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Anticipo TFR per la prima casa: regole e requisiti per richiederlo

  • 19 Novembre 2025

L’anticipo del TFR destinato all’acquisto della prima casa è uno strumento che permette ai lavoratori dipendenti di trasformare parte della propria liquidazione in una risorsa immediata, utile per sostenere una delle spese più importanti della vita: diventare proprietari di un’abitazione. Si tratta di una possibilità prevista dalla normativa italiana, ma soggetta a condizioni precise e requisiti ben definiti, che è fondamentale conoscere prima di presentare la richiesta.

Cos’è il TFR e quando si può richiedere l’anticipo

Il TFR, o Trattamento di Fine Rapporto, è la somma che il datore di lavoro accantona annualmente per ciascun dipendente e che viene liquidata al termine del rapporto di lavoro. In alcuni casi, però, la legge consente di ottenerne una parte in anticipo, e tra le motivazioni riconosciute rientra proprio l’acquisto della prima casa per sé o per un figlio. L’obiettivo è favorire l’accesso alla proprietà, offrendo una forma di autofinanziamento senza ricorrere esclusivamente al credito bancario.

La possibilità di richiedere l’anticipo non è automatica e può essere esercitata solo al ricorrere di determinate condizioni. Secondo l’articolo 2120 del Codice Civile, il lavoratore deve aver maturato almeno otto anni di servizio presso lo stesso datore di lavoro e può richiedere l’anticipo una sola volta nell’intero rapporto con l’azienda. Inoltre, l’importo erogabile non può superare il 70% del TFR complessivamente accantonato fino al momento della domanda.

L’anticipo non è un diritto automatico

Nonostante si tratti di una facoltà riconosciuta al dipendente, l’anticipo non costituisce un diritto assoluto: il datore di lavoro può accogliere la richiesta tenendo conto dei limiti stabiliti dalla normativa e della situazione organizzativa e finanziaria dell’azienda.

Per accedere all’anticipo è indispensabile dimostrare che l’immobile acquistato sarà destinato ad abitazione principale. Il richiedente, o nel caso previsto il figlio, deve risultare proprietario o comproprietario della casa. È inoltre necessario presentare una documentazione completa che attesti l’operazione in corso, come il compromesso o l’atto notarile di acquisto; nel caso di costruzione o interventi di ristrutturazione devono essere forniti i documenti che dimostrano l’avvio dei lavori.

Quali documenti servono per la richiesta

Se l’investimento riguarda la prima casa del figlio, è necessario dimostrare la finalità familiare dell’operazione. Anche dal punto di vista organizzativo, l’azienda è tenuta a rispettare criteri numerici nella concessione degli anticipi: ogni anno non può accogliere richieste superiori al 10% dei lavoratori che possiedono i requisiti e comunque non oltre il 4% del totale dei dipendenti.

Questo significa che, pur avendo diritto a presentare domanda, il lavoratore potrebbe non ottenere immediatamente l’erogazione, in caso di superamento delle soglie annuali previste. Per richiedere l’anticipo, il dipendente deve inviare una comunicazione formale al datore di lavoro indicando chiaramente la motivazione e allegando i documenti necessari.

La verifica da parte del datore di lavoro

Generalmente vengono richiesti una copia del documento di identità, un’autocertificazione che confermi la destinazione dell’immobile a prima casa, gli atti relativi all’acquisto o ai lavori edilizi e, se si tratta dell’abitazione di un figlio, la documentazione relativa al nucleo familiare. Una volta effettuate le verifiche, l’azienda procede all’erogazione nei tempi stabiliti.

Un aspetto che merita attenzione riguarda la tassazione. L’anticipo del TFR è soggetto a imposizione separata, calcolata sulla media delle aliquote IRPEF degli anni passati. Pur risultando generalmente più vantaggiosa rispetto a quella ordinaria, questa tassazione incide comunque sull’importo percepito e può rendere opportuno un calcolo preventivo, magari con il supporto di un consulente o di un CAF.