Daniel Libeskind: il protagonista del Decostruttivismo

Daniel Libeskind: il protagonista del Decostruttivismo

Le Icone dell'Architettura - 11°Puntata: Daniel Libeskind

Progettista di fama mondiale, uno dei principali interpreti del decostruttivismo e uno tra i massimi esponenti dell’architettura contemporanea. Questo è Daniel Libeskind, uno degli “archistar” culturalmente più poliedrici del nostro tempo.

Polacco di nascita ma statunitense di “adozione”, Libeskind si è trasferito prima in Israele e poi, nel 1959, a New York City passando anche per una breve parentesi milanese. Prima di scegliere l’architettura come professione principale e di laurearsi alla Cooper Union, Libeskind aveva maturato un profondo impegno per la musica, la filosofia e letteratura ed era stato un virtuoso del violino. 

Prima di costruire una qualsiasi opera, che sia un museo o un’installazione, per Libeskind alla base c’è sempre uno studio di tutti gli elementi formali, simbolici e culturali che vi sono dietro. Un’analisi approfondita del rapporto tra l’architettura e la storia di un luogo, rievocando l’anima, l’essenza che lo caratterizza e lo differenzia.

La sua filosofia consiste nell’integrare il massimo impatto visivo delle architetture, con le necessità di funzionalità e utilità degli edifici. Anche l’innovazione è una caratteristica importante, insieme all’attenzione per l’ambiente e alle tecnologie che lo rispettano. Un altro elemento ricorrente nei progetti di Libeskind è l’importanza e i riferimenti alla parola scritta. Testi e parole sono spesso stampati sulle pareti dei suoi musei; in alcuni casi, come nel Danish Jewish Museum di Copenhagen, le lettere ebraiche danno addirittura forma allo spazio architettonico.

IL DECOSTRUTTIVISMO

Il desiderio di superare l’impostazione della geometria euclidea, creando una sorta di ‘non-architettura’, caratterizzata da volumi plastici, fluide capaci di creare paesaggi fluttuanti. Si potrebbe definire così il Decostruttivismo, fenomeno artistico nato nel 1988 in occasione di una mostra al MoMa di New York.  Questo movimento architettonico rappresenta una novità assoluta negli stili internazionali e proprio Daniel Libeskind è uno dei protagonisti indiscussi di questo movimento che unisce idea, desiderio e metodo in un unico progetto irrazionale.

Gli esponenti del movimento vogliono destrutturare le linee, renderle disarticolate e inclinate senza una precisa necessità: ne deriva una nuova visione dello spazio architettonico, con piani frammentari, volumi e linee asimmetrici e senza una ‘regola’ precisa. L’architetto si riappropria dello spazio e si muove liberamente in esso.

LE OPERE PIÙ FAMOSE

Libeskind si è occupato di moltissimi progetti in tutto il mondo. Tra  le sue opere ricordiamo soprattutto musei e edifici da esposizioni, ma anche opere urbanistiche, residenziali e commerciali.

Tra i progetti più importanti di Libeskind c’è sicuramentequello del Museo Ebraico di Berlino, il più grande del mondo e “una delle icone dell’architettura contemporanea”. L’edificio intende raccontare la storia degli ebrei in Germania e infatti la forma dell'edificio ricorda una stella di David decomposta e destrutturata. Libeskind ha battezzato il suo progetto “between the lines” (tra le linee) perché nei punti in cui le due linee si intersecano, si formano spazi vuoti detti “voids”, che attraversano l'intera costruzione del museo: spazi in cui non è possibile entrare, privi di luce artificiale e climatizzazione che rimandano alla radicale distruzione della vita ebraica che non è possibile mostrare. Visto dall'alto, l'edificio ha la forma di una linea a zig-zag, e per questa ragione è stato soprannominato “blitz” (fulmine in tedesco).

Il Wohl Centre è il noto edificio intitolato “Voices and its Echoes”, utilizzato come centro congressi dell’Università Bar- Ilan in Israele. Nasce per lanciare un preciso e chiaro messaggio: il rispetto per il secolare e il sacro, come connubio e sinergia tra la conoscenza dinamica e il ruolo unificante della fede. Viene costruito come se fosse un vero e proprio libro aperto, con le due pareti orizzontali che costituiscono il dorso del libro. L’illuminazione dell’auditorium conferisce un effetto scenico disarmante: un labirinto di lettere ebraiche per denotare un’antica costellazione di gerarchie.

Altro progetto rinomato è il Gran Canal Theatre di Dublino. Il teatro, realizzato in acciaio, cemento armato e vetro, è stato realizzato sul Grand Canal Square, la nuova piazza urbana sul waterfront del Grand Canal Harbour. Sulla facciata spiccano lastre di diverse forme e misure assemblate tramite profili prefabbricati in acciaio rivestito in polveri di poliestere. Il complesso teatrale è stato progettato su diversi livelli: Il piano del Teatro, quello della pavimentazione esterna e quelli delle lobby interne affacciate sulla piazza, che diventa essa stessa palcoscenico. Le balconate dei vari piani, attraverso la facciata vetrata, sembrano proiettarsi all’esterno per godere lo spettacolo della città. Questa composizione crea un luogo dinamico di aggregazione urbana e un’icona della città.

 

 

Nel 2015 ha progettato il Centro Congressi di Mons, all’epoca Capitale Europea della Cultura. Parliamo oltre 12mila mq di spazi con un grande atrio, tre auditorium, una sala polivalente per eventi, sale conferenze, uffici, un ristorante, un parcheggio sotterraneo e una terrazza pubblica. La struttura è rivestita in un modo da dare consistenza e luce alla struttura con pareti curve a nastro, di alluminio anodizzato color champagne, avvolgono la forma fino alla prua che aggetta sulla strada a nord. Si tratta di un vero e proprio punto di riferimento architettonico, simbolo di rilancio economico, culturale dell’intera città. Il panorama che offre il Centro Congressi è mozzafiato: dalla piattaforma superiore è possibile osservare la Torre Beffroi del 17esimo secolo, sito patrimonio dell’Unesco.

Un capitolo a parte merita il progetto di ricostruzione dell'area in cui sorgevano le Twin Towers di New York. Qui Libeskind ha progettato un nuovo complesso costituito da sei edifici tra i quali spicca il “One World Trade Center”, conosciuto anche con il nome di “Freedom Tower”. L’edificio, sorto in prossimità dell’area in cui un tempo spiccavano le Torri Gemelle, risulta essere il grattacielo più alto di New York con i suoi 541 metri di altezza e 104 piani. È un edificio ibrido, realizzato in cemento e acciaio e caratterizzato da semplici simmetrie culminanti con una guglia ispirata agli alti edifici circostanti e alla Torre 1 del vecchio World Trade Center. La struttura si sviluppa a partire da una base quadrata di 61 metri per lato che poi sale smussando i suoi bordi dritti e trasformando il cubo in una serie di otto grandi triangoli isosceli per divenire nel suo punto medio un ottagono perfetto, fino a riacquistare in cima una forma quadrata in pianta, leggermente più piccola e ruotata di 45 gradi.

LIBESKIND IN ITALIA

Libeskind ha lasciato la sua impronta anche in Italia, soprattutto a Milano. Il suo progetto più famoso è la terza torre di CityLife: con i suoi 175 metri di altezza, i 34 piani e i 33.500 metri quadrati di superficie, l’edificio completa lo skyline di Piazza Tre Torri, cuore del CityLife Business & Shopping District, a fianco della torre Generali, progettata da Zaha Hadid e di quella di Allianz, concepita da Arata Isozaki con Andrea Maffei. È il terzo grattacielo più alto di Milano, superato solo dalla vicina Allianz e dalla Unicredit tower a Porta Nuova. Elemento distintivo del grattacielo è la sua corona di 40 metri di altezza e 600 tonnellate di acciaio e vetro posta alla sommità dell’edificio: un segmento di cupola geometricamente perfetta, ispirata a quelle del rinascimento italiano, che sintetizza il concept sferico dell’intero edificio.

Per l’Expo di Milano nel 2016, Daniel Libeskind ha realizzato anche quattro sculture luccicanti. La più famosa e fotografata è sicuramente “The Wings”: una scultura è alta 10 metri, pesa 14 tonnellate e si compone di tre “ali” sinuose di alluminio spazzolato che si intrecciano e si sviluppano a spirale verso l’esterno in un movimento plastico che interpreta e cristallizza il “mistero” degli uccelli in volo. 

 

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