Smart building, il mercato già vola ma crescerà ancora del 30%

Secondo lo Smart building report dell’Energy&strategy group del Politecnico di Milano, in Italia questo settore vale 3,6 miliardi di euro

Un mercato in grande salute che crescerà di un ulteriore 30% nel prossimo anno. Sono le previsioni del primo “Smart building report”, redatto dall’Energy&strategy group della School of management del Politecnico di Milano. Obiettivo dello studio è anche quello di fornire una chiave di lettura corretta per un settore in cui differenti tematiche, dalla generazione di energia all’efficienza energetica fino alla sicurezza delle persone e degli asset, interagiscono in modo articolato. 

Il Report elenca i quattro elementi chiave di uno smart building: building devices and solutions (gli impianti e le tecnologie che provvedono alla sicurezza degli occupanti, come quelli di generazione di energia e di efficienza energetica e quelli relativi al tema safety&security), automation technologies (la sensoristica connessa agli impianti, finalizzata alla raccolta dati, e gli attuatori che impartiscono agli impianti i comandi elaborati dalle piattaforme di controllo e gestione), piattaforme di controllo e gestione (l’insieme dei sistemi software volti alla raccolta, elaborazione e analisi dei dati acquisiti dalla sensoristica installata sugli impianti), connectivity (l’insieme dei protocolli di comunicazione, wireless o cablati, che permettono la comunicazione tra sensori, attuatori e la piattaforma di controllo e gestione)

Dallo studio emergono numeri molto positivi per il settore: in Italia nel 2018 il volume di affari complessivo associato ad investimenti in smart building è stato di circa 3,6 miliardi di euro, distribuiti in maniera quasi omogenea tra building devices & solutions (41%, pari a 1,47 miliardi di euro), automation technologies (31%, 1,1 miliardi) e piattaforme di gestione e controllo (28%, 1,02 miliardi), dove gli investimenti in hardware e software sono stati preponderanti rispetto alla parte impiantistica, a riprova della sempre maggior importanza della componente digital. 

In Europa la situazione è ancora più florida: si stima infatti che gli investimenti in efficienza energetica e digitalizzazione nel comparto daranno grande spinta all’economia, in particolare nell’edilizia, che contribuisce per il 9% al Pil europeo e garantisce oltre 18 milioni di posti di lavoro, grazie soprattutto alle Pmi, responsabili di circa il 70% del volume d’affari.

L’analisi degli operatori è stata effettuata tramite interviste dirette con oltre 129 player appartenenti a sette differenti categorie e le previsioni di crescita mostrano come il settore acquisirà sempre maggior importanza: ad eccezione delle imprese di facility management e delle TelCo, gli operatori si aspettano una crescita del fatturato tra il 15 e il 33%.

 
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Economist contro il mercato immobiliare: "Ossessione per la casa è la rovina dell'Occidente"

Il noto settimanale inglese analizza una serie di fattori che avrebbero danneggiato l'economia europea e statunitense negli ultimi anni.

Comprare casa? Un'ossessione che ha causato la rovina delle economie occidentali. La sentenza arriva direttamente dall'Economist: secondo il noto settimanale britannico, infatti, "la combinazione di poche case e prezzi alti ha da un lato depauperato l’investimento di chi comprava e impoverito chi non ha potuto acquistare e si è trovato a scegliere tra pagare affitti altissimi".

L'articolo, intitolato “Home ownership is the West’s biggest economic-policy mistake”, ha ovviamente sollevato un gran polverone e analizza tutti una serie di fattori (come poche case, prezzi alti, l'accumulo del debito ipotecario, gli affitti elevati e il conseguente problema sociale) che avrebbero causato grossi problemi all'economia statunitense in primis, ma anche a quella europea. 

Il primo esempio è quello della Grande Recessione degli Stati Uniti d’America nel 2007-2008 causata dallo scoppio della bolla immobiliare che ha portato all’insolvenza di molti titolari di mutui subprime con il conseguente rialzo dei tassi di interesse. C'è poi il problema attuale dei prezzi: secondo l'Economist, infatti, rispetto agli anni Sessanta e Settanta oggi si costruiscono meno case il che porta ad avere prezzi degli immobili più alti che in pochi riescono a permettersi.

L'aumento dei prezzi sarebbe causato, sempre secondo il settimanale economico dalla diffidenza verso le politiche di sviluppo nell’area circostante la propria residenza, un atteggiamento di "chiusura" che provoca un ulteriore aumento dei prezzi. Infine anche l'aumento degli affitti sarebbe un grosso problema per le economie occidentali: i canoni troppo elevati, specie nelle grandi città, hanno ostacolato o anche impedito a molte persone di trasferirsi nelle metropoli dove si trovano possibilità di studio e formazione ma anche i lavori più produttivi e qualificanti. Tutto questo ha rallentato la crescita in tutta Europa.

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Mercato globale record nel 2018, ma l'Italia va controtendenza: investimenti -27%

Il mercato globale degli investimenti immobiliari nel 2019 ha movimentato 1,75 trilioni di dollari con una crescita del 4%

1,75 trilioni di dollari e una crescita di oltre il 4% rispetto all'anno precedente. Sono i numeri da capogiro del mercato globale degli investimenti immobiliari che nel 2019 ha registrato un nuovo, ennesimo record. E non è finita qui: secondo il report di Cushman & Wakefield, Global Investment Atlas il trend positivo dovrebbe continuare anche nel 2019.

Secondo gli esperti, la congiuntura economica globale è più debole delle previsioni iniziali. Di conseguenza l’aumento atteso dei tassi di interesse è rimandato. Nel 2019 ci aspettiamo ancora una fase positiva del ciclo immobiliare che permetterà agli investitori di scegliere le opportunità migliori per la loro strategia prima del rallentamento della crescita.

L'Italia, però, va in controtendenza: dopo 5 anni di crescita a due cifre gli investimenti immobiliari nel nostro Paese hanno fatto registrare un calo nell’anno del 27% rispetto al volume record del 2017 a 8,4 miliardi di euro. La regina del mercato immobiliare tricolare è ancora Milano che attrae ogni anno mediamente tra i 2 e i 4 miliardi di euro d’investimenti. Cresce anche Roma con quasi 2 miliardi di euro investiti nel 2018.

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