Lasciando la frenesia della costa e addentrandosi via via nell’entroterra chietino, si svela un angolo d’Abruzzo autentico e sorprendente: Roccascalegna. Il suo nome è già un’eco del passato – “rocca con la scala di legno”, ingegnosa via d’accesso che un tempo collegava il paese al suo inespugnabile guardiano, il castello medievale.
“Principale attrazione di Roccascalegna è il castello, abbarbicato su uno sperone roccioso come un nido d’aquila che sfida le leggi della gravità”
Con l’aria che si fa più mite e i colori che si accendono in occasione della festa patronale dei Santi Cosma e Damiano, fine settembre è il periodo perfetto per una gita fuori porta in questo borgo. Al tripudio di luci, mercatini vivaci e stand gastronomici, si unisce la tradizionale sfilata delle “conche”.Le antiche anfore di rame, un tempo usate dalle contadine per trasportare l’acqua, oggi rivivono come simbolo di operosità e di un forte legame con le radici. Le donne del paese, agghindate con i tradizionali costumi abruzzesi, portano con fierezza sulla testa i recipienti ornati e ricolmi di doni e offerte per i santi patroni: dal grano, simbolo di prosperità, ai fiori, che esprimono devozione e bellezza, passando per la frutta di stagione e i dolci tipici preparati appositamente per l’occasione.

Da non perdere
Da non perdere
Principale attrazione di Roccascalegna è indubbiamente il castello che, abbarbicato su uno sperone roccioso come un nido d’aquila, sfida le leggi della gravità. Le sue radici affondano nel XII secolo, quando una torre longobarda vegliava sulla valle. Successivi ampliamenti e fortificazioni lo hanno trasformato in un baluardo imponente, custode di battaglie, signorie e, soprattutto, di leggende oscure che ancora oggi aleggiano tra le sue mura. La più nota è quella dello Ius primae noctis, legata al presunto dominio del barone Corvo de Corvis nel XVII secolo. Si narra che il nobile si arrogò il diritto di trascorrere la prima notte di nozze con tutte le spose del suo feudo, finché un giovane sposo, travolto dalla gelosia, si travestì da donna e assassinò il barone nel suo stesso letto. Pare che de Corvis, morendo, abbia lasciato l’impronta insanguinata della sua mano sulla roccia di una delle torri. La macchia, che si diceva scomparisse e riapparisse misteriosamente, rimase visibile fino al crollo della torre nel 1940.
“La sfilata delle conche, antiche anfore di rame portate dalle donne del paese sulla testa ricolmi di doni e offerte per i santi patroni”
Ai piedi del castello, quasi incastonata nella roccia e affacciata sulla pittoresca valle del Rio Secco, si trova la Chiesa di San Pietro. Si ritiene che prima di diventare un luogo di culto, fosse un cimitero, ipotesi supportata da alcuni ritrovamenti archeologici effettuati nella zona. Non meno suggestivo è il Monumento alle Vittime di Marcinelle, opera che commemora una delle più grandi tragedie sul lavoro che colpì duramente anche la comunità di Roccascalegna.
Infine, un viaggio a Roccascalegna non sarebbe completo senza assaggiare i “Cannarozzetti allo Zafferano”, pasta corta fatta in casa condita con guanciale, ricotta di pecora, pepe e, ovviamente, l’oro rosso d’Abruzzo.
Curiosità
Una leggenda narra che in particolari occasioni, soprattutto in concomitanza con eventi nefasti o presagi di pericolo, la campana del castello suonasse da sola.
Si racconta, inoltre, che in alcune zone del borgo ci siano delle pietre con un potere speciale: “parlano” a chi sa ascoltare, svelando segreti e storie antiche del territorio. Considerate sacre e protette, si pensa siano state scolpite da antiche civiltà.

Il suggestivo castello di Roccascalegna è stato scelto più volte come set cinematografico. Nel 1972 sono state girate qui alcune scene del film“La Più Bella Serata della Mia Vita”, diretto da Ettore Scola e interpretato da Alberto Sordi. Nel film fantasy “Il Racconto dei Racconti (Tale of Tales)” del 2015, diretto da Matteo Garrone, ha rappresentato il regno di uno dei re protagonisti (interpretato da Vincent Cassel). Infine, nella miniserie televisiva del 2019 “Il Nome della Rosa”, diretta da Giacomo Battiato, ha “rivestito i panni” di una delle abbazie monastiche in cui si svolgono parte delle intricate vicende.
Valeria De Simone