
Maniaco del controllo, a volte un po’ polemico ma sempre alla ricerca di soluzioni e strategie per migliorare. Nicola Achille ama le sfide e non si tira mai indietro: non a caso ha accettato senza esitare di fare il “grande salto” dalla sua città natale, Bari, a Milano dove è diventato “grande” aprendo il suo primo ufficio nella city. Iconacasa per lui ha rappresentato una vera e propria seconda famiglia che lo ha aiutato a crescere e diventare un vero imprenditore. Adesso tra una riunione in ufficio e una partita a calcetto sogna di aprire un altro ufficio.
Chi eri prima di entrare nel mondo immobiliare? Come hai conosciuto Iconacasa e come sei entrato in azienda?
“Il mio percorso scolastico è iniziato con un diploma in Grafica pubblicitaria, poi ho proseguito gli studi frequentando il primo anno di università in Marketing. Tuttavia, a 20 anni ho sentito il bisogno di rendermi indipendente economicamente e così ho iniziato a cercare lavoro inviando la mia candidatura anche a un’agenzia immobiliare che però mi ha subito scartato. Poco dopo, ho scoperto che di fronte a quella stessa agenzia che non aveva puntato su di me stava aprendo il nuovo ufficio Iconacasa: ho colto al volo l’opportunità, mi sono presentato, e da lì è iniziata la mia avventura!”.
Da Bari a Milano: raccontaci come è avvenuto il “grande salto” nella city.
“Il trasferimento a Milano è stato un passaggio quasi naturale. A Bari sentivo che il mercato immobiliare non mi offriva gli stimoli di cui avevo bisogno per crescere professionalmente. Milano, invece, rappresentava per me il trampolino di lancio perfetto: una città dinamica, in continua evoluzione e con opportunità enormi. Ho deciso di fare questo salto inizialmente con leggerezza, quasi per gioco, ma presto si è trasformato in una scelta di vita concreta e determinante per la mia carriera”.
“Milano è una realtà dove tutto si muove molto rapidamente e dove la concorrenza non ti lascia il tempo di respirare. Bisogna essere sempre sul pezzo, aggiornarsi e sapersi distinguere”
Quali difficoltà hai incontrato? Sappiamo che sei molto legato alla tua famiglia.
“Lasciare la propria famiglia, le proprie abitudini e gli amici di sempre non è mai facile, per nessuno. I primi tempi sono stati complicati: mi sono trasferito in una Milano post-Covid, con poche occasioni di socializzare e un ritmo di vita che ruotava esclusivamente attorno al lavoro. I sacrifici sono stati tanti, ma sapevo che ne sarebbe valsa la pena”.
E dal punto di vista professionale, come ti ha supportato Iconacasa?
“Iconacasa è stata per me una seconda famiglia. In particolare, Giancarlo Quassia (uno dei cofondatori, ndr) è stato una presenza costante nella vita professionale, disponibile e pronto ad aiutarmi in ogni momento. Inoltre, ho ricevuto moltissimo supporto da colleghi e amici all’interno dell’azienda, che mi hanno dato la carica e il coraggio necessari per affrontare questa nuova sfida”.
Bari e Milano sono due realtà diametralmente opposte: vuoi descriverci le differenze dal punto di vista di un giovane ragazzo che diventa imprenditore?
“Bari è una città più raccolta, con un mercato meno frenetico e dinamico rispetto a quello milanese. Milano, al contrario, è una realtà veloce, dove tutto si muove molto rapidamente e dove la concorrenza è altissima e non ti lascia il tempo di respirare. Qui bisogna essere sempre sul pezzo, aggiornarsi continuamente e sapersi distinguere per emergere. Milano mi ha spinto a dare il massimo e a crescere molto più velocemente”.

Sappiamo che c’è una persona che è stata particolarmente importante per il tuo percorso professionale
“Ci sono tante persone che hanno contribuito alla mia crescita professionale, ma se devo citarne una in particolare, direi il Direttore Marketing, Leonardo Lo Cascio. Il nostro rapporto è storico: se pensi a lui, vedi me al suo fianco. Mi ha sempre supportato, già quando lavoravo a Bari ma soprattutto durante il trasferimento a Milano. Ha accettato tutte le mie idee e mi ha sempre dato i consigli giusti per non sbagliare, stando costantemente dalla mia parte”.
Dicono che hai la capacità di scoprire le storie delle persone dal primo sguardo. Come fai?
“Non c’è un vero e proprio segreto: basta saper osservare e, soprattutto, ascoltare. Ogni persona comunica qualcosa attraverso il linguaggio del corpo, le espressioni, il modo di parlare. Essere attenti a questi dettagli è fondamentale per capire le reali esigenze di chi hai davanti. Ovviamente, qualche trucco del mestiere ce l’ho, ma quello lo tengo per me!”
“Il segreto per trasmettere il metodo al team è dare sempre l’esempio: se sei il primo a rispettare il metodo, gli altri ti seguiranno senza esitazione”
Quanto è importante il metodo all’interno dell’ufficio e qual è il segreto per trasmetterlo al team?
“Il metodo è tutto: rappresenta le fondamenta del nostro lavoro. Ognuno poi lo personalizza in base alla propria personalità, ma la base deve essere solida. Il segreto per trasmetterlo al team è dare sempre il buon esempio: se sei il primo a rispettare il metodo, gli altri ti seguiranno senza esitazione”.
Raccontaci qual è il momento che preferisci all’interno dell’ufficio e quale, invece, quello che odi di più.
“Amo i momenti di grande fermento, quando l’ufficio è pieno di clienti, il telefono squilla di continuo e non c’è nemmeno il tempo di prendere un caffè. Sono i momenti in cui si crea energia, entusiasmo e soddisfazione. Al contrario, odio quando l’ufficio è troppo silenzioso e manca quella carica. Fortunatamente, i momenti di successo si condividono sempre con un bel brindisi con il team”.
Adesso togliamoci la giacca: chi sei fuori dall’ufficio? Quali sono le tue passioni? Sappiamo che c’è sicuramente il calcio!
“Fuori dall’ufficio sono una persona molto easy. Amo il calcio e partecipo sempre volentieri a tornei e partite con gli amici. Mi piace viaggiare ogni volta che ne ho l’occasione e condividere il mio tempo libero con la mia fidanzata Vanessa. Una delle nostre passioni è andare allo stadio a tifare la nostra Inter”.