Portali immobiliari, oltre 170 milioni di visite nel secondo trimestre: la classifica dei più visitati

Secondo lo studio di Coach Immobiliare sui dati Similar web, i primi tre portali in classifica assorbono da soli l'86,7% del traffico.

Quali sono i portali più consultati da chi cerca casa? 'Immobiliare.it' seguito a ruota da 'Casa.it' e 'Idealista.it': è quanto emerge da uno studio effettuato dal portale coachimmobiliare.it che ha preso in esame i dati pubblicati da Similarweb, società specializzata in servizi di web analytics, per quanto riguarda il secondo trimestre 2019. 

L'indagine prende in esame i primi 15 portali verticali dedicati alla compravendita immobiliare, escludendo quelli dedicati esclusivamente ai privati e dei franchising. Come anticipato, al primo posto di questa speciale classifica troviamo 'Immobiliare.it' che tra aprile e giugno 2019 ha collezionato oltre 60milioni di visite. Sul podio 'Casa.it' (45 milioni) e 'Idealista.it' (circa 35 milioni). Molto più distanziati, invece, 'Trovacasa.net' (circa 7 milioni) e 'Wikicasa.it' (intorno ai 6 milioni).

I primi tre portali in classifica valgono da soli l'86,7% del traffico dell'intero settore. Una percentuale che si allarga fino al 95% se si sommano le visite della "top5".

"Il secondo trimestre 2019 ha registrato oltre 170 milioni di visite totali e circa 56 milioni di visite medie - si legge nel report di CoachImmobiliare - Il dato è in linea con il primo trimestre 2019 che ha registrato 172 milioni di visite con una media mensile di 57.300.000 visite sulla top 15. Dopo il picco di maggio 2019 con circa 62 milioni di visite mensili, il mese di giugno registra un calo di circa 10 milioni di visite. Tuttavia il dato non deve sorprendere perché nei mesi di giugno, luglio, agosto il calo è fisiologico per poi esplodere nuovamente subito dopo l’estate". 

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"Meteo Immobiliare": situazione incerta, ma dal 2021 torna il sereno

Secondo l'indagine condotta da Rur e Yard, il 49% degli intervistati prevede una crescita degli affari nel prossimo triennio.

Il mercato immobiliare italiano cammina ma non corre e per uno "scatto" in avanti bisognerà attendere il 2021. Questa, in sintesi, la fotografia che emerge da "meteo immobiliare", lo studio condotto dal centro ricerca Rur (Rete Urbana delle Rappresentanze) e dalla società di consulenza Yard, presso un panel di tecnici, operatori ed esperti del real estate giunto alla sua terza edizione. 

Per quanto riguarda l'anno in corso, soltanto nel nord-ovest (segmento che ingloba Milano e Bologna, veri e propri trascinatori negli ultimi mesi) il 50% degli operatori definisce già “in ripresa” il 2019. Un dato in controtendenza rispetto alla media nazionale: il 52,4% indica infatti una situazione stagnante e va ancora peggio tra sud e isole dove il 10% degli intervistati ha segnalato una contrazione del business.

Niente di nuovo per quanto riguarda i prezzi, ancora inesorabilmente fermi. Solo un quinto degli interpellati prevede un aumento visibile quest'anno e limitato al “nuovo/ristrutturato”. Nel triennio, però, quasi la metà degli interpellati prevede un aumento dei valori per il residenziale nelle zone centrali, che però si accompagnerà a un'ulteriore riduzione per gli immobili posti in periferia.

Ampliando lo sguardo al prossimo triennio, il 49% degli esperti prevede un aumento delle compravendite del residenziale nuovo (erano il 34% nel 2017) e nella logistica il balzo è ancora più significativo, prevedono espansione il 28% degli intervistati, contro il 19% del 2017. Il 2021 potrebbe essere davvero l'anno della svolta, tuttavia sul futuro pesano diverse incognite, prime fra tutte il possibile inasprimento della tassazione e una stretta del credito da parte del sistema bancario.

Secondo l'indagine è il settore ricettivo e quello legato alla white economy, ovvero le strutture che ospitano i servizi per la salute e il welfare a dare i risultati migliori. Mostrano ancora segno di sofferenza, invece, il retail e il comparto uffici, settori fortemente influenzati dall’andamento dell’economia sia in termini di consumi interni che di Pil. 

 

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Real Estate, secondo trimestre da record: investimenti per 3,5 miliardi

I dati di Cbre: se nel primo trimestre 2019 si era registrata una stagnazione, nel secondo i volumi d'affari sono quasi raddoppiati.

Dopo un piccolo "pit-stop", il real estate italiano torna a correre. Secondo i dati raccolti da Cbre, società americana di servizi immobiliari commerciali e società di investimento, nel primo semestre 2019 il volume degli investimenti non residenziali nel nostro Paese si è attestato a quota 5,2 miliardi di euro, in netto aumento rispetto all'anno passato.

Dopo un primo trimestre 2019 sostanzialmente stabile, infatti, i volumi d'affari sono quasi raddoppiati tanto che il secondo trimestre, con 3,5 miliardi di euro investiti, è risultato essere il secondo migliore per volumi d'investimento negli ultimi 20 anni: meglio ha fatto solo lo stesso periodo del 2017, l'anno dei record.

Numeri quindi molto positivi, dovuti principalmente ai bassi tassi d'interesse, che potrebbero risultare ancora più favorevoli nei mesi futuri: "Ad aumentare la fiducia una serie di variabili macroeconomiche e geopolitiche - spiega Alessandro Mazzanti, ceo di Cbre Italy - La situazione politica italiana è meno instabile di qualche mese fa e i provvedimenti accomodanti di Fed e Bce che hanno reso più espansiva la politica monetaria".

UFFICI "Il settore Uffici -prosegue la nota Cbre- continua a registrare ottimi risultati: dopo la forte crescita del 1° trimestre (oltre un miliardo di investimenti rispetto ai 300 milioni del Q1 2018), il comparto uffici raggiunge un volume di 1,790 miliardi di euro: nello stesso periodo 2018 superava appena il miliardo".

"Ancora una volta Milano detiene la quota di mercato più alta, con 20 operazioni per un totale di 1,15 miliardi investiti (rispetto a 724 milioni del primo semestre 2018). Nel capoluogo lombardo cresce sempre più l’interesse per gli investimenti value added, grazie al dinamismo progettuale in materia di trasformazioni urbanistiche e nuovi sviluppi. Il volume di investimenti su Roma è di 367 milioni rispetto ai 272 milioni del primo semestre 2018".

LOCAZIONI "Le locazioni hanno registrato ancora una volta ottime performance per gli Uffici, toccando valori record sia a Milano sia a Roma. In particolare, nel primo semestre a Milano si è registrato un take up di 240.000 mq. CBD e Porta Nuova BD hanno attratto il 33% delle transazioni e il 27% dei mq totali affittati, mentre semicentro e periferia hanno registrato il 42% delle transazioni, per un valore pari al 44% in termini di mq".

"A Roma, il take up nel Q2 è di circa 90.000 mq, per un totale semestrale di oltre 170.000 mq, valore straordinario raggiunto grazie a una importante transazione del settore pubblico, che ha coinvolto un asset di pregio nel centro, e una serie di transazioni di taglia medio-grande effettuate dal settore del Business Services, che si è dimostrato il più dinamico. L’assorbimento del trimestre nella Capitale è stato quindi guidato fondamentalmente da 3 transazioni per complessivi 66.000 mq circa, pari al 73,8% del totale trimestrale. Ancora una volta Centro ed Eur le aree più dinamiche della città, con circa il 93% delle transazioni".

RETAIL "Per il settore Retail si assiste nel secondo trimestre a una contrazione (-10%) rispetto allo stesso periodo 2018. Il volume di investimenti è di 675 milioni di euro, metà dei quali destinati all’High Street".

"Nel 2019, il volume degli investimenti sui centri commerciali ha subito una diminuzione in tutta Europa rispetto agli anni precedenti. Per l’Italia, la causa principale del rallentamento  è da rintracciare nella predominanza di capitali esteri nel mercato: gli investitori americani e inglesi, nello specifico, sono molto restii a investire sul Retail perché preoccupati dall’impatto dell’eCommerce sui centri commerciali. Sarà necessario quindi lavorare sulla percezione di un rischio il cui impatto, nella realtà, è meno significativo di quanto possa sembrare. L’eCommerce va considerato un tutt’uno col negozio fisico e sono infatti moltissimi gli operatori che stanno sempre più adottando una strategia di vendita omnicanale".

 

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