Il sistema metropolitano di Napoli è più di una semplice infrastruttura di trasporto pubblico; è un museo vivente, un’opera d’arte sotterranea che si dipana tra le viscere della città. Tra le numerose stazioni di questa linea metropolitana, due in particolare spiccano per il loro straordinario impatto estetico e architettonico: la stazione celeberrima Toledo e la stazione appena inaugurata di Chiaia.
L’idea di trasformare le stazioni della metropolitana di Napoli in veri e propri spazi espositivi risale ai primi anni 2000, quando il Comune lanciò il progetto “Stazioni dell’Arte”. Questo ambizioso programma ha visto la collaborazione di alcuni dei più grandi architetti e artisti contemporanei per la creazione di stazioni uniche nel loro genere, in cui il design architettonico si fonde con l’arte pubblica.
Toledo e Chiaia sono due tra le stazioni più rappresentative di questo progetto. Entrambe riflettono l’essenza di Napoli, città dalle mille anime, in cui il passato millenario si intreccia con una modernità vibrante e creativa. Queste stazioni offrono ai viaggiatori molto più di un semplice percorso sotterraneo: sono vere e proprie porte d’accesso alla cultura e alla bellezza.Entrambe sono testimonianze tangibili di come l’architettura possa ridefinire non solo lo spazio urbano, ma anche la percezione stessa del viaggio quotidiano.
L’idea è che le stazioni non sono più semplici punti di passaggio, ma spazi di contemplazione e riflessione, dove ogni dettaglio architettonico e artistico ha uno scopo preciso: migliorare l’esperienza quotidiana dei viaggiatori e raccontare la storia della città attraverso linguaggi visivi innovativi. Parliamo di due infrastrutture di trasporto che sono diventati veri e propri simboli del rinnovamento urbano di Napoli. La loro presenza ha trasformato profondamente i quartieri in cui sono collocate, migliorando non solo la mobilità dei cittadini, ma anche la qualità degli spazi pubblici circostanti.
L’arte del trasporto: la stazione Toledo
Considerata una delle stazioni della metropolitana più belle al mondo, **Toledo** è un capolavoro di ingegneria e design che incarna il connubio perfetto tra funzionalità e arte. Progettata dall’architetto spagnolo **Óscar Tusquets Blanca** e inaugurata nel 2012, la stazione si trova a una profondità di circa 50 metri sotto Piazza del Plebiscito, una delle aree più centrali di Napoli.
L’elemento chiave del progetto è senza dubbio l’integrazione tra la luce e l’oscurità, simbolo del viaggio nei meandri della città. Entrando nella stazione Toledo, si è subito accolti da un’esplosione di colori e suggestioni visive, che culminano nel cosiddetto “Crater de luz”, un’enorme apertura centrale che permette alla luce naturale di filtrare fino ai livelli più bassi. Quest’opera, realizzata in mosaico di piastrelle di vetro e ceramica, si estende lungo le pareti della stazione e cambia tonalità man mano che si scende in profondità, passando dal giallo caldo della superficie ai toni più freddi e suggestivi del blu marino, che ricordano le profondità dell’oceano.
Una delle installazioni più iconiche è “The Light Panels” di **Robert Wilson**, un’installazione luminosa che decora le pareti della stazione e che, grazie a un gioco di luci e riflessi, dona ai viaggiatori la sensazione di essere immersi nell’acqua. Anche le opere di **William Kentridge**, presenti lungo i corridoi, raccontano storie della città attraverso disegni e immagini che dialogano con i passeggeri, creando una narrazione visiva che si evolve ad ogni passo.
La stazione Toledo non è solo un luogo di transito, ma un’esperienza sensoriale che fonde architettura, arte e storia. Attraverso l’utilizzo di materiali locali come la pietra lavica e il basalto, i progettisti hanno voluto rendere omaggio alla terra vulcanica su cui sorge Napoli, integrando la città con il paesaggio naturale che la circonda.
Chiaia: un nuovo capolavoro
La stazione Chiaia si preannuncia come una delle stazioni più innovative e ambiziose del progetto della metropolitana di Napoli. Situata nel cuore del quartiere Chiaia, una delle zone più eleganti e vibranti della città, questa stazione si inserisce in un contesto urbano ricco di storia e fascino, riuscendo però a distinguersi per il suo carattere fortemente contemporaneo.
Chiaia è stata immaginata dall’architetto Umberto Siola come una promenade architecturale che in una passeggiata verticale raccorda i diversi livelli. Un percorso a tutt’altezza lungo una spirale diventa il punto d’incontro tra la rampa bianca del Guggenheim di New York progettato da Frank Lloyd Wright e le più antiche terme di Mercurio a Baia, dalle quali l’architetto ha tratto ispirazione per il lucernario, dall’esterno una “lanterna urbana”, come la definiscono i progettisti, pronta a proiettare al suo interno i giochi di luce.
L’idea di base della stazione Chiaia è quella di creare un’opera che non solo faciliti il trasporto, ma che dialoghi attivamente con il quartiere circostante, valorizzando il contesto architettonico e storico. Il progetto prevede l’uso di materiali sostenibili e tecnologie avanzate per garantire un basso impatto ambientale, con particolare attenzione all’efficienza energetica e all’illuminazione naturale.
Uno degli aspetti più interessanti della stazione è il suo rapporto con il sottosuolo storico di Napoli. Durante i lavori di scavo, sono emersi importanti reperti archeologici, tra cui resti di antiche abitazioni romane. Questi reperti verranno integrati nella stazione stessa, trasformandola in un vero e proprio museo sotterraneo, dove l’antichità e la modernità
Ad esaltare il viaggio nelle viscere della città è l’l’arte di Per Greenaway che per la stazione napoletana ha immaginato una successione di opere che associano ad ogni livello una divinità mitologica e un colore ispirato ai dipinti murali di Pompei ed Ercolano. Ad accogliere i viaggiatori è una grande statua di Giove, in metallo, dipinta di azzurro con ventiquattro braccia protese verso il cielo. Si scende quindi lungo una scenografica scala bianca dall’andamento elicoidale che sul parapetto esterno della rampa, porta ripetuta più volte la scritta “Est in aqua dulci non invidiosa voluptas”: è un verso di Ovidio che evoca il regno di Nettuno.
La luce naturale che arriva dalla grande cupola-lucerna sovrastante accompagna la discesa al livello inferiore concepito come una galleria espositiva dove campeggiano le riproduzioni di statue classiche della Collezione Farnese esposta al MANN, il Museo archeologico nazionale. La forma della scala diventa quadrata, il colore vira verso il verde per dare forma al regno di Cerere, dea della Agricoltura. Si procede verso un’area ottogonale di colore ocra dove Greenaway rappresenta Proserpina attraverso sei melograni. Si giunge infine alla banchina, nelle tonalità del rosso, il regno di Ade, con trecento occhi dipinti che scrutano i viaggiatori.