Oh my friend,
che bello rivederti e riprendere con i nostri incontri, scontri e fusioni. Le nostre riflessioni, i pensieri liberi e i voli pindarici tanto leggeri quanto profondi.
È passato un bel po’ di tempo dal nostro ultimo viaggio (mentale) e iniziavo a sentire la mancanza della tua silenziosa compagnia. E prima che tu possa prendertela ci tengo a precisare che per me il silenzio è una risorsa preziosa e quasi inestimabile; non è sinonimo di vuoto ma è la sublime rappresentazione dell’assenza di rumore. E l’assenza di rumore permette al nostro flusso di pensiero di viaggiare da me a te e da te a me costantemente e in maniera fluida; ne abbiamo ampiamente parlato anche nella Business Academy dedicata alla comunicazione efficace, ricordi? I rumori sono tutti quegli elementi di disturbo che vanno ad inficiare l’efficacia della comunicazione rischiando di alterare o addirittura bloccare la trasmissione di un messaggio da mittente a destinatario.
Ma non siamo qui per fare formazione e quindi torniamo a noi, alle nostre comode poltrone, al caldo plaid che ci riparerà un po’, al caffè fumante che ci aiuterà a svegliare le papille gustative e i nostri sensi; è arrivato il momento del rituale che ci catapulterà in un’altra dimensione.
Prima che tu possa chiedermelo ti spiego perché oggi al posto delle nostre classiche cuffie da inforcare c’è solo un paio di air pods: in questo passeggiata ci immergeremo sì in una canzone ma anche nei suoni che ci accompagneranno lungo il nostro breve e intenso viaggio, condivideremo questi pods, a te il destro ed a me il sinistro così da tener libero un orecchio che carpirà la musicalità della vita che ci scorre attorno. La nostra mente fonderà il tutto donandoci la migliore colonna sonora di questo volo pindarico.
Mettiti comod* e chiudi gli occhi che io metto play. Et voilà!
Sì, è la voce di Barbara Pravi, sì stiamo camminando in salita, sì sono sanpietrini quelli che senti sotto i tuoi piedi e sì, ora, puoi aprire gli occhi.
Siamo in Place du Tertre, la piazza degli artisti della città dell’amore e non potevamo non farci un salto nel mese dell’amore. Attorno a noi ritrattisti, performer ed artisti di ogni tipo, risate, pensieri e parole che a stento comprendiamo ma che suonano benissimo in francese, c’è il profumo di pane caldo che arriva dalla boulangerie dell’angolo e sopra ogni tetto attorno a noi, ora che stiamo imboccando Rue Norvins, è sovrastato dalle sommità maestose del Sacro Cuore. E noi stiamo andando proprio lì!
Non mi dire che tutto questo è il trionfo della banalità, che è scontato associare l’amore a Parigi e ad una canzone francese. Guarda più in là, oh my friend!
Sarà una coincidenza, sarà il destino, c’è che Barbara Pravi pubblica questo capolavoro il giorno del mio onomastico più intimo che io ho a memoria. È il 6 novembre del 2020, siamo sopravvissuti al lockdown che qualcosa dentro di noi ha cambiato irreversibilmente. Sai, oggi che la paura è passata e siamo tornati da un po’ nel tran tran quotidiano fatto di frenesia e rumore trovo in me quel pizzico di nostalgia per quel periodo in cui eri solo con te stesso. Con la consapevolezza di oggi capisci che eri in compagnia della persona più importante per te, cavolo, te stesso!
Non gli do subito molto peso a quella che sembra la solita melanconica canzone francese ma, a furia di ascoltarla inizio a “sentirla”, inizio a guardare oltre e, in quel momento intimo che l’isolamento mi aveva indotto, ci trovo uno dei più grandi inni all’amor proprio.
In questa epoca in cui le sovrastrutture fanno da discrimine nell’opinione comune, in questa che è l’era della percezione e non dell’essere le persone si affannano a rincorrere l’approvazione altrui, l’accettazione dei più e l’amore degli altri senza mai auto approvarsi, accettarsi e amarsi.
Voilà parla del percorso che ogni persona deve fare per prendere consapevolezza di sé, del viaggio straordinario verso l’amore per se stessi così come si è, parla della paura di togliersi l’armatura della percezione, della scoperta in senso assoluto di sé, del coraggio che l’essere ti conferisce quando, completata la scoperta della propria persona, raggiungi l’elisir di consapevolezza.
Ed eccoci qua, siamo ai piedi del Sacro Cuore e guardiamo estasiati la città dall’alto, in parte felici per il bel vedere, in parte sopraffatti dalla paciosa vastità del panorama dinanzi a noi. E Parigi che si staglia in lungo e in largo ai piedi della collina di Marte è la metafora perfetta di quello che sei quando ne prendi piena coscienza: un’immensa bellezza, potente e possente, che sta lì da quando sei nat* e di cui ti accorgi solo quando prendi questa benedetta consapevolezza.
È proprio questo il momento in cui canti anche tu “Tout c’que j’ai est ici”, tutto quello di cui hai bisogno è qui dinanzi a te, e sei tu che ami te stess* per essere amat*, accetat*, approvat* e a tua volta approvare, accettare e amare gli altri.
Voilà, voilà, voilà, voilà qui je suis
Me voilà même si mise à nue c’est fini
Me voilà dans le bruit et dans la fureur aussi
Che la consapevolezza sia con te!
Al prossimo caffè insieme
Leonardo Lo Cascio