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Come in un quadro, alla scoperta della città del “Quarto Stato”

  • 3 Aprile 2024

Con un braccio sorregge un neonato, con l’altro incita la folla a seguirla. Alla sua destra due uomini con barba e cappello incedono con passo sicuro. Dietro di loro, un’indistinta schiera di braccianti in protesta si fa strada tra innumerevoli tonalità di marrone, il colore della terra. Simbolo di emancipazione e di riscatto sociale, rivisitato e reinterpretato negli anni, è l’inconfondibile Quarto Stato di Giuseppe Pellizza.

Realizzato tra la fine dell’800 e gli inizi del’900, l’olio su tela, attualmente conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, ha preso vita proprio nel borgo natìo del pittore che, legatissimo al suo paese, aggiunse alla sua firma “da Volpedo”. «Un artista – la pensava così Pellizza che si formò nelle città più disparate, tra cui Roma, Firenze e Parigi – può esprimersi compiutamente soltanto se vive a contatto con la sua terra». Il paesino piemontese, di origine romana, posto allo sbocco del torrente Curone, al confine tra la pianura padana e i colli tortonesi, divenne così teatro di capolavori artistici famosi al mondo.

Sfumato è il confine tra presente e passato, arte e natura nei vicoli di Volpedo, meta ideale per una gita fuori porta per chi arriva da Genova (60 km) o da Milano (70 km). Proprio negli innumerevoli scorci che hanno ispirato Pellizza sono esposte le riproduzioni delle sue opere. Uno fra tutti il percorso ad anello, lungo 5 km, noto come il Sentiero della Montà di Bogino, che, in questi tiepidi giorni di primavera, vi farà immergere tra vigneti, colline e alberi immortalati nell’omonimo quadro. Gli occhi si riempiranno poi di struggente bellezza contemplando le tinte vivaci dei Panni al sole di via Cornaggia, il sapiente incastro delle forme architettoniche nel Vecchio Mulino di via Mazzini e la palpabile luminosità della Neve di Strada Clementina.

Ricco di suggestioni è ancora il fienile di Casa Pellizza. È qui che, pennellata dopo pennellata, nasce Sul Fienile in cui è ritratto un viandante che trova riparo nel capanno dell’artista proprio nei suoi ultimi istanti di vita. Non si sa da dove venisse, né dove fosse diretto. Pellizza da Volpedo rende eterno quell’attimo sulla tela.

DA NON PERDERE

Da non perdere, dunque, la Casa Museo Pellizza dove si possono ammirare le opere, gli oggetti personali, i bozzetti e i disegni del pittore che qui visse e lavorò fino alla morte. Distrutto dal dolore per la perdita del figlio e della moglie Teresa (è lei che presta il volto alla donna protagonista del Quarto Stato), si suicidò nel giugno 1907.

Meritano una vista anche il Museo didattico nel Palazzo del Torraglio, in cui scoprire Pellizza in tutta la sua umanità, e la Pieve Romanica di San Pietro, il cui profilo si scorge nella prima stesura del Quarto Stato, nota come Fiumana. Costruita nel X secolo con le pietre del vicino torrente Curone, la Pieve è decorata con affreschi in stile gotico attribuiti alla scuola dei tortonesi Manfredino e Franceschino Boxilio, attiva anche nel Duomo di Milano.

Con una breve passeggiata dal centro, circondato per lo più dalle Mura Spagnole, ricostruite all’epoca in cui Volpedo era parte del Ducato di Milano, a sua volta sotto il dominio spagnolo, si può, inoltre, raggiungere la Quercia monumentale. L’albero, che si trova vicino alla cascina Boffalora, poco fuori la città, è alto circa 15 metri e ha oltre 200 anni. 

CURIOSITÀ

Il 1º maggio 1995, in occasione della Festa dei lavoratori, la piazzetta in cui è stato dipinto Il Quarto Stato, posta all’interno dell’antico castrum, di fronte al palazzo dei Malaspina, è stata restaurata e stata ribattezzata piazza “Quarto Stato“.  Grazie a dei lavori di recupero, la piazza ha mantenuto le stesse dimensioni e l’aspetto di fine ottocento. Se ci si posiziona dove attualmente c’è il lampione, si può osservare la piazza dalla stessa prospettiva del quadro. Nel settembre del 2001, inoltre, si sono celebrati i cento anni dalla realizzazione dell’opera che è stata esposta per qualche giorno nello studio dove fu dipinta, attirando migliaia di visitatori.

Nel 2015 il borgo ha accolto due coppie di migranti. Tra questi Antonia e Samuel Ihekwoaba che, diventati genitori, hanno voluto chiamare il loro bambino come il paese in cui hanno trovato ospitalità: Volpedo.

Volpedo è famosa per la coltivazione della pesca, in prevalenza a polpa gialla e dolce.  Ogni anno a metà luglio si svolge la Sagra della pesca con il mercato della frutta, dove poter gustare, tra musica e danze, il risotto alla pesca di Volpedo e le pesche di Volpedo al moscato.

Valeria De Simone