Oh my friend,
stesso posto, stessa ora, stesso mood. Ci sono due caldi plaid rossi per riscaldare un po’ le nostre gambe dal freddo pungente dicembrino, le luci intermittenti dell’albero che ci illuminano la vista a tempo di musica, addobbi sparsi per la casa, ghirlande e fiocchi anche nei posti più improbabili e il rumore dell’acqua che scorre che arriva dalla cascata del presepe che abbiamo costruito insieme alle bambine. Il caffè lascia il posto ad una cioccolata calda che riscalda e addolcisce accompagnata da un piatto di cartellate per non dimenticare mai le mie origini pugliesi.
Sai my friend, oggi avrei voluto parlarti delle somme, quelle da tirare a fine anno, quelle che fanno il giudizio sul tempo trascorso, ben investito o sperperato. Oggi avrei voluto parlare della preparazione al nuovo ciclo di vita che si apre ad ogni nuovo anno. Avrei voluto. Ma così non sarà.
Il rituale. Mettiamoci le cuffie, chiudiamo gli occhi, prendiamo fiato dopo l’ennesima cartellata fagocitata, una sorsata bollente di cioccolata ad agevolare la deglutizione e play. Il pianoforte rompe il silenzio e apre la pista alla voce potente e delicata allo stesso tempo di Elisa. Da un album che si intitola “intimamente” non poteva che uscire una canzone natalizia intima e personale che ha accompagnato gli ultimi miei natali, un po’ freddi, un po’ entusiasmanti, un po’ frenetici, un po’ paciosi, un po’ estroversi e un po’ intimi. Questo pezzo di Elisa è l’inno dell’interpretazione personale dei momenti della nostra vita, influenzati dagli stati d’animo e dai percorsi affrontati per arrivare a quel momento. E quindi buon Natale anche a te, che attribuisci valore e significato al Natale in maniera autonoma e personale. E sicuramente diversi da quelli che attribuisco io o tu, my friend.
Negli ultimi anni, come ti dicevo, ho sempre vissuto il Natale in maniera differente da quello precedente pensando sovente che chi lo stava vivendo in maniera diversa stesse sbagliando. Anche quest’anno ho un mood nuovo, nuove prospettive e nuove aspettative. E credo anche tu. Sai, ho sbirciato la letterina che la mia piccolina ha preparato con tanta attenzione e cura per Babbo Natale e, con gli occhi un po’ gonfi (sarà allergia!) e un nodo in gola (sarà l’ultima cartellata buttata giù senza masticarla!), ho preso consapevolezza (ancora tu!) che ci sono dei driver che indirizzano la nostra percezione, il nostro percorso e di conseguenza influenzano il mood con cui noi viviamo il momento.
Hai presente quando ti perdi in un posto dimenticato da Dio e te la prendi con il navigatore che ti ha fatto arrivare sin la, lontano da ogni segno di civiltà? Bene! Hai mai pensato che il navigatore abbia semplicemente eseguito i tuoi ordini? Mi spiego meglio: prima di partire hai impostato la destinazione, hai scelto di fare il percorso più breve, magari escludendo i pedaggi. Beh, questi sono i driver che tu hai impostato e che hanno influenzato il calcolo del percorso. Aggiungici la distrazione alla guida, dovuta a quella chiamata importante, a quella notifica, a quel pensiero che ti ha risucchiato in un’altra dimensione lasciando il tuo corpo al volante col pilota automatico, pilota che ha ignorato il navigatore che indicava la svolta e ora hai aggiunto kilometri, ore e disagi al tuo viaggio. Tutto condito da imprecazioni multilungue, invettive e offese indirizzate all’unico incolpevole che è il povero navigatore.
Lo leggo tra i tuoi pensieri, chiedimelo pure: cosa cavolo centra il navigatore con il Natale? Prontamente ti rispondo. È la metafora, l’ennesima, della nostra vita. Non possiamo delegare il nostro viaggio a qualcun altro, è impossibile arrivare dove vogliamo se alla guida non ci siamo noi, my friend! Quando a inizio anno impostiamo il navigatore della nostra vita dobbiamo partire dalla meta, la nostra nuova evoluzione personale, conoscendo il nostro punto di partenza che è la consapevolezza di quello che siamo, dobbiamo mettere in conto che la strada e i kilometri dobbiamo macinarli con impegno e concentrazione per evitare errori, che guideremo noi e nessun altro perché nessun altro avrà la stessa determinazione e la stessa motivazione a raggiungere un obiettivo che è nostro e di nessun altro. E poi i pedaggi, cavolo, i sacrosanti pedaggi! Loro sono il prezzo da pagare per il raggiungimento dei nostri obiettivi. E se non siamo disposti a pagarli non abbiamo abbastanza voglia di raggiungerle, le nostre mete.
E il Natale cosa ha a che fare con tutto ciò? Non serve che lo dici, ricorda, my friend, siamo connessi quando siamo nella nostra parentesi periodica! Il Natale è il tratto di strada finale prima di raggiungere il capolinea, è dove ci rendiamo conto di aver guidato bene o male, è dove capiamo se veramente siamo pronti a pagare il pedaggio. Al Natale ognuno di noi arriva con un mood diverso per questa ragione. Prendiamo consapevolezza dell’anno che va a concludersi e ci deprimiamo o esaltiamo a seconda del tragitto fatto, delle esperienze vissute e dei pedaggi da pagare.
Il Natale, quindi, è una cartina al tornasole: se sei soddisfatt* della tua recente storia sarà un Natale da ricordare; se non lo sei sarà un Natale da cui ripartire. Abbiamo tutti un’altra opportunità per rimediare e abbiamo tutti la possibilità di migliorare ancora ed evolverci in una versione di noi stessi che neanche immaginavamo.
È ora che inizia il nuovo anno e non a caso si chiama Natale: è qui che nasce il percorso verso l’io migliore che voglio raggiungere.
Quindi, che tu debba ricordare o ripartire, buon Natale anche a te.
Leonardo Lo Cascio