L’autunno ha ormai spazzato via i cieli limpidi ed è tempo di ascoltare, davanti a una fumante tazza di tè, vecchie storie che narrano di intrighi, di guerre e di amori travagliati, o di riviverle, sotto l’ombrello, tra i vicoli di suggestivi borghi. Come quello di Valsinni, in provincia di Matera, che si stringe attorno all’antico Castello, edificato poco dopo l’anno 1000 in cima a uno sperone sulla valle del fiume Sinni, appartenuto un tempo alla nobile famiglia irpina dei Morra.
È proprio qui, su “d’un alto monte onde si scorge il mare”,che visse, segregata dai suoi fratelli, la poetessa Isabella Morra, una delle voci più intense del preromanticismo, di cui ci rimane un piccolo canzoniere, di soli 13 componimenti, fortemente influenzato da Petrarca. Pieno di sofferenza, racconta, sonetto dopo sonetto, della brama di libertà, dell’instabilità della sorte e del desiderio di riabbracciare l’amato padre, Giovanni Michele Morra (fu proprio lui a trasmetterle la passione per la poesia), costretto a emigrare, prima a Roma e poi a Parigi nel 1528, dopo la sconfitta delle truppe di Francesco I di Francia, di cui era alleato, nella guerra per il possesso del Regno di Napoli contro Carlo V d’Asburgo.
Nata sotto un’adversa e dispietata stella – come lei stessa scrisse – Isabella Morra morì nel 1546 a soli 26 anni. O meglio, fu barbaramente pugnalata mentre dormiva da tre dei suoi otto fratelli. Stessa sorte toccò al suo istitutore, accusato di aver favorito uno scambio epistolare tra la poetessa e Diego Sandoval de Castro, barone spagnolo della rivale Bollita (l’attuale Nova Siri).
Isabella e Diego, sposato con la nobile Antonia Caracciolo, erano fortemente legati. Difficile stabilire, dai pochi documenti che ci rimangono, se il sentimento che li univa fosse amore o un’amicizia nata dalla condivisione della passione letteraria (anche de Castro era un poeta). Sta di fatto che lo stesso barone, poco dopo l’uccisione della poetessa, rimase vittima di un agguato in un bosco.
A riportare alla luce questa triste ma avvincente vicenda, ben quattro secoli dopo, fu lo storico e critico letterario Benedetto Croce il quale, giunto a Valsinni da Napoli, fece addirittura effettuare degli scavi con la speranza di rinvenire le spoglie della sublime poetessa. Il tentativo però fu vano: il corpo di Isabella Morra non fu (e non è stato) mai ritrovato. Pare, invece, cheil suo fantasma continui a vagare, a piedi nudi e con un lungo abito bianco, alla disperata ricerca della libertà, tra le mura dell’antico castello.
DA NON PERDERE
- Crudel Fortuna, sì che d’ogni suo ben vivo digiuna…I versi di Isabella, disseminati sui muri scrostati del centro storico, resistono al tempo così come la vecchia insegna gialla del telefono a gettoni che spunta all’improvviso tra strade strette che si inerpicano sulla roccia. Ma non solo. La storia della poetessa continua a rivivere nelle sere d’estate nel Parco letterario di Isabella Morra (il primo nel suo genere del sud Italia) dove, accompagnati da menestrelli e attori in costume, è possibile assistere a spettacoli itineranti e intraprendere percorsi attorno a quel castello definito da Benedetto Croce “suggestivo nell’architettura e imponente nella pienezza delle forme, classico nella fuga dei merli e delle feritoie”.
- Da notare, inoltre, camminando nel borgo antico, il Gafio, una sorta di passaggio coperto in pietra sotto le abitazioni con la funzione di accesso tra due vie per pareggiare i dislivelli fra le case.
- Merita poi una visita la Chiesa Madre dedicata alla Madonna dell’Assunta. Risalente al XVII secolo, conserva un intaglio in legno del 1700 raffigurante la Madonna con Bambino, un raro organo a canne dello stesso secolo e le reliquie del patrono del paese, San Fabiano.
- Da non perdere, seduti invece comodamente a tavola, le tagliatelle di Isabella, con pomodoro cuore di bue, porcini e pancetta, o i Frizzuli del povero, pasta fatta con il ferretto e condita con mollica di pane, aglio, olio e peperone essiccato macinato.
CURIOSITÀ
Negli ultimi anni, il 25 novembre, Valsinni ha partecipato attivamente alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne facendo memoria, attraverso vari incontri e appuntamenti, proprio della vicenda umana e poetica di Isabella Morra. Secondo la scrittrice Dacia Maraini, infatti, che alla poetessa lucana ha dedicato un’opera teatrale, la sua storia “non può essere ridotta a una semplice vicenda amorosa. È soprattutto una storia di libertà e, più precisamente, della ricerca di libertà attraverso la cultura, l’arte, la natura”.
Il borgo di Valsinni fino al 1873 era chiamato Favale, che in gergo comune significa terra ricca di sorgenti.
Alle spalle del centro abitato, nel territorio del Parco Nazionale del Pollino, si erge il monte Coppolo, sulla cui sommità è stata rinvenuta un’importante area archeologica con i resti di un’antica città fortificata. Secondo alcuni studiosi, potrebbe trattarsi la mitica città greca di Lagaria, fondata da Epeo, il costruttore del cavallo di Troia.
Leggenda vuole che Ercole, durante una delle sue celebri fatiche, uccise l’Idra, il velenoso serpente a nove teste, proprio lungo le rive del fiume Sinni.
Valeria De Simone