Real Estate, secondo trimestre da record: investimenti per 3,5 miliardi

I dati di Cbre: se nel primo trimestre 2019 si era registrata una stagnazione, nel secondo i volumi d'affari sono quasi raddoppiati.

Dopo un piccolo "pit-stop", il real estate italiano torna a correre. Secondo i dati raccolti da Cbre, società americana di servizi immobiliari commerciali e società di investimento, nel primo semestre 2019 il volume degli investimenti non residenziali nel nostro Paese si è attestato a quota 5,2 miliardi di euro, in netto aumento rispetto all'anno passato.

Dopo un primo trimestre 2019 sostanzialmente stabile, infatti, i volumi d'affari sono quasi raddoppiati tanto che il secondo trimestre, con 3,5 miliardi di euro investiti, è risultato essere il secondo migliore per volumi d'investimento negli ultimi 20 anni: meglio ha fatto solo lo stesso periodo del 2017, l'anno dei record.

Numeri quindi molto positivi, dovuti principalmente ai bassi tassi d'interesse, che potrebbero risultare ancora più favorevoli nei mesi futuri: "Ad aumentare la fiducia una serie di variabili macroeconomiche e geopolitiche - spiega Alessandro Mazzanti, ceo di Cbre Italy - La situazione politica italiana è meno instabile di qualche mese fa e i provvedimenti accomodanti di Fed e Bce che hanno reso più espansiva la politica monetaria".

UFFICI "Il settore Uffici -prosegue la nota Cbre- continua a registrare ottimi risultati: dopo la forte crescita del 1° trimestre (oltre un miliardo di investimenti rispetto ai 300 milioni del Q1 2018), il comparto uffici raggiunge un volume di 1,790 miliardi di euro: nello stesso periodo 2018 superava appena il miliardo".

"Ancora una volta Milano detiene la quota di mercato più alta, con 20 operazioni per un totale di 1,15 miliardi investiti (rispetto a 724 milioni del primo semestre 2018). Nel capoluogo lombardo cresce sempre più l’interesse per gli investimenti value added, grazie al dinamismo progettuale in materia di trasformazioni urbanistiche e nuovi sviluppi. Il volume di investimenti su Roma è di 367 milioni rispetto ai 272 milioni del primo semestre 2018".

LOCAZIONI "Le locazioni hanno registrato ancora una volta ottime performance per gli Uffici, toccando valori record sia a Milano sia a Roma. In particolare, nel primo semestre a Milano si è registrato un take up di 240.000 mq. CBD e Porta Nuova BD hanno attratto il 33% delle transazioni e il 27% dei mq totali affittati, mentre semicentro e periferia hanno registrato il 42% delle transazioni, per un valore pari al 44% in termini di mq".

"A Roma, il take up nel Q2 è di circa 90.000 mq, per un totale semestrale di oltre 170.000 mq, valore straordinario raggiunto grazie a una importante transazione del settore pubblico, che ha coinvolto un asset di pregio nel centro, e una serie di transazioni di taglia medio-grande effettuate dal settore del Business Services, che si è dimostrato il più dinamico. L’assorbimento del trimestre nella Capitale è stato quindi guidato fondamentalmente da 3 transazioni per complessivi 66.000 mq circa, pari al 73,8% del totale trimestrale. Ancora una volta Centro ed Eur le aree più dinamiche della città, con circa il 93% delle transazioni".

RETAIL "Per il settore Retail si assiste nel secondo trimestre a una contrazione (-10%) rispetto allo stesso periodo 2018. Il volume di investimenti è di 675 milioni di euro, metà dei quali destinati all’High Street".

"Nel 2019, il volume degli investimenti sui centri commerciali ha subito una diminuzione in tutta Europa rispetto agli anni precedenti. Per l’Italia, la causa principale del rallentamento  è da rintracciare nella predominanza di capitali esteri nel mercato: gli investitori americani e inglesi, nello specifico, sono molto restii a investire sul Retail perché preoccupati dall’impatto dell’eCommerce sui centri commerciali. Sarà necessario quindi lavorare sulla percezione di un rischio il cui impatto, nella realtà, è meno significativo di quanto possa sembrare. L’eCommerce va considerato un tutt’uno col negozio fisico e sono infatti moltissimi gli operatori che stanno sempre più adottando una strategia di vendita omnicanale".

 

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Mercato globale record nel 2018, ma l'Italia va controtendenza: investimenti -27%

Il mercato globale degli investimenti immobiliari nel 2019 ha movimentato 1,75 trilioni di dollari con una crescita del 4%

1,75 trilioni di dollari e una crescita di oltre il 4% rispetto all'anno precedente. Sono i numeri da capogiro del mercato globale degli investimenti immobiliari che nel 2019 ha registrato un nuovo, ennesimo record. E non è finita qui: secondo il report di Cushman & Wakefield, Global Investment Atlas il trend positivo dovrebbe continuare anche nel 2019.

Secondo gli esperti, la congiuntura economica globale è più debole delle previsioni iniziali. Di conseguenza l’aumento atteso dei tassi di interesse è rimandato. Nel 2019 ci aspettiamo ancora una fase positiva del ciclo immobiliare che permetterà agli investitori di scegliere le opportunità migliori per la loro strategia prima del rallentamento della crescita.

L'Italia, però, va in controtendenza: dopo 5 anni di crescita a due cifre gli investimenti immobiliari nel nostro Paese hanno fatto registrare un calo nell’anno del 27% rispetto al volume record del 2017 a 8,4 miliardi di euro. La regina del mercato immobiliare tricolare è ancora Milano che attrae ogni anno mediamente tra i 2 e i 4 miliardi di euro d’investimenti. Cresce anche Roma con quasi 2 miliardi di euro investiti nel 2018.

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Immobiliare, Rossi: "Investimenti pubblici al palo"

L'intervento del Direttore Generale della Banca d’Italia Rossi

"In Italia il valore complessivo degli investimenti in costruzioni e della spesa per affitti e servizi di intermediazione immobiliare rappresenta in un anno quasi un quinto del PIL". A comunicare il dato è Salvatore Rossi, direttore generale di Bankitalia e presidente dell' Ivass, l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, nella conferenza d'apertura del convegno sul Real Estate organizzato a Milano da Assoimmobiliare e da Sda Bocconi e tenutosi oggi, 29 gennaio, all'interno del programma REInnovation Lab.

"In attività immobiliari - ha proseguito - è investito il 60 per cento del patrimonio complessivo delle famiglie. I prestiti alle famiglie per mutui immobiliari e quelli alle imprese del settore sono circa un terzo degli impieghi bancari totali. Basterebbero questi tre dati a testimoniare la rilevanza del mercato immobiliare in un’economia avanzata come quella italiana. Ma per convincersene conviene riflettere più a fondo sulla peculiarità concettuale degli immobili, che sono simultaneamente beni di consumo, in quanto fonte di servizi abitativi, e beni di investimento, ma sono anche la principale garanzia reale sui prestiti bancari, anche su quelli non volti a sostenere investimenti immobiliari, oltre che il più importante motivo per cui una famiglia s’indebita. Tutto ciò influenza l’economia per varie vie".

Ma la notizia forse più importante quella relativa agli investimenti pubblici nel residenziale, ormai stagnanti.

"L’economia italiana - ha spiegato Rossi - è stata colpita gravemente dalla crisi finanziaria globale e poi da quella europea cosiddetta dei debiti sovrani, perdendo cumulativamente dieci punti di PIL in sei anni: di questi, due sono da attribuire alle costruzioni. Il flusso annuo di investimenti in costruzioni si era ridotto nel 2013 di oltre un terzo rispetto al 2007, soprattutto per l’inaridirsi degli investimenti pubblici, compressi dall’ansia di riequilibrare il bilancio dello Stato. Da allora il settore immobiliare si è ripreso nel nostro paese, più per manutenzioni straordinarie di immobili già costruiti che per nuove costruzioni, con il contributo di incentivi fiscali alle ristrutturazioni e per l’esigenza di migliorare l’efficienza energetica delle abitazioni. Si consideri che il nostro stock residenziale risale per oltre metà a prima degli anni Settanta del secolo scorso, tra i più elevati indici di vecchiaia d’Europa- ha sentenziato - Gli investimenti pubblici sono rimasti al palo: l’anno scorso sono scesi al 2 per cento del PIL, uno dei livelli più bassi fra i paesi avanzati".

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