Fuori Porta | Ogni Pietra(bbondante) racconta una storia: il Molise esiste!

A dispetto dei meme che spopolano sui social, il Molise esiste. Anzi, è sempre esistito. E borghi, ricchi di storia e di leggende, ne sono tuttora la testimonianza. Arroccato su grandi ammassi rocciosi, noti come morge, a 1027 metri sopra il livello del mare, svetta, tra boschi di conifere, querce e pini, Pietrabbondante, in provincia di Isernia.

Popolato da poco più di 600 abitanti, è il luogo adatto per riconciliarsi con la natura, fino a toccare quasi le nuvole con un dito nel Sentiero Vicino al Cielo, ripercorrere le antiche impronte dei sanniti, perdersi tra gli echi di un passato remoto in cui si adoravano affascinanti divinità quali Vittoria, Abbondanza e Onore.

Al confine con l’Abruzzo, e a circa un centinaio di chilometri dalle coste laziali e campane e dalla turistica Campomarino (CB), sull’Adriatico, è la meta ideale per una gita fuori porta alternativa al mare, da concludere rigorosamente assaggiando la ‘mpaniccia, piatto tipico a base di verdura accompagnato da pizza di granoturco. 

Da non perdere

Da piazza Garibaldi, nella parte bassa del borgo, si apre un dedalo di viuzze che si arrampicano fino alle rupi. Domina dall’alto tutto il centro abitato la chiesa di Santa Maria Assunta che, risalente al XIII secolo, svolgeva inizialmente il ruolo di cappella del castello.

Simbolo indiscusso del paese è la statua in bronzo del guerriero sannita, insolito monumento dedicato ai caduti di Pietrabbondante durante la Prima Guerra Mondiale, i cui nomi sono incisi sul basamento. Con un peso di oltre 8 quintali e un’altezza di 3 metri, è armato di corazza, elmo e scudo, pronto a sguainare la spada in difesa del suo popolo. Posta al centro della piazza del Municipio, la statua è la copia di quella originale realizzata nel 1922 dall’artista Giuseppe Guastalla.

Al prezzo di pochi euro, da non perdere, nei pressi della frazione Calcatello, il Santuario Italico, anche noto come Santuario Nazionale Sannitico. Con una superficie di circa sette ettari, era il centro religioso e politico dell’antico Sannio. Imponente e straordinario dal punto di vista architettonico, l’intero complesso fu realizzato secondo l’orientamento a est-sud-est in asse con il punto in cui sorge il sole durante il solstizio d’inverno.

Tra gli antichi resti archeologici risalenti al V secolo avanti Cristo, ci sono due templi, alcune botteghe e un teatro che attualmente conserva i primi tre ordini di sedili in pietra, integrati perfettamente con la collina, con spalliere sagomate e braccioli scolpiti a forma di zampe di leone alate.

Nel 2002 è stata inoltre scoperta la domus publica, costruita verso la fine del II secolo a.C, che ospitava sacerdoti, ambasciatori e rappresentanti del potere politico in genere. A circa 400 metri dall’area del Santuario Italico, in località Troccola, è stata poi rinvenuta quella che si ritiene essere una necropoli del V-III secolo avanti Cristo.

Curiosità

Sono due le ipotesi riguardo le origini del toponimo Pietrabbondante: la prima deriva dalla gran quantità di pietre presenti nel territorio, l’altra dal culto di Ops consiva, dea dell’abbondanza.

Così come in diverse località italiane, anche a Pietrabbondante, si tramanda la leggenda della chioccia con i pulcini d’oro. Pare che questi si nascondessero in una cavità del monte Saraceno, raggiungibile attraverso un lunghissimo cunicolo che ha inizio nell’area dei ruderi di età sannitica. Si narra che ogni qualvolta qualcuno si accingesse a scavare, nel tentativo di trovare il cunicolo, improvvisi e violenti temporali impedivano di andare oltre.

Patrono di Pietrabbondante è San Vincenzo Ferrer a cui è dedicata una cappella, risalente alla fine del 1600, in località Raguso. La nascita della chiesa è legata a una leggenda. Si narra che alcuni allevatori portassero qui il bestiame. Pare che un bue, anziché seguire la mandria, si isolasse per adagiarsi all’ombra di una quercia secolare.

Tra i rami dell’albero fu scoperto un quadro raffigurante San Vincenzo. Gridando al miracolo, l’opera fu portata in processione nella chiesa principale di Pietrabbondante. Nonostante ciò, questa tornò tra i rami della quercia che fu così abbattuta per costruire, al suo posto, una chiesa.

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L'esperto risponde | Prospettive urbane: alla scoperta del grattacielo

Continuiamo il nostro percorso all’interno delle città contemporanee. Abbiamo trattato l’ultima volta il quartiere urbano. E se il nostro quartiere fosse verticale, cosa accadrebbe? È possibile concentrare i servizi tipici di un intero quartiere all’interno di una struttura verticale, invece di occupare uno spazio orizzontale, per cui sarebbe necessario consumare molto più suolo?         

La risposta è sì! Un grattacielo ha proprio questa funzione!                            

L’uomo nella sua storia ha sempre provato a superare i propri limiti, in ogni ambito. Da 150 anni circa, anche grazie all’utilizzo degli ascensori in edifici residenziali, un nuovo traguardo poteva essere raggiunto: la costruzione di grattacieli. Il grattacielo svolge la funzione di concentrare i servizi e le funzioni richiesti all’interno di una struttura verticale, invece di occupare uno spazio orizzontale, per cui sarebbe necessario consumare molto più suolo e realizzare più costruzioni e infrastrutture. Questo punto a favore potrebbe coincidere con una varietà di funzioni all’interno dell’edificio: non solo uffici, ma anche residenze, aree commerciali e spazi comuni per la socializzazione. Il grattacielo o skyscraper è una tipologia edilizia tipica delle aree intensamente abitate. L’aria più pulita dei piani alti e una vista migliore sono ulteriori motivi per cui questi enormi edifici hanno iniziato a spopolare nel nostro secolo, diventando dei simboli del paesaggio urbano oltre che un vero e proprio business. La realizzazione di costruzioni così grandiose richiede numerose analisi, sia preventive che durante i lavori. Andiamo a vedere brevemente quali sono le principali sfide nella costruzione di un grattacielo, così da capire quali possono essere i limiti alla loro realizzazione.

Le forze verticali. La prima indagine che deve essere fatta prima di costruire un grattacielo è di tipo idrogeologico, perché bisogna valutare la natura del terreno e se essa sia in grado o meno di sopportarne il peso dell'edificio. Un grattacielo in media raggiungerà diverse migliaia di tonnellate come peso unicamente strutturale a causa dell'utilizzo di acciaio e calcestruzzo, i materiali più utilizzati in questo settore grazie alle loro proprietà tecniche. Il calcestruzzo viene utilizzato spesso per la costruzione del nucleo centrale, mentre per pilastri e pareti con funzione portante si utilizza l’acciaio, materiale dalle performance eccezionali. Per sostenere questo enorme peso, quindi, è necessario scegliere un terreno adatto, capace di sopportare sollecitazioni verticali così intense. Questo mette già dei paletti nella costruzione dei grattacieli che, per raggiungere determinate altezze, necessitano di terreni con particolari caratteristiche. Lo studio del suolo e dei moti di filtrazione dell’acqua che si avranno a costruzione ultimata diventano quindi fondamentali: basti vedere cos’è successo alla Torre di Pisa, che ha rischiato di sprofondare sotto il proprio peso.

 

 

Il vento. Più in alto si va e più è violento. Basti pensare che a 600 metri di altezza, per esempio, una raffica raddoppia di forza e quando incontra un ostacolo, come un grattacielo, produce effetti come il buffeting (oscillazioni molto forti) che possono addirittura far crollare un edificio se mal progettato. A preoccuparsi di far stare in piedi i grattacieli sono gli ingegneri strutturisti che lavorano “dietro le quinte”. Quando si guarda un grattacielo, infatti, la mente va alla forma e all’architetto che l’ha disegnato e non si pensa quasi mai alla sua struttura.

Il sisma.  La struttura deve essere quanto più possibile leggera, e quindi basata su una tecnologia che utilizza un sistema trave-pilastro. In poche parole: non vedrete mai un grattacielo con struttura in mattoni perché troppo pesante! Le simulazioni di resistenza sismica che vengono fatte dai progettisti sono pressoché infinite. Particolare curioso: la forma degli skyscrapers spesso ha una funzione strutturale oltre che architettonica. A differenza di quanto accadeva in passato (dagli anni ‘20 agli anni ‘80 del Novecento), oggi i grattacieli non sono più dei parallelepipedi più o meno alti, ma le forme che concepiscono i progettisti contemporanei sono studiate e modellate per migliorare l’equilibrio strutturale e la risposta antisismica dell’edificio stesso.

Ulteriori sfide. Durante la costruzione bisognerà studiare la risposta dell'edificio e tenerla sotto controllo nel corso della sua vita, questo per assicurarsi che il comportamento deformativo, caratteristico di ogni struttura, rimanga contenuto, concorde con quanto ci si aspetti dai carichi agenti. Un'altra sfida è sicuramente quella di riuscire a progettare impianti di climatizzazione e aerazione per l’intero immobile – dal momento che a 500 metri di altezza non è possibile cambiare aria semplicemente aprendo le finestre!                                                Per edifici di tali dimensioni si deve prestare attenzione anche alla mobilità degli utilizzatori e alla gestione delle loro attività, effettuando una corretta pianificazione urbanistica capace di gestirne il traffico. Altri studi convergeranno su adeguati piani di evacuazione e antincendio, sui sistemi fognari e sui sistemi di drenaggio dell’acqua. Un grattacielo alto diverse centinaia di metri che non è in grado di controllare tutti questi flussi diventa fine a se stesso.

 

 

CURIOSITÀ SUI GRATTACIELI.

QUAL È IL PRIMO DELLA STORIA? Il primato è americano, ma, sorprendentemente, non di New York. Gli storici ritengono che il primo grattacielo sia stato l’Home Insurance Building di Chicago, che nel 1885 raggiunse l'allora imponente altezza di 10 piani (e due furono aggiunti nel 1890). La leggenda narra che il suo progettista, William LeBaron Jenney, compagno di classe di École Centrale Paris di Gustave Eiffel, ebbe la prova che uno scheletro di ferro potesse reggere un edificio quando vide sua moglie posare un pesante libro in cima a una piccola gabbia per uccelli, che facilmente sostenne il suo peso. Venne poi il primissimo grattacielo di Manhattan (spesso si pensa sia il primo in assoluto!), dall’iconica e famosissima forma a ferro da stiro, datato 1903 e firmato Daniel Burnham.

QUAL È IL GRATTACIELO PIÙ ALTO? E’ in corso di costruzione in Arabia Saudita la Jeddah Tower con i suoi impressionanti 1008 metri di altezza, il primo grattacielo a superare il chilometro di altezza! Ha subito un fermo lavori nel 2018 e sono ripresi nel Settembre 2023. Al momento il primato rimane del famosissimo Burj Khalifa di Dubai alto ben 828 metri, costituito da una struttura in calcestruzzo armato fino al livello 155 (573 metri) mentre la restante parte è in acciaio, fino alla sommità.

E IL PIÙ ALTO D’ITALIA? Sul podio della classifica al primo posto troviamo la Torre UniCredit, a Milano. Si tratta del grattacielo con l’altezza strutturale maggiore, grazie ai suoi 231 metri – cioè circa due volte il Duomo di Milano. L’edificio fa parte di un complesso di 3 torri che vanno a chiudersi a semicerchio realizzate dallo studio Pelli Clarke. La torre in questione, quartiere generale di Unicredit, con i suoi 31 piani ospita circa 4000 dipendenti

IN QUANTO TEMPO SI PUÒ COSTRUIRE UN GRATTACIELO? Ci sono voluti 5 anni per costruire il Burj Khalifa. La costruzione dell'Empire State Building (1931) è invece durata meno di due anni: 20 mesi per 443 metri di altezza. Ma si può fare di meglio: in Cina, un grattacielo di 57 piani è stato costruito in meno di tre settimane! E ancora di più: l’azienda cinese Broad Sustainable Building ha costruito un grattacielo chiamato Mini Sky City, a Changsha, nella provincia di Hunan in soli 19 giorni! L'edificio, alto circa 200 metri, è figlio di una tecnica rivoluzionaria chiamata costruzione modulare, che ricorda il concetto dei Lego: il 90 percento del grattacielo era prefabbricato, così i costruttori sono stati in grado di assemblare l'edificio a una velocità di tre piani al giorno. La compagnia cinese progetta anche di costruire un grattacielo gigante chiamato Sky City, alto ben 220 piani, che finirebbe per essere più alto del Burj Khalifa. Per costruirlo basterebbero soli 7 mesi.

Tempi da capogiro se pensiamo che a volte 7 mesi nell’edilizia ordinaria italiana troppo spesso occorrono per ristrutturare un solo appartamento!

 

Architetto Mirco Ciarlante

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Fuori Porta | Castagneto e Bolgheri: camminando nelle poesie di Carducci

“Pace dicono al cuor le tue colline, con le nebbie sfumanti e il verde piano ridente ne le pioggie mattutine”. Il cuore sobbalza nel petto alla vista di quel paesaggio dolce, ma allo stesso tempo forte e orgoglioso come il suo carattere e libero come la sua poesia. Descrive così Giosuè Carducci, “con gli occhi incerti tra ’l sorriso e il pianto”, in Traversando la maremma toscana, sonetto composto durante in viaggio in treno, “quel tratto che va da Cecina a san Vincenzo, cerchio” della sua “fanciullezza”.

Siamo a una manciata di minuti di auto dalla Costa degli Etruschi, suggestivo tratto di mare compreso tra Livorno e Piombino, dove si è svolta, nelle scorse settimane, l’Iconvention 2024.

Precisamente nel borgo di Castagneto Carducci, così chiamato, dal 1907, in onore del poeta toscano poi trasferitosi a Bologna, e nella frazione di Bolgheri, raggiungibile attraverso il famoso Viale dei Cipressi immortalato da Carducci in Davanti San Guido (I cipressi che a Bólgheri alti e schietti Van da San Guido in duplice filar, quasi in corsa giganti giovinetti mi balzarono incontro e mi guardar”).

È proprio a partire dal settecentesco Oratorio di San Guido, all’inizio della via Aurelia, che una fila di fittissimi cipressi secolari (circa 2400) taglia in due la campagna maremmana per 5 chilometri. Lì, per commemorare il poeta, primo italiano vincitore del Premio Nobel per la letteratura, Giuseppe Della Gherardesca (membro dell’antica famiglia di origine longobarda che ha avuto un importante ruolo nella storia della Toscana) fece innalzare, nel 1908, un piccolo obelisco.

 

 

Da non perdere

Alla fine del percorso, asfaltato nel 1954 e divenuto monumento nazionale sotto la tutela del Ministero dei Beni Culturali, si erge maestoso il castello la cui costruzione risale probabilmente all’anno 1000. Attualmente abitazione privata, è accessibile solo una volta l’anno, il 16 luglio, in occasione della festa patronale. Da non perdere, inoltre, la chiesetta dei santi Giacomo e Cristoforo, dotata di un’originale facciata a capanna, risalente al Medioevo.

Camminando nel centro di Bolgheri troviamo, ancora, la statua di Nonna Lucia (“Giù de cipressi per la verde via, alta, solenne, vestita di nero, parvemi riveder nonna Lucia” ricorda ancora il poeta in Davanti San Guido) a cui il Carducci era molto legato.

“E sotto il maestrale, urla e biancheggia il mar”… Spostandosi a Castagneto Carducci, si può ammirare il Tirreno da tanti punti panoramici sparsi per la città, fatta di botteghe di artisti e di artigiani e di viuzze tappezzate da pannelli informativi su alcune opere di Carducci, aneddoti e storie di vita vissuta durante la sua permanenza nel borgo.

Per approfondire la figura del poeta, consigliati il Museo Archivio Carducciano e Casa Carducci dove sono conservati libri, riviste, materiale iconografico, fotografie e bozze delle poesie legate al territorio.

Non solo poesia. Ma anche tanto buon cibo. A troneggiare sulle tavole di questi territori, nonostante la vicinanza al mare, i sapori forti delle carne di cinghiale e del pecorino stagionato. Tra i piatti da assaggiare i Tagliolini al Ragù di Cinghiale.

Dopo pranzo, rimane il tempo per una passeggiata a Marina di Castagneto, una delle località più conosciute e frequentate della Costa degli Etruschi, che sorge a ridosso di una rigogliosa pineta. Famoso è il suo Cavallino Matto, uno dei più grandi parchi giochi della Toscana.

Curiosità

Si trova a Castagneto Carducci l’antica Fabbrica di Liquori Emilio Borsi. Si racconta che Carducci fosse legato da un rapporto di amicizia con quest’ultimo (il poeta battezzò il nipote a cui fu dato proprio il nome di Giosuè) e apprezzasse moltissimo i suoi liquori, in particolar modo la China Calisaja. Usata in passato per proteggersi dalla malaria è ancora oggi prodotta manualmente con l’utilizzo di ingredienti naturali.

Nascono, inoltre, nella zona di Bolgheri alcuni dei migliori vini toscani rinomati in tutto il mondo. Tra i più famosi Sassicaia, Bolgheri Superiore, Bolgheri Rosso, Bolgheri Bianco, Ornellaia e Vermentino.

Si pensa che nel Castello di Donoratico di Castagneto, di cui oggi rimangono solo le rovine della cinta muraria esterna e della torre, vivesse il Conte Ugolino, noto per la tragica vicenda narrata da Dante nel Canto XXXIII dell’Inferno. A dare credito all’ipotesi è lo stesso Carducci che nella sua poesia Avanti! Avanti! scrive: “La fiera Torre di Donoratico a la cui porta nera Conte Ugolin bussò con lo scudo e con l'aquile a la Meloria infrante, il grand'elmo togliendosi da la fronte che Dante ne l'inferno ammirò”.

 

Valeria De Simone

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