Arrivato a destinazione dopo circa due ore, il treno partito dalla stazione Maria Zambrano di Malaga sembra planare sul Puente Nuevo che, come un lungo di braccio di pietra, ricongiunge le due metà del borgo. Al di sotto, la profonda gola de El Tajo.
A oltre 100 metri di altezza, è quasi impossibile scorgere, tra le rocce, il torrente Guadalevin. Il respiro si fa corto di fronte a questa immensità che anche il grandangolo fa fatica a catturare. Bienvenidos a Ronda, tra le più antiche città dell’Andalusia e di Spagna, fondata dai celti, e poi conquistata dai fenici, dai greci, dai romani e dagli arabi.
Capitale indiscussa della corrida, dove gustare il Rabo de toro a la rondeña,stufato di coda di bue accompagnato da una salsa a base di vino (da queste parti è molto pregiato. Da non perdere la degustazione al convento Descalzos Viejos, dove la vendemmia si fa rigorosamente a mano),è sospesa tra lussureggianti valli ricoperte di ulivi e agrifogli. Proprio per la sua natura impetuosa e dirompente, è stata un tempo tappa privilegiata dei Viajeros romanticos, intellettuali appartenenti al movimento del Romanticismo, provenienti per lo più da Francia, Germania e Inghilterra. A loro è dedicato un incantevole Mirador (Belvedere) in cui il rumore del vento si mescola alla delicata, ma allo stesso tempo intensa, melodia dell’arpa. A suonarla una giovane artista del luogo che allieta i turisti in cerca di ristoro.
«Memoria storica, leggende popolari, monumenti rari, usanze diverse, effetti sublimi di una natura grandiosa, strade difficili da percorrere e sconosciute, Ronda possiede tutto quanto può attrarre la curiosità del viaggiatore temerario». Questa frase, dello scrittore francese Antoine de Latour (1848), insieme a quelle di tanti altri viaggiatori romantici, è impressa su variopinte mattonelle di ceramica nel centro della città.
Ronda è la capitale della Corrida. La Plaza de Toros è la più antica di Spagna e ha il terreno di combattimento tra i più grandi al mondo.
Ma non solo. Ci sono anche quelle di scrittori e artisti che, pure dopo il Romanticismo, non hanno saputo resistere al fascino del borgo. Tra questi Ernest Hemingway che a Ronda strinse un legame di amicizia con il torero Antonio Ordonez. La rivalità tra quest’ultimo e un altro famoso torero dell’epoca, Dominguin, è raccontata dallo scrittore statunitense in Morte del pomeriggio.
Ed è proprio a Ronda, poi, che ha voluto fossero conservate le sue ceneri l’attore, regista e sceneggiatore Orson Welles. Lo ricorda l’iscrizione sotto il suo mezzo busto a pochi passi dalla Plaza de Toros: «Un hombre no es de donde nace sino donde elige morir». Un uomo non appartiene al luogo in cui nasce, ma a quello in cui sceglie di morire.
Diario di bordo
È bello perdersi tra i vicoli di Ronda, inseguendo la bellezza, proprio come se fossimo dei viajeros romanticos. Ci sono, però, delle tappe obbligate. Prima tra tutte il Puente Nuevo,che proprio nuevo non è.Costruito, infatti, tra il 1751 e il 1793, si chiama così perché realizzato dopo il tragico crollo del primo ponte, eretto nel 1735. In quella circostanza morirono 50 persone e per questo motivo fu deciso di creare un’opera architettonica più solida e sicura che consentisse agevolmente il passaggio dalla parte vecchia alla parte nuova della città. Fino al 1839, anno in cui fu inaugurato in Francia il Pont de la Caille nei pressi di Annecy, è stato il ponte più alto al mondo. Si narra che durante la Guerra Civile Spagnola, nelle sue segrete, siano stati imprigionati e torturati i dissidenti.
Ernest Hemingway ha conosciuto a Ronda il torero Antonio Ordonez la cui rivalità con un altro famoso torero, Dominguin, è raccontata in Morte del pomeriggio.
Il nostro itinerario prosegue poi verso Plaza de Toros. Inaugurata nel 1785 alla presenza di uno dei toreri più famosi della storia, Pedro Ròmero, (oltre 6000 i tori uccisi durante tutta la sua carriera), è la più antica di Spagna. Non solo. Con i suoi 66 metri, possiede il terreno di combattimento tra i più grandi al mondo. È ambientato qui il video del brano di Madonna del 1994 Take a bow.
Degna di nota è anche la chiesa di Santa María la Mayor che sorge sui resti di una basilica paleocristiana, prima ancora tempio romano e poi moschea. Tanti, inoltre, gli edifici di origine araba perfettamente conservati e dislocati tra le strade strette e tortuose, tipiche dei regni islamici. Tra questi la Casa del Rey Moro, palazzo di pianta irregolare e con due torri di diverse altezze il cui retro, che si affaccia su un burrone, è arricchito con giardini terrazzati a diversi livelli e decorati con azulejos (piastrelle di ceramica non molto spessa e con una superficie smaltata e decorata), fontane e laghetti con ninfee. Nella parte più antica della città, troviamo poi i Baños Arabes,le terme arabeche, al contrario di quelle romane, non erano un luogo di svago, ma religioso. Costruite vicino alla moschea, permettevano di purificare il corpo prima di andare a pregare.
Concludiamo il nostro tour con uno dei simboli di Ronda: il cosiddetto Balcón del Coño, una ringhiera in ferro battuto, sospesa in aria, nel Parco Alameda. Il bizzarro nome, attribuito dagli stessi cittadini e divenuto ufficiale persino su Google Maps, deriva dal termine spagnolo coño che indica volgarmente gli organi genitali ed è usato per esprimere, in senso lato, stupore. Pare infatti che ogni turista, alla meravigliosa vista dal Balcon, pronunci, ognuno nella sua lingua madre (tutto il mondo è paese!) la scurrile, ma quanto mai efficace, interiezione.
Valeria De Simone