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Castagneto e Bolgheri: camminando nelle poesie di Carducci

  • 11 Giugno 2024

“Pace dicono al cuor le tue colline, con le nebbie sfumanti e il verde piano ridente ne le pioggie mattutine”. Il cuore sobbalza nel petto alla vista di quel paesaggio dolce, ma allo stesso tempo forte e orgoglioso come il suo carattere e libero come la sua poesia. Descrive così Giosuè Carducci, “con gli occhi incerti tra ’l sorriso e il pianto”, in Traversando la maremma toscana, sonetto composto durante in viaggio in treno, “quel tratto che va da Cecina a san Vincenzo, cerchio” della sua “fanciullezza”.

Siamo a una manciata di minuti di auto dalla Costa degli Etruschi, suggestivo tratto di mare compreso tra Livorno e Piombino, dove si è svolta, nelle scorse settimane, l’Iconvention 2024.

Precisamente nel borgo di Castagneto Carducci, così chiamato, dal 1907, in onore del poeta toscano poi trasferitosi a Bologna, e nella frazione di Bolgheri, raggiungibile attraverso il famoso Viale dei Cipressi immortalato da Carducci in Davanti San Guido (I cipressi che a Bólgheri alti e schietti Van da San Guido in duplice filar, quasi in corsa giganti giovinetti mi balzarono incontro e mi guardar”).

È proprio a partire dal settecentesco Oratorio di San Guido, all’inizio della via Aurelia, che una fila di fittissimi cipressi secolari (circa 2400) taglia in due la campagna maremmana per 5 chilometri. Lì, per commemorare il poeta, primo italiano vincitore del Premio Nobel per la letteratura, Giuseppe Della Gherardesca (membro dell’antica famiglia di origine longobarda che ha avuto un importante ruolo nella storia della Toscana) fece innalzare, nel 1908, un piccolo obelisco.

Da non perdere

Alla fine del percorso, asfaltato nel 1954 e divenuto monumento nazionale sotto la tutela del Ministero dei Beni Culturali, si erge maestoso il castello la cui costruzione risale probabilmente all’anno 1000. Attualmente abitazione privata, è accessibile solo una volta l’anno, il 16 luglio, in occasione della festa patronale. Da non perdere, inoltre, la chiesetta dei santi Giacomo e Cristoforo, dotata di un’originale facciata a capanna, risalente al Medioevo.

Camminando nel centro di Bolgheri troviamo, ancora, la statua di Nonna Lucia (“Giù de cipressi per la verde via, alta, solenne, vestita di nero, parvemi riveder nonna Lucia” ricorda ancora il poeta in Davanti San Guido) a cui il Carducci era molto legato.

“E sotto il maestrale, urla e biancheggia il mar”… Spostandosi a Castagneto Carducci, si può ammirare il Tirreno da tanti punti panoramici sparsi per la città, fatta di botteghe di artisti e di artigiani e di viuzze tappezzate da pannelli informativi su alcune opere di Carducci, aneddoti e storie di vita vissuta durante la sua permanenza nel borgo.

Per approfondire la figura del poeta, consigliati il Museo Archivio Carducciano e Casa Carducci dove sono conservati libri, riviste, materiale iconografico, fotografie e bozze delle poesie legate al territorio.

Non solo poesia. Ma anche tanto buon cibo. A troneggiare sulle tavole di questi territori, nonostante la vicinanza al mare, i sapori forti delle carne di cinghiale e del pecorino stagionato. Tra i piatti da assaggiare i Tagliolini al Ragù di Cinghiale.

Dopo pranzo, rimane il tempo per una passeggiata a Marina di Castagneto, una delle località più conosciute e frequentate della Costa degli Etruschi, che sorge a ridosso di una rigogliosa pineta. Famoso è il suo Cavallino Matto, uno dei più grandi parchi giochi della Toscana.

Curiosità

Si trova a Castagneto Carducci l’antica Fabbrica di Liquori Emilio Borsi. Si racconta che Carducci fosse legato da un rapporto di amicizia con quest’ultimo (il poeta battezzò il nipote a cui fu dato proprio il nome di Giosuè) e apprezzasse moltissimo i suoi liquori, in particolar modo la China Calisaja. Usata in passato per proteggersi dalla malaria è ancora oggi prodotta manualmente con l’utilizzo di ingredienti naturali.

Nascono, inoltre, nella zona di Bolgheri alcuni dei migliori vini toscani rinomati in tutto il mondo. Tra i più famosi Sassicaia, Bolgheri Superiore, Bolgheri Rosso, Bolgheri Bianco, Ornellaia e Vermentino.

Si pensa che nel Castello di Donoratico di Castagneto, di cui oggi rimangono solo le rovine della cinta muraria esterna e della torre, vivesse il Conte Ugolino, noto per la tragica vicenda narrata da Dante nel Canto XXXIII dell’Inferno. A dare credito all’ipotesi è lo stesso Carducci che nella sua poesia Avanti! Avanti! scrive: “La fiera Torre di Donoratico a la cui porta nera Conte Ugolin bussò con lo scudo e con l’aquile a la Meloria infrante, il grand’elmo togliendosi da la fronte che Dante ne l’inferno ammirò”.

Valeria De Simone