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Emilia Rom…antica: Innamorarsi a Castell’Arquato

  • 3 Febbraio 2024

Sono lastricate di amore le strade di Castell’Arquato. Piccolo, ma traboccante di aneddoti e intricate vicende storiche, è la meta perfetta per trascorrere il giorno di San Valentino insieme al proprio partner, lontani dalla calca delle blasonate Verona e Venezia. Almeno tre i motivi che rendono questo borgo medievale, situato lungo la Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli Piacentini, altrettanto romantico. Prima di tutto una leggenda in pieno stile Romeo Giulietta che affonda le radici nel XVII secolo.

Protagonisti due giovani innamorati: Laura, la bella figlia del carceriere Gaspare della Vigna e Sergio, accusato di cospirazione contro la crudele signoria del cardinale Francesco Sforza e per questo condannato e rinchiuso nelle segrete della Rocca insieme al suo fedele collaboratore Spadone.

Nel tentativo di fuga, Laura e Sergio vengono processati e decapitati. A tradirli Giacomo, aiutante di della Vigna e da sempre innamorato di sua figlia. Spadone, invece, che nel frattempo era riuscito a fuggire, fa ritorno a Castell’Arquato per vendicare l’amico dopo sette anni dalla sua morte. Ma, dopo aver ucciso il cattivo Giacomo, viene condannato all’ergastolo. Morirà nella prigione della Rocca, dove ancora oggi pare che il suo fantasma si aggiri in compagnia di quelli di Laura e Sergio, uniti per l’eternità.

C’è un’altra storia d’amore travagliata, ma a lieto fine, che aleggia tra i vicoli del borgo dalle case in pietra. È quella di Ladyhawke. Sono state girate qui infatti alcune scene del film con Michelle Pfiffer e Rutger Hauer che nel 1985 ha fatto sognare a occhi aperti milioni di spettatori. Ma non solo. Castell’Arquato è anche il set di Verona (musical del 2022 ispirato proprio alla celebre tragedia di Romeo e Giulietta di Shakespeare) con la regia di Timothy Scott Bogart. 

Svanì per sempre il sogno mio d’amore. L’ora è fuggita e muoio disperato canta, ancora, il pittore Mario Cavaradossi rievocando, in attesa della sua esecuzione, gli incontri notturni con la sua amata Tosca. Parole, rese celebri al mondo da Luciano Pavarotti, che potrebbero essere state pensate, prima ancora di essere messe per iscritto e poi cantate, proprio qui, tra queste stradine, un tempo teatro di lotte tra guelfi e ghibellini. È infatti di Castell’Arquato Luigi Illica, librettista, nonché commediografo, poeta e giornalista, che insieme a Giuseppe Giacosa scrisse i testi delle più famose opere di Giacomo Puccini, dove l’amore e la passione regnano sovrane: la Bohème, la Tosca e Madama Butterfly.

Non finisce qui. A conquistare il vostro cuore non solo storie d’altri tempi ma anche La torta di Vigolo del forno Perazzi che prende il nome dalla frazione di Vigolo Marchese. A base di cioccolato, morbida all’interno e croccante in superficie, è impossibile riprodurla. La ricetta è unica e segreta. Come ogni storia d’amore che si rispetti.

Da non perdere

Da non perdere l’antica Collegiata di Santa Maria Assunta (fu terminata nel 1122) con il suo straordinario interno romanico restaurato agli inizi del’900 e ricoperto da affreschi del ‘400. Tappa obbligata anche la trecentesca Rocca Viscontea (con il suo museo di vita medievale) che domina la Val d’Arda, con le sue morbide colline ricoperte di vigneti di uva bianca e rossa, da cui è possibile ammirare la catena dell’Appennino Tosco-Emiliano

Non resta poi che visitare il Museo geologico con le sue diverse collezioni le quali permettono di ricostruire la storia evolutiva del bacino padano.

Ogni anno, a San Valentino, il comune propone poi una serie di eventi per celebrare l’amore tra cui visite guidate e tour enogastronomici. A giugno, inoltre, per festeggiare l’arrivo dell’estate, torna La Notte Romantica durante la quelle le coppie sono solite “lanciare” le loro promesse d’amore su delle lanterne volanti. Per gli appassionati di lirica, consigliati, ancora, il museo Luigi Illica e, nel mese di luglio, il Festival dedicato al librettista di Puccini.

Curiosità

L’archivio della Collegiata era un tempo ricchissimo di pergamene e codici sulla storia e sulle vicende del borgo. Pare che un canonico archivista li trafugò per venderle a un libraio di Piacenza il quale se ne servì per rilegare dei libri.

Otto milioni di anni fa il borgo era occupato dal mare, per questo a Castell’Arquato sono ritrovati molti reperti fossili quali conchiglie. Alcune sono addirittura incastonati nella pietra della facciata della Collegiata.

Il nome del borgo deriverebbe da Caio Torquato, patrizio romano che qui fondò il primo castrum. Secondo una altra ipotesi, più accreditata, il nome di Castell’Arquato sarebbe legato al termine castrum quadratum, che nei documenti tardomedievali indicava la pianta a forma quadrangolare del castrum.

In passato, l’acqua della fonte del Rio Orzo, situata ai limiti del centro abitato, veniva utilizzata per scopi curativi considerato l’alto contenuto di magnesio.

Valeria De Simone