A 40 chilometri da Bangkok, nascosto tra la vegetazione tropicale del distretto di Nakhon Pathom, si erge un edificio che sembra uscito da un sogno mitologico: il Wat Samphran, noto anche come “Tempio del Drago”. Un cilindro rosa alto 17 piani, avvolto da un gigantesco drago scolpito, che si arrampica con forza e grazia fino alla sommità.
Più che un edificio, Wat Samphran è una visione simbolica trasformata in architettura. Una struttura che sfida le convenzioni del tempio buddhista tradizionale e si impone come una potente allegoria costruita: la lotta tra il sacro e il profano, la scalata spirituale dell’anima, il ciclo eterno della rinascita.
Una visione collettiva
A differenza di molte opere celebri dell’architettura contemporanea, il Wat Samphran non porta la firma di un architetto noto, ma è il frutto di una visione collettiva guidata dal monaco Phra Khru Baiboon, che iniziò la costruzione del tempio negli anni ’80. Il progetto nacque da una profonda meditazione spirituale, durante la quale il fondatore avrebbe ricevuto la “visione” dell’edificio nella sua forma definitiva.
Il tempio è stato realizzato con il contributo di fedeli, artigiani e volontari, seguendo una logica che mescola la devozione religiosa con l’intuizione costruttiva. Non esistono veri e propri disegni architettonici conservati dell’opera: ogni elemento è stato modellato sul posto, come in un organismo in crescita.
Tra leggenda e mistero
Wat Samphran è relativamente recente, ma già avvolto da un’aura leggendaria. Costruito negli anni ’80, è rimasto per decenni fuori dai circuiti turistici più battuti, quasi dimenticato, come se fosse un segreto custodito nella giungla. Solo recentemente è stato riscoperto grazie ai social media, che ne hanno esaltato la potenza visiva.

L’edificio è carico di simbolismi religiosi e mitologici. Il drago che lo avvolge rappresenta la forza che protegge la saggezza, ma anche il percorso tortuoso dell’illuminazione: un viaggio ascensionale verso la consapevolezza. Chi visita il tempio può letteralmente camminare all’interno del corpo del drago, salendo a piedi fino al diciassettesimo piano.
La verticalità come idea architettonica
A livello progettuale, Wat Samphran rompe con la composizione orizzontale tipica dei complessi templari thailandesi. Qui tutto è verticale: un cilindro di cemento armato che si eleva per circa 80 metri, progettato come una montagna artificiale da scalare spiritualmente.
La forma cilindrica simboleggia la completezza, l’unità e l’eternità. Il drago, scolpito in cemento decorato a mano, è una scultura architettonica che funge da corridoio ascendente. Gli interni sono semplici, in parte non rifiniti, ma ospitano spazi meditativi, cappelle, e piccoli altari. Il tetto, accessibile, è coronato da una zampa del drago e offre una vista panoramica sulla foresta e sui templi circostanti.
L’intero edificio è realizzato in cemento armato, con finiture in intonaco colorato e inserti decorativi in ceramica, vetro e metallo. Gli artigiani locali hanno lavorato direttamente sul posto, modellando il corpo del drago con una tecnica mista tra scultura e edilizia.
Il colore rosa dell’edificio non è casuale: rappresenta l’amore universale e la compassione buddhista. Il verde e il rosso del drago aggiungono energia visiva e simbolica, in riferimento agli elementi naturali e agli spiriti protettori della tradizione orientale.

Rifugio e esperienza spirituale
Wat Samphran è prima di tutto un luogo di culto, ma è anche un’architettura esperienziale. Ogni passo al suo interno è parte di un percorso iniziatico: si sale attraverso la spirale del drago per simboleggiare il distacco dal mondo materiale e la conquista della saggezza.
Oltre agli spazi rituali, il tempio ospita aree per ritiri spirituali, meditazione e pratiche comunitarie. Attorno alla struttura principale si sviluppano altri padiglioni tematici, giardini con statue di animali mitologici e laghetti simbolici. Il sito è oggi anche un’attrazione culturale, aperta a viaggiatori in cerca di una connessione tra arte, mito e spiritualità.