Quattromila anni di storia si insinuano, come aliti di vento, nell’intricato labirinto di strade. Affacciandosi dalle imponenti mura, la lunga distesa di campi coltivati, colline e valli si scontra con l’azzurro del Mediterraneo in cui, nelle giornate limpide, si intravedono le minori Gozo e Comino. Abitata prima dai Fenici, che la chiamarono Maleth, fu poi conquistata dai Romani che la resero la capitale dell’isola di Malta con il nome di Melita. Furono poi gli Arabi a darle l’attuale toponimo: Mdina,che significa “città fortificata”.
Con l’arrivo dei Cavalieri di San Giovanni, nel 1530, la capitale fu spostata a Birgu (Vittoriosa) e successivamente a La Valletta. Mdina perse così la sua importanza politica, ma mantenne il suo carattere aristocratico e tranquillo, guadagnandosi il soprannome di “Città Silenziosa”. Un appellativo tuttora appropriato, considerato che conta pochissimi abitanti (circa 300) e che la circolazione delle auto è limitata ai soli residenti e ai veicoli autorizzati. Questo ha fatto sì che il suo aspetto medievale si conservasse quasi integralmente al punto che la città è stata scelta come set per diverse produzioni cinematografiche e televisive tra cui “Game of Thrones” in cui Mdina rappresenta Approdo del Re, la capitale dei Sette Regni del continente di Westeros.
“I Romani la resero la capitale dell’isola di Malta con il nome di Melita. Furono poi gli Arabi a darle l’attuale toponimo,che significa ‘città fortificata’“
Non solo fantascienza. Tra i vicoli lambiti dal caldo sole primaverile sono nate anche diverse leggende, tra cui quella alla base della fervida fede cattolica maltese. Si narra che nel 60 d.C., durante un viaggio verso Roma, la nave su cui viaggiava san Paolo naufragò sulle coste di Malta. Il santo rimase sull’isola per tre mesi, durante i quali si dice abbia vissuto in una grotta a Rabat, appena fuori le mura di Mdina. In origine, Mdina e la vicina Rabat formavano infatti un’unica città. Furono gli Arabi, durante il loro dominio, a separarle, costruendo le mura che ancora oggi ne delimitano il confine.

Diario di bordo
Attraversata la barocca Porta di Mdina, simbolo della città, sembra quasi di essere in un film. Il Medieval Mdina Festival, in questi giorni di maggio, ci fa sognare a occhi aperti tra sbandieratori, giullari, falconieri e spettacoli di magia. In quest’atmosfera, sospesa tra passato e presente, ci incamminiamo verso la Cattedrale di San Paolo. Costruita tra il 1696 e il 1702, dopo che un terremoto distrusse la precedente struttura medievale, pullula di affreschi e sculture. Ma rimaniamo con i piedi per terra … il pavimento della cattedrale è un vero e proprio capolavoro! Su lastre di marmo intarsiate sono magistralmente raffigurati stemmi di famiglie nobili maltesi e scene bibliche.
“Il soprannome di Mdina è ‘Città Silenziosa’: conta solo 300 abitanti ed è molto tranquilla grazie alla circolazione delle auto limitata ai soli residenti“
Raggiungiamo poi Palazzo Falson, antica dimora nobiliare che offre uno spaccato della vita aristocratica a Mdina e l’elegante Palazzo Vilhena che ospita il Museo Nazionale di Storia Naturale e Mdina Dungeons, le Segrete, adatte ai più temerari. Effetti speciali come luci e suoni contribuiscono, infatti, a creare un contesto suggestivo e inquietante al tempo stesso. Strumenti di tortura si alternano a una serie di scene, legate alla giustizia e alla vita quotidiana, ricostruite con figure a grandezza naturale. Diversi i temi trattati tra cui l’Inquisizione, la peste, le condizioni di detenzione durante le diverse epoche storiche, la magia e le credenze popolari.
È giunta l’ora di rilassarsi sgranocchiando i Pastizzi, tipici fagottini di pasta sfoglia ripieni di ricotta, seduti su una panchina nei Giardini Howard, oasi di verde appena fuori le mura di Mdina. Ultima tappa: Rabat. Bastano appena 10 minuti di cammino per raggiungere la città dove, tra le stradine tortuose, si possono ancora osservare gli artigiani mentre realizzano opere in vetro, la chiesa costruita sopra la grotta di San Paolo e i mosaici, perfettamente conservati, della Domus Romana.
Valeria De Simone