Immobiliare, nel II trimestre 2019 la crescita rallenta: centro meglio del nord

I dati dell'Osservatorio dell'Agenzia delle Entrate: tra le grandi città le migliori sono sempre Bologna e Milano.

Un mercato che cresce ma a un ritmo meno sostenuto. È la fotografia scattata dall'Agenzie delle Entrate in "Statistiche immobiliari", la pubblicazione dall’Osservatorio del mercato immobiliare, che analizza l’andamento del mercato del mattone incrociando i dati provenienti dalle note di trascrizione degli atti di compravendita con quelli presenti nelle banche dati catastali e ipotecaria.

Per quanto riguarda il settore residenziale, nel secondo trimestre 2019 il numero di compravendite ha raggiunto quota 159.619: in crescita del +3,9% ma comunque in decelerazione rispetto al +8,8% registrato nel precedente trimestre. Il centro e le isole sono le zone che mostrano un incremento più marcato (rispettivamente +4,4% e +4,5%). Seguono il Nord-Est (+3,9%), il Nord-Ovest (+3,8%) e il Sud (3%).

Lo stesso trend di crescita meno sostenuta si registra per il mercato di box e posti auto: +5,2% rispetto al trimestre precedente, quando però la crescita era stata a doppia cifra (+10,4%). Le compravendite di cantine e soffitte sono aumentate del 7,1%, specialmente nelle aree del Nord-Est, dove hanno raggiunto incrementi del 12,5%, mentre un’inversione di tendenza si registra - per questo comparto - nelle Isole, che passano dal +10,6% nella precedente rilevazione al -9,8%.

Analizzando nel dettaglio i dati delle grandi città, la situazione si rivela come spesso accade, poco omogenea. Tra le prestazioni migliori spicca sempre Bologna che incrementa le compravendite dell’11,9%, seguita da Milano (+6,1%) e Roma (+2,7%). Numeri tutti negativi, invece, per le altre grandi metropoli come, soprattutto Napoli -3,2%, Genova -3,7% e Firenze, la peggiore con -9,1%.

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Mutui, gli effetti del nuovo "bazooka" di Draghi: i tassi possono scendere ancora

Le nuove misure delle Bce portano a nuovi minimi il costo del denaro: buone notizie per chi ha già sottoscritto un mutuo.

Un nuovo Quantitative Easing, il taglio dei tassi sui depositi di 10 punti base (al -0,5%) e l'aumento della durata delle Tltro. Sono alcune delle misure del nuovo programma di politica monetaria lanciato dalla Banca Centrale Europea e volute fortemente da Mario Draghi che, prima di lasciare la poltrona dell'Eurotower, tenta così di dare una scossa ell'economia dell'eurozona.  

L'annuncio della Banca Centrale Europea è decisamente una buona notizia per tutti coloro che hanno già sottoscritto un finanziamento ma anche per chi ha intenzione a breve-medio termine di comprare casa: i bassi tassi di interesse, spiega infatti l'Osservatorio di MutuiOnline.it, sono probabilmente destinati a restare molto bassi e a movimentare ancora il settore dei mutui, sia per l’acquisto di una casa che per la surroga di un mutuo già esistente, dopo la frenata degli ultimi mesi.

Già negli ultimi mesi i mercati avevano come di consueto scommesso sull'intervento di Draghi: l'Euribor si è portato su nuovi minimi (intorno al -0,45%) e soprattutto sono crollati gli indici Irs che, con un calo dell’1% complessivo, si sono portati su valori negativi per durate fino a 10 anni, e si tengono su valori intorno allo 0,30% per le durate maggiori dopo essere scesi quasi a zero. Adesso, con la politica monetaria annunciata dalla Bce, i tassi potrebbero scendere ancora.

La riduzione di quasi un punto percentuale dei tassi in pochi mesi, spiega sempre MutuiOnline.it, ha inoltre aperto il mercato della surroga ad una notevole quantità di mutui, accesi magari anche in anni recenti e che, per i loro tassi già convenienti, non avrebbero goduto di grandi risparmi con i tassi disponibili per la surroga fino alla primavera 2019. Così "dopo la progressiva riduzione dei flussi di surroghe registrati dalla seconda metà del 2018, nel bimestre luglio-agosto, le richieste di surroghe e sostituzioni sono schizzate al 61,6% del totale dal 38,3% del secondo trimestre (33,7% nei primi tre mesi)".

 

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Mutui: tassi ai minimi ma le richiesta calano

Secondo il Sole 24 Ore, nonostante le condizioni molto favorevoli, gli italiani preferiscono puntare più sull'affitto.

Tassi di interesse al minimo storico ma la domanda di mutui scende. È il paradosso del mercato immobiliare italiano rilevato da Il Sole 24 Ore che ha analizzato i dati di giugno 2019: la richiesta di prestiti per comprare casa è infatti scesa dell'11,6% su base annua nonostante le banche stiano applicando condizioni molto favorevoli con tassi anche sotto l'1% per quanto riguarda il mutuo ventennale.

Un calo netto che, secondo il quotidiano economico, si spiega con molteplici fattori: l’incertezza politica in primis, a causa delle tribolazioni degli ultimi mesi, ma anche la riduzione dei salari fino ad arrivare al calo delle surroghe (spostamento di un vecchio mutuo in una nuova banca con la possibilità di modificare tasso e durata) e delle sostituzioni (spostamento di un vecchio mutuo in una nuova banca con richiesta di una cifra aggiuntiva)

Questo però non significa che gli italiani non cerchino casa, anzi. La situazione incerta sul fronte economico, i salari inferiori a 10 anni fa e la precarietà del lavoro spingono però i cittadini a puntare più sull'affitto di breve-medio periodo: come evidenziato da un recente studio della Banca d’Italia basato sui dati di Immobiliare.it, infatti, i canoni sono in crescita del 3,3% su base annua. Molte famiglie, probabilmente, aspettano di conoscere i contenuti della prossima Legge di Bilancio per programmare l'acquisto di un immobile.

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