Mercato immobiliare: aumenta la quota di famiglie che possono acquistare casa

Tre i fattori che hanno inciso: tassi d'interesse ai minimi, prezzi ancora in discesa e aumento del reddito disponibile.

Sempre più italiani possono permettersi di comprare casa. È quanto emerge dall’affordability index, l'indice elaborato dall'ufficio studi dell'Abi, dal Ministero del Lavoro e dall'Agenzia del Territorio che esprime l'accessibilità all'acquisto di un'abitazione residenziale da parte di una famiglia, con un focus particolare su quelle che non possiedono un'abitazione di proprietà. 

Secondo i dati analizzati da Il Sole 24 Ore: la quota di famiglie che possono acquistare un immobile nel 2018 è salita al 78%, un dato particolare positivo se si paragona al 2012 quando, in piena crisi, solo il 47% dei nuclei poteva permettersi l’acquisto. Tra i fattori che hanno permesso questo aumento ci sono i mutui con tassi d’interesse ai minimi, i prezzi in discesa da anni e l'aumento (seppur lieve) del reddito disponibile.

Non mancano le differenze territoriali e la discriminante maggiore è quella del prezzo: a fronte di un indice di accessibilità medio del 14,6%, le regioni con quotazioni più elevate sono a fondo classifica, come per esempio Liguria, Lazio e  Lombardia. Al contrario, si piazza in alto in graduatoria una regione con prezzi non molto alti come il Molise. Fondamentale il contributo dei mutui, che hanno riguardato circa la metà degli acquisti, in crescita di quasi il 9% sul 2017.

 

 

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Mercato immobiliare, l'analisi di Bankitalia: bene le compravendite ma i prezzi restano fermi

Secondo lo studio che ha coinvolto 1476 agenzie, c'è ottimismo per le transazioni ma i prezzi sono visti stabili o addirittura al ribasso.

Bene le transazioni ma ancora in affanno le quotazioni. A confermare una tendenza del mercato immobiliare già delineata da altri istituti è l'indagine "Sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia" condotto da Bankitalia con Tecnoborsa e Agenzia delle Entrate. Lo studio prende in esame un arco temporale che va dal primo aprile all'8 maggio 2019 e coinvolge 1.476 agenzie.
 
Per quanto riguarda le compravendite si registra un clima di moderato ottimismo. La quota di agenzie che si attendono un peggioramento delle condizioni è scesa al 6,1% (-4,2%) mentre un quarto degli operatori prevede un miglioramento. Restano positive soprattutto le previsioni a medio termine (2 anni): "più di un terzo delle agenzie pensa che la situazione migliorerà - scrive Bankitalia - nei tre mesi aprile-giugno i nuovi incarichi dovrebbero aumentare secondo il 23% degli operatori mentre solo il 6,6% si attende una diminuzione".
 
Tuttavia alcuni dati restano negativi: "La quota di agenzie che hanno venduto almeno un immobile nel trimestre gennaio-marzo - si legge nelle pagine del report - è diminuita per la seconda volta consecutiva (a 74,8 da 77,9%) riflettendo l’andamento registrato in tutte le ripartizioni geografiche. Quasi il 90 per cento degli agenti ha venduto solo abitazioni preesistenti, mentre è scesa a meno dell’1,0 per cento la quota di operatori che ha intermediato esclusivamente immobili nuovi".
 
Quali sono le principali cause della mancanza di proposte di acquisto? Secondo le agenzie interpellate il problema è da ricercare soprattutto nei prezzi ritenuti troppo elevati dai potenziali compratori (percentuale è salita a 64,3% da 60,7), in seconda battuta sarebbe colpa delle proposte di acquisto a prezzi giudicati troppo bassi dal venditore (44,2) e infine all’attesa di prezzi più favorevoli (27%). 

Discorso opposto, o quasi, per i prezzi dove la situazione stenta a migliorare. Nel primo trimestre 2019 resta maggioritaria (seppur in calo) le fetta di operatori che hanno segnalato una riduzione dei prezzi: pressioni al ribasso sono segnalate dal 16% (prima era al 17,5%) ma resta largamente superiore a quella di coloro che indicano un aumento delle quotazioni (stabile al 3%).

Prezzi sostanzialmente fermi, quindi, nonostante il margine di sconto ulteriormente ridotto al 9,8% (prima era al 10,5%), "riflettendo l'ulteriore aumento della quota di agenzie che riportano uno sconto medio inferiore al 5% - si legge nel report di via Nazionale -  soprattutto nell'aree non urbane di tutte le ripartizioni geografiche". 

 

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Migliora la qualità energetica degli edifici italiani: nelle prime tre classi compravendite +6%

Nel 2018 sono aumentate le compravendite degli immobili classificate nelle categorie energetiche A+, A e B.

Sempre più italiani puntano su una casa efficiente e "risparmiosa". Il dato viene a galla chiaramente dal monitoraggio delle dinamiche del mercato immobiliare frutto della collaborazione tra l’Enea, l’Istituto per la Competitività (I-Com) e la Federazione Italiana degli Agenti Immobiliari Professionisti (Fiaip). Dall'indagine si può evincere che dopo anni di scarsa attenzione, il settore immobiliare inizia a riconoscere la valenza strategica dell’efficienza energetica.

Analizzando i dati del 2018, il numero di compravendite che riguardano immobili delle categorie migliori è cresciuto del 6%: in totale la percentuale di immobili di elevata qualità energetica (A+, A e B) rappresenta il 77% degli immobili di nuova costruzione venduti nel 2018, continuando il trend di crescita evidenziato negli anni precedenti ed interrotto solo dal dato del 2017. 

Relativamente stabile, invece, la situazione per gli immobili in buone condizioni e da ristrutturare, per cui la percentuale di edifici nelle prime tre classi energetiche rappresenta rispettivamente il 11% e il 5% del totale. Positivi anche i segnali che vengono dal segmento degli edifici ristrutturati per i quali si è passati dal 10% del 2017 al 22% del 2018 nelle percentuali di edifici appartenenti alle classi energetiche più performanti (A+, A e B).

Di pari passo continua invece la discesa degli immobili che ricadono nella classi peggiori. Quelli appartenenti all'ultima categoria (la G) nel 2018 risultano al di sotto del 50% mentre la percentuale di immobili compravenduti appartenenti alle ultime quattro classi energetiche (dalla D alla G) è invece scesa all’80% a fronte di un valore superiore al 90% nel 2017. 

Emerge in maniera sempre più evidente quindi una diversa percezione da parte degli italiani dei vantaggi economici e di comfort che possono derivare dall’acquisto o dalla vendita di un immobile di classe energetica più elevata. 

 

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