Fuori Porta | Ogni Pietra(bbondante) racconta una storia: il Molise esiste!

A dispetto dei meme che spopolano sui social, il Molise esiste. Anzi, è sempre esistito. E borghi, ricchi di storia e di leggende, ne sono tuttora la testimonianza. Arroccato su grandi ammassi rocciosi, noti come morge, a 1027 metri sopra il livello del mare, svetta, tra boschi di conifere, querce e pini, Pietrabbondante, in provincia di Isernia. Popolato da poco più di 600 abitanti, è il luogo adatto per riconciliarsi con la natura, fino a toccare quasi le nuvole con un dito nel Sentiero Vicino al Cielo, ripercorrere le antiche impronte dei sanniti, perdersi tra gli echi di un passato remoto in cui si adoravano affascinanti divinità quali Vittoria, Abbondanza e Onore. Al confine con l’Abruzzo, e a circa un centinaio di chilometri dalle coste laziali e campane e dalla turistica Campomarino (CB), sull’Adriatico, è la meta ideale per una gita fuori porta alternativa al mare, da concludere rigorosamente assaggiando…

Fuori Porta | Castagneto e Bolgheri: camminando nelle poesie di Carducci

“Pace dicono al cuor le tue colline, con le nebbie sfumanti e il verde piano ridente ne le pioggie mattutine”. Il cuore sobbalza nel petto alla vista di quel paesaggio dolce, ma allo stesso tempo forte e orgoglioso come il suo carattere e libero come la sua poesia. Descrive così Giosuè Carducci, “con gli occhi incerti tra ’l sorriso e il pianto”, in Traversando la maremma toscana, sonetto composto durante in viaggio in treno, “quel tratto che va da Cecina a san Vincenzo, cerchio” della sua “fanciullezza”. Siamo a una manciata di minuti di auto dalla Costa degli Etruschi, suggestivo tratto di mare compreso tra Livorno e Piombino, dove si è svolta, nelle scorse settimane, l’Iconvention 2024. Precisamente nel borgo di Castagneto Carducci, così chiamato, dal 1907, in onore del poeta toscano poi trasferitosi a Bologna, e nella frazione di Bolgheri, raggiungibile attraverso il famoso Viale dei Cipressi immortalato da…

Fuori Porta | Come in un quadro, alla scoperta della città del "Quarto Stato"

Con un braccio sorregge un neonato, con l’altro incita la folla a seguirla. Alla sua destra due uomini con barba e cappello incedono con passo sicuro. Dietro di loro, un’indistinta schiera di braccianti in protesta si fa strada tra innumerevoli tonalità di marrone, il colore della terra. Simbolo di emancipazione e di riscatto sociale, rivisitato e reinterpretato negli anni, è l’inconfondibile Quarto Stato di Giuseppe Pellizza. Realizzato tra la fine dell’800 e gli inizi del’900, l’olio su tela, attualmente conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, ha preso vita proprio nel borgo natìo del pittore che, legatissimo al suo paese, aggiunse alla sua firma “da Volpedo”. «Un artista – la pensava così Pellizza che si formò nelle città più disparate, tra cui Roma, Firenze e Parigi - può esprimersi compiutamente soltanto se vive a contatto con la sua terra». Il paesino piemontese, di origine romana, posto allo sbocco del torrente…

Fuori Porta | Emilia Rom…antica: Innamorarsi a Castell’Arquato

Sono lastricate di amore le strade di Castell’Arquato. Piccolo, ma traboccante di aneddoti e intricate vicende storiche, è la meta perfetta per trascorrere il giorno di San Valentino insieme al proprio partner, lontani dalla calca delle blasonate Verona e Venezia. Almeno tre i motivi che rendono questo borgo medievale, situato lungo la Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli Piacentini, altrettanto romantico. Prima di tutto una leggenda in pieno stile Romeo Giulietta che affonda le radici nel XVII secolo. Protagonisti due giovani innamorati: Laura, la bella figlia del carceriere Gaspare della Vigna e Sergio, accusato di cospirazione contro la crudele signoria del cardinale Francesco Sforza e per questo condannato e rinchiuso nelle segrete della Rocca insieme al suo fedele collaboratore Spadone. Nel tentativo di fuga, Laura e Sergio vengono processati e decapitati. A tradirli Giacomo, aiutante di della Vigna e da sempre innamorato di sua figlia. Spadone, invece, che…

Fuori Porta | Lupus in fabula: c’era una volta… Pretoro

Lupi e serpenti. Cascate e boschi di faggio. Meno di 900 abitanti, ma ben 1407 gradini che si insinuano tra le casette scavate nelle pietra. E ancora, candidi fiocchi di neve che, silenziosi, ricoprono la Maiella. La favola, dal sapore tutto invernale, è a Pretoro, borgo tra i più belli di Italia, a circa 25 chilometri da Chieti, noto per i suoi esperti fusari, artigiani del legno che realizzano minuziosamente gli strumenti per la filatura della lana. Conosciuto anche come Paese del lupo, ospita dal 2003 una speciale area faunistica in cui vive ed è protetto il predatore, personaggio indiscusso delle fiabe, che da queste parti è una vera star. Non solo per la famosa Torta del lupo (dolce al cioccolato fondente e vino rosso imbevuto di rum e ripieno di gianduia) realizzata dalla signora Paola Alimonti nel suo laboratorio, “Dolcezze del Parco”, nel 2009. Ma anche e soprattutto per…

Fuori Porta | Rocca imperiale: verso (dopo verso) la porta della Calabria

Con le case disposte a gradinata sulle ripide salite, vista dal basso appare come una piramide. Sarà che c’è ancora aria di festa, la sua forma ricorda anche quella di un immenso albero di Natale. Soprattutto di sera, quando mille lucine squarciano il buio. Potrebbe assomigliare, addirittura, al dantesco monte del Purgatorio, così come raffigurato sui libri di scuola. Ad attenderci in cima non ci sono ghirlande e puntale o l’Eden, ma qualcosa di altrettanto suggestivo: l’imponente castello svevo. Fatto costruire da Federico II nel 1225, domina tuttora il cristallino golfo di Taranto e l’antica via Appia-Traiana. Il nostro itinerario, dunque, non può che partire proprio da corso Federico II di Svevia, lo stupor mundi, le cui parole, sono impresse come un monito all’ingresso della città: Misura, providenzia e meritanza fanno esser l’uomo sagio e conoscente. Siamo a Rocca Imperiale, tra il Parco Nazionale del Pollino e la Piana di…

Fuori Porta | Bienno, il piccolo mondo antico a due ore da Milano

Superato il Lago di Iseo, la grande statua dorata del Cristo Re, che dall’alto del Colle della Maddalena abbraccia la bassa Valcamonica, ci conferma che siamo nella direzione giusta. Poco a poco, tra le montagne innevate, svetta Bienno. Eletto da artisti provenienti da tutto il mondo come propria “residenza creativa” (non a caso è noto come “Borgo degli artisti”), è famoso in tutto Europa per la millenaria lavorazione del ferro con il maglio ad acqua grazie alle presenza di un canale artificiale in legno: il Vaso Re. Costruito dai monaci benedettini nell’XI secolo, deviava parte delle acque del vicino torrente Grigna all’interno del paese per alimentare le ruote delle fucine, dei mulini e delle segherie. Lontano dal frastuono della città (siamo a un’ora di auto da Brescia e due da Milano) tra muri in pietra, torri, chiesette e piccole botteghe si riassapora, così, la genuinità non solo dei casoncelli, ravioli…
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