Complici le verdi valli del Lamone e le casette calor pastello, Brisighella, a un’ora di auto da Riccione, è il luogo ideale dove ritemprarsi dopo l’Iconvention 2025.
Una volta arrivati, via lo smartwatch! Niente notifiche per un po’ e se si ha proprio la necessità di sapere che ore sono basterà alzare lo sguardo su uno dei tre colli che dominano il borgo: la Torre dell’Orologio, risalente al XIII secolo, è ancora in piedi nonostante abbia subito diversi restauri nel corso nel tempo.Attenzione, però. Il suo quadrante, con numeri romani, da I a VI, è diviso secondo l’ora italica, sistema della scansione del tempo utilizzato, fino all’arrivo di Napoleone in Italia, dai monaci. Basandosi sulle preghiere, questi erano soliti dividere la giornata in quattro parti da sei a cominciare dal tramonto, e non in due da dodici, a partire dalla mezzanotte, come oggi.
“La Torre dell’Orologio, risalente al XIII secolo, segue l’ora italica: sistema utilizzato dai monaci fino all’arrivo di Napoleone”
Osservando l’antico orologio, si avrà dunque la percezione che il tempo scorra più lentamente (o più velocemente, dipende dai punti di vista). Non solo. Il quadrante è anche capovolto! Il 6 è in cima, a seguire, alla sua destra, c’è l’1, il 2 e così via. Leggenda narra, inoltre, che l’orologio sia stato costruito da un misterioso artigiano ossessionato dal tempo il quale scomparve senza lasciare traccia poco prima di completare l’opera. La sua sparizione ha alimentato l’idea che l’orologio fosse maledetto e alcuni abitanti del paese sostengono addirittura che nei giorni di luna piena segni un’ora che non esiste. Pronti per questo viaggio, per dirla alla Marcel Proust, alla ricerca del tempo perduto?

Da non perdere
Altro luogo iconico di Brisighella è la Rocca Manfrediana. Edificata nel 1310 per volere di Francesco Manfredi, signore di Faenza, durante il dominio veneziano del 1503 fu ricostruita assumendo l’aspetto attuale. Salendo fino in cima si può ammirare uno dei panorami più belli di tutta la Romagna con il verde delle colline che si estende a perdita d’occhio.
Tappa immancabile è poi la Galleria delle Mura, un complesso di antichi passaggi sotterranei situati all’interno delle mura medievali che circondano il centro storico di Brisighella. Un tempo utilizzati dai soldati per spostarsi rapidamente senza essere visti dal nemico e dagli abitanti del castello come via di fuga in caso di assedio, permettono oggi ai visitatori di esplorare una parte nascosta e poco conosciuta della storia del borgo.
“La Galleria delle Mura è un complesso di antichi passaggi sotterranei utilizzati un tempo dai soldati per spostarsi o dagli abitanti del castello come via di fuga”
Curiosità
Il nome Brisighella compare per la prima volta in un documento del 1550, ma le sue origini sono molto più antiche. L’ipotesi più accreditata è che il toponimo derivi dal termine dialettale “bresega”, che significa “piccola parte di terreno”. Questa ipotesi è legata alla conformazione del territorio che è caratterizzato da piccoli appezzamenti di terra coltivati.
Si narra che Dante, durante il suo esilio, abbia soggiornato a Brisighella. Alcuni studiosi sostengono che il sommo poeta abbia tratto ispirazione dal borgo per alcuni versi della Divina Commedia.

Il Monte della Vena del Gesso, situato nei pressi di Brisighella, è un’area naturale protetta caratterizzata dalla presenza di affioramenti di gesso. Secondo un’antica leggenda pare che il monte sia abitato da una creatura mitologica, una sorta di drago o serpente, che protegge il gesso dalle intrusioni esterne e che colpisca con una maledizione chiunque tenti di estrarre il gesso dal monte senza il suo permesso.
Valeria De Simone