Oh my friend,
com’è stata la ripartenza dopo il pit stop estivo? Impegnativo è il giusto aggettivo!
Però nel tourbillon settembrino ci siamo goduti la parentesi di pace che il Mediterraneo ci ha donato con i tramonti e le albe a bordo della Costa Fortuna che ci ha accompagnato nella seconda edizione di uno degli eventi che più mi sta a cuore: il Giuramento. Abbiamo visitato assieme le bellissime città di Marsiglia e Barcellona e celebrato le nuove promesse: talentuosi imprenditori che hanno deciso di abbracciare il progetto Iconacasa sposandone valori e visione. Personalmente è stata un’emozione unica condurre la serata e poter condividere la gioia di tutti i partecipanti, l’orgoglio di chi ha visto sbocciare quelli che erano i propri collaboratori, l’entusiasmo di chi sta promettendo a se stesso di evolversi nella propria migliore versione. Ho ascoltato attentamente chi ha parlato condividendo concetti pregni di significato e motivazione, ho abbracciato amici e fratelli prima che colleghi. Un’esperienza unica che mi ha arricchito. E so che ti sei emozionat* anche tu, non negarlo! Era nell’aria che si respirava, era nei colori del mare e del cielo, era nelle parole e nei sorrisi di tutti. FANTASTICO!
In quei pochi giorni, nel silenzio del ponte deserto e nella pace che l’altomare ti trasferisce è entrata nella mia testa la canzone che stiamo per ascoltare insieme. È arrivato il nostro momento solenne e come ogni momento solenne che si rispetti c’è il rituale da seguire: inforca pure le cuffie e molla gli ormeggi, si parte.
Hai indossato scarpe comode come ti avevo chiesto? Bene, oggi dobbiamo camminare un po’.
Dinanzi a noi il sentiero che si addentra nel bosco, non spaventarti eh! Il destino ha voluto che la giornata di oggi fosse soleggiata, insolito per il periodo autunnale, le foglie scricchiolano sotto i nostri passi e non ti deve spaventare se la strada ti sembra sempre più tortuosa e stretta, arriveremo presto ad una radura dove poterci godere al meglio il nostro momento introspettivo.
La senti la voce di Noel Gallagher che canta la sua prima canzone da solista? La musicalità avvolgente e coinvolgente, tipica degli Oasis, pompa nelle nostre orecchie Don’t Look Back in Anger, capolavoro della musica e pietra miliare nel percorso di vita di chi ha promesso a sé stesso di evolversi costantemente fino alla propria migliore versione.
Sarà stato il destino o la pace, con tanto di tour, tra i fratelli Gallagher a rispolverare il ricordo di una canzone che ha ormai trent’anni suonati. Da inguaribile romantico preferisco però pensare che l’inconscio abbia riportato a galla un masterpiece delle mie playlist giovanili. E, sai, l’inconscio è quel filibustiere che, con un timing da paura, incrocia significati impliciti ed espliciti, metafore e figure allegoriche e ti serve su di un piatto d’argento le giuste risposte alle domande che ti stai ponendo.
Ad un orecchio distratto Don’t Look Back in Anger racconta di Noel che consola un caro amico che ha rotto con la sua fidanzata Sally. Ad un orecchio più allenato, invece, arriva l’esortazione dell’autore a guardare avanti e non rimuginare sul passato.
A noi, my friend, che ci siamo allenati un po’ a leggere tra le righe, ha raccontato e continua a raccontare del rapporto mentore – allievo. Se la vogliamo leggere in chiave calcistica parliamo del rapporto allenatore – calciatore.
È qui che il filibustiere (l’inconscio) fa la sua comparsa! È da qualche settimana che mi chiedo, in maniera più insistente, quale debba essere l’approccio che un imprenditore deve avere con i suoi collaboratori. E se mi chiedi il perché me lo stia chiedendo, prontamente ti rispondo: sono all’incirca vent’anni che gestisco persone e sono vent’anni che cerco di migliorare il mio approccio da titolare. Agli inizi della mia carriera avevo difficoltà a creare una squadra e mantenerla, poi tutto è cambiato quando, su indicazione di persone più sagge e lungimiranti di me, ho iniziato a guardare al rapporto con i miei collaboratori non più ad un mero collegamento tra datore di lavoro e lavoratore.
Ho iniziato a costruire relazioni che, a distanza di moooolto tempo, mi mantengono legato a persone che oggi sono anche tanto lontane da me sia in termini geografici che professionali o personali. Quando crei relazioni, i rapporti si evolvono e diventano saldi e solidi come quelli tra fratelli o tra padre e figlio.
Ho imparato a dare attenzione alla persona prima che alla produzione che essa poteva generare. La mercificazione delle relazioni è il cancro delle imprese e per fortuna oggi viviamo in un ecosistema chiamato Iconacasa che nasce e prospera sul principio base del personacentrismo. E non è una marchetta!
Noel Gallagher racconta proprio il rapporto padre – figlio dove il padre indica la strada al giovane e lo invita a liberarsi del fardello che è il passato e proiettarsi nel futuro senza dimenticare di vivere a pieno il presente. Declinato nel mondo del lavoro rappresenta il mentore che forma l’allievo, lo accompagna per mano nel percorso evolutivo liberandosi dei preconcetti e dei pregiudizi e affidandosi a chi la strada la conosce già ed è pronto a condividere i successi.
In chiave calcistica un esempio su tutti di relazioni che prendono il posto del rapporto do ut des è la favola di Sir Alex Ferguson e David Beckham: una simbiosi tanto solida da resistere a qualsiasi campagna acquisti o sessione di calciomercato. Il mentore ha continuato a tifare e sentirsi fiero del suo allievo anche quando non indossavano la stessa maglia e l’allievo ha continuato ad ascoltare il suo mentore guardandolo sempre con estrema ammirazione e gratitudine.
Ovunque tu sia durante il tuo personalissimo viaggio ricordati di portare con te la gratitudine verso i tuoi mentori e la generosità sufficiente per essere, a tua volta, un faro per i tuoi allievi.
Un mondo fondato sulle relazioni può essere sicuramente un mondo migliore.