" (che, ricordiamo, da quest'anno accorpa le vecchie Imu e Tasi) in scadenza il prossimo 16 giugno, ma anche la Tari (La tassa sui rifiuti) e gli altri tributi locali minori.

L'Esecutivo, attraverso un nuovo Decreto, sta mettendo a punto un meccanismo che permetterebbe agli enti locali di sospendere Imu, Tari e altri tributi locali fino al 30 Luglio (è l'ipotesi più accreditata). Le decisioni spetteranno comunque ai sindaci, che potranno sospendere le penalità per i ritardatari senza rischiare di vedersi contestare il danno erariale.

C'è però anche un altro tema che non riguarda direttamente i cittadini ma gli enti locali, in particolare i Comuni. L'emergenza sanitaria e la crisi economica, infatti, stanno svuotando le casse e gli amministratori locali temono che in molti non potranno adempiere alle imminenti scadenze fiscali. Governo ed enti locali hanno quindi trovato l'accordo su un fondo per compensare un crollo di entrate che comincia già a farsi sentire. "Il Sole 24 Ore" parla di 3 miliardi ai Comuni,  500 milioni alle Province e circa 2 miliardi alle Regioni

 

 
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Imu e Tasi, saldo il 16 dicembre: ultimo appuntamento con le due tasse separate

Dal prossimo anno le due tasse saranno fuse in un unico tributo: nelle case di Comuni ed Erario arriveranno oltre 10 miliardi di euro

Ci siamo. È scattato il conto alla rovescio per l'ultimo pagamento di Imu e Tasi prima dell'annunciata fusione decretata dalla nuova Legge di Bilancio. La data da segnare sul calendario è quella del 16 dicembre: entro quel giorno i contribuenti, si stima circa 18 milioni di italiani, dovranno saldare i conti.

Secondo le previsioni, nelle casse di Comuni ed Erario entreranno oltre 10 miliardi di euro: di questi 9,5 dovrebbero arrivare dall'Imu e solo 0,6 dalla Tasi. Ma il conto potrebbe essere ancora più alto: Il Sole 24 Ore, infatti, fa notare come considerando l'ultima Legge di Bilancio (a firma Lega/5 Stelle) i consigli comunali siano liberi di votare aliquote più elevate ed eliminare sconti o agevolazioni e quindi in alcuni casi le due tasse potrebbero risultare più care di quanto preventivato.

 

 

Il saldo di quest’anno sarà anche l’ultimo in cui gli inquilini dovranno versare la propria quota della Tasi, che fino ad ora poteva variare dal 10% al 30% a seconda la delibera comunale. Dal prossimo anno, infatti, l'importo ricadrà interamente sul proprietario dell'immobile e l'importo risulterà anche più alto perché gli inquilini che usano la casa come abitazione principale dal 2016 non pagano la propria fetta di Tasi. 

Dal prossimo anno invece i contribuenti italiani avranno a che fare con un'unica tassa che incorporerà Imu e Tasi: resterà inalterato il livello massimo del prelievo (il limite sarà del 10,6 per mille, che già oggi rappresenta la somma massima di Imu e Tasi) e il tributo potrà essere azzerato, cosa oggi impossibile a livello normativo per l’Imu: spetterà sempre ai Comuni decidere come muoversi.

 

 
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Tasi addio: nel 2020 arriverà una nuova Imu

Con la manovra il Governo ha deciso di accorpare le due tasse. Più poteri ai Comuni che potranno aumentare le aliquote.

La manovra 2020 segnerà un cambiamento importante per quanto riguarda le tasse sulla casa. Nel pacchetto pensato da Palazzo Chigi, infatti, è previsto l'accorpamento di Imu (imposta municipale propria) e Tasi (tributo per i servizi indivisibili). L’aliquota di base è fissata all’8,6 per mille, aumentando rispetto al 7,6 per mille attuale. A fare chiarezza su cosa succederà con la fusione delle due imposte ci pensa Il Sole 24 Ore.

La riforma dovrebbe riguardare l’intero sistema di riscossione, con un maggiore coinvolgimento in questo senso dei Comuni. I sindaci, infatti, giocheranno un ruolo di primo piano poiché la Legge di Bilancio lascia agli amministratori comunali la facoltà di modificare l'aliquota: i primi cittadini potranno portare fino al 10,6 per mille (valore massimo) o azzerarla del tutto. In attesa delle decisioni dei sindaci, la prima rata Imu del 2020, con scadenza fissata a giugno, sarà pari al 50% di quanto versato nel 2019.

In sostanza - si legge sulle pagine del quotidiano economico -  "il Ddl di Bilancio 2020 prevede che la Tasi scompaia e rimanga l’Imu. Ma mentre la prima è una tassa, quindi come tale legata al tipo di servizi comunali che deve andare a coprire e necessita di una delibera che lo specifici, l’altra (vecchia o nuova che sia), essendo un’imposta serve a coprire in generale i fabbisogni municipali senza dover fornire giustificazioni". 

"Attualmente l’Imu massima è al 10,6 per mille (e ad essa sono allineati moltissimi Comuni), mentre la Tasi (che non è stata istituita ovunque) ha come aliquota massima l’8 per mille. Il che significa che la somma delle due aliquote, che hanno la stessa base imponibile (il «valore catastale» dell’immobile con dei moltiplicatori), arriva al’11,4 per mille, cioè esattamente l’aliquota massima della nuova Imu".

"Non è quindi possibile prevedere con certezza cosa succederà nel 2020 - conclude Il Sole 24 Ore - ma le tentazioni si moltiplicheranno per i Comuni, sia per quelli in buono stato economico sia per quelli in crisi che troveranno certo più semplice un innalzamento generale senza ricorrere all’istituzione della Tasi con relativa indicazione di specifici servizi". 

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