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Il ciclo della vita

  • 4 Novembre 2024

Oh my firend,

l’autunno è nel suo pieno e l’inverno sta arrivando. Ecco la voglia di prenderci la nostra pausa al caldo riparo che il nostro salotto offre. Siamo tornati alle poltrone comode e avvolgenti che, una volta chiusi gli occhi e scaricate le inevitabili e ineluttabili tensioni quotidiane che ci tengono legati a questa routine, si trasformano in fantastiche mongolfiere che attraversano il cielo, si immergono in quei batuffoli di zucchero filato che sono le nuvole e si lasciano trasportare dal soffio dei venti. Ma quant’è mistico e pregno di significati il cielo?

Non ho mai dato la giusta importanza al detto popolare “siamo tutti sotto lo stesso cielo”, indiscussa e cristallina verità. Democratico e paritetico, unisce ogni persona, ogni essere vivente e ad ognuno permette di scegliere come vivere la propria vita. C’è chi sceglie di mettere le radici e poter ammirare l’alternarsi del giorno e della notte; c’è chi radici non ne ha e può vivere nei cieli e rincorrere la rotazione terrestre per restare sempre nella luce del giorno o viceversa vivere costantemente illuminato dalla luna e dalle stelle. Ti prego my friend, non riportarmi alla realtà dicendomi che non si può vivere costantemente in volo, ricordati sempre che in questa nostra parentesi tutto è possibile… anche prendere un caffè a bordo di una mongolfiera e condividerne il profumo forte ed il gusto intenso con chi vive comodamente seduto su una poltrona di zucchero filato.

È arrivato il momento del nostro rituale: sorseggia l’elisir di caffeina, inforca le cuffie, chiudi gli occhi, rilassati e lasciati avvolgere dalla morbidezza della poltrona, lascia cadere sul pavimento tutti quei nodi scorsoi che limitano la tua libertà smorzando fantasia e felicità. Play! La voce di Renato si fa largo tra i nostri pensieri ed un sorriso fa capolino sui nostri volti. No, my friend, non sto barando! Anche se ho gli occhi più che serrati, il tuo sorriso lo percepisco bene, non lo vedo ma lo sento…e tu senti il mio.

Ho scelto “la logica del tempo” non solo perché capolavori come questo sono stati partoriti da menti brillanti ma allo stesso tempo tormentate, menti figlie di scelte coraggiose, figlie di ribellioni contro i nodi scorsoi che la civiltà “normale” impone e che ti mette al collo sin da piccin*. E non essere superficiale e frettoloso nelle conclusioni, my dear friend! Non parlo di Renato Zero che sì si è ribellato ai nodi scorsoi ma di Domenico Fiacchini, uomo d’altri tempi, poliziotto d’altri tempi e padre all’avanguardia di Renato.

All’avanguardia non perché ha accettato suo figlio, perché un figlio non va accettato, ma ha incoraggiato il figlio ad essere la migliore versione di sé stesso, l’ha protetto e gli ha tolto quei nodi scorsoi. E se oggi abbiamo la fortuna di sentire la voce e i pensieri di chi ha scritto pagine e pagine della storia della musica italiana lo dobbiamo a persone come Domenico. Ed io, nel mio piccolo (lo so che suona strano questo aggettivo qualificativo affiancato alla mia persona), vorrei essere un papà e una persona come lui: proteggere ed incoraggiare tanto le mie figlie quanto le persone intorno a me.

La smetti di mettermi fretta? Ci stavo arrivando, con i miei tempi e i miei voli pindarici, alla scelta della canzone! Era necessario ricostruire il contesto. La logica del tempo smonta, come spesso cerchiamo di fare noi due nelle nostre chiacchierate, quella maledetta convinzione intrisa di rassegnazione e mediocrità che il meglio sia già stato scritto e che ogni storia è solamente un’opera della casualità. Poi continua: dicono che il bene qui non ha mai vinto, che il cinismo è figlio di un sogno che si è spento ed ogni desiderio con il tempo si rassegna alla realtà.

Renato ci invita ad avere fiducia nel tempo perché il tempo, come il più classico dei boomerang, ci riporterà quel sasso che abbiamo lanciato lontano, che possa essere un interrogativo, una richiesta o l’amore.

“Anche se non ne cogli il senso
Un giorno il senso arriverà
Ed è una regola del mondo
Chi amore ha dato amore avrà”

Questa canzone, che deve essere il faro di chi alle volte si smarrisce e si abbandona alla forza stringente e soffocante dei nodi scorsoi, è la risposta definitiva alla solita domanda che mi poni, my friend: perché? Anche se hai smesso di dirlo, sento che lo pensi e se tutte le nostre chiacchierate, passeggiate, ascolti attenti e caffè bollenti non sono bastati a farti comprendere perché non ci stancheremo mai di esortare le persone ad evolversi e sprigionare il proprio potenziale, ci pensa Renato Zero a fissare nelle nostre menti che le persone sono come i campi incolti: c’è terreno fertile sotto la coltre di inconsapevole pigrizia, la terra arida che va smossa. E ogni volta che smuovi la terra arida lasci un solco nelle persone, un segno indelebile in questo tempo senza tempo che noi chiamiamo eternità.

La canzone è finita, apri gli occhi ma non smettere di sorridere perché c’è tanta terra da smuovere ancora ed il sorriso è motore del contagio di consapevolezza. Ci sono le Business Academy che ci aspettano, occasioni uniche di confronto e contaminazione imprenditoriale.

Continueremo a guardare le persone, cambiando prospettiva e cambiando noi stessi per essere sempre pronti a solcare i terreni altrui e incoraggiando gli altri ad essere a loro volta leva all’evoluzione delle persone.

A prestissimo my friend.

Leonardo Lo Cascio