Venerdì, 10 Aprile 2020

Moratoria mutui: regole e consigli per la sospensione delle rate

Dalle tempistiche alla documentazione fino ai requisiti: ancora tanta confusione sulle norme per chiedere la moratoria del mutuo prima casa. 

La misura probabilmente più attesa del decreto Cura Italia, varato il 16 marzo scorso, era quella della moratoria dei mutui: in pratica la possibilità di sospendere le rate del mutuo per 18 mesi, allargando la platea di coloro che possono beneficiare del Fondo di solidarietà dopo l'esplosione della crisi legata al Coronavirus.

Il quotidiano economico Il Sole 24 Ore ha provato a fare ordine tra le varie misure dando risposta ai (tanti) interrogativi emersi negli ultimi giorni grazie anche alle precisazioni arrivate da Consap.

TEMPISTICHE La procedura non è rapidissima. Dopo l’invio della domanda vengono dati fino a 10 giorni al massimo per completare l’invio della documentazione; massimo 15 solari per l’istruttoria di Consap; infine le banche hanno 5 giorni lavorativi per informare il mutuatario dell’esito dell’istruttoria ma ci mettono in media 30 o 45 giorni (se il mutuo è cartolarizzato) per attivare in concreto la sospensione dell’addebito. 

MANCATI PAGAMENTI Nella moratoria sono accettati i mancati pagamenti fino a 90 giorni prima la data di invio della domanda: potranno essere inclusi gli eventuali omessi pagamenti delle rate di gennaio, febbraio e marzo 2020. Sono esclusi, invece, i mutuatari che al momento della presentazione della domanda rilevano ritardi nei pagamenti superiori a novanta giorni consecutivi.

RICHIESTE DI SOSPENSIONE Consap fa sapere che, fino al 17 dicembre 2020, tutte le precedenti richieste di sospensione di cui il mutuo abbia fruito “ex lege” non avranno alcuna rilevanza ai fini del raggiungimento del periodo massimo di 18 mesi di moratoria, a condizione che il mutuo stesso risulti in regolare ammortamento da almeno 3 mesi

DOCUMENTAZIONE  Per certificare la sospensione dell’attività lavorativa o la riduzione di orario serve in alternativa:
 copia del provvedimento amministrativo di autorizzazione dei trattamenti di sostegno del reddito;
 copia della richiesta del datore di lavoro di ammissione al trattamento di sostegno al reddito;
 copia della dichiarazione del datore di lavoro, resa ai sensi del Dpr 445 del 2000, che attesti la sospensione dal lavoro o la riduzione di orario per cause non riconducibili a responsabilità del lavoratore, con l'indicazione del numero di giorni lavorativi consecutivi di sospensione e della percentuale di riduzione dell’orario di lavoro.

BANCHE ADERENTI Non tutte le banche sono pronte per accedere alla moratoria. Per l’adesione al Fondo, è necessario che la banca venga autorizzata alla piattaforma informatica e la richiesta va effettuata inviando una e-mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. nella quale devono essere comunicate le seguenti informazioni: codici ABI e CAB della banca e un indirizzo e-mail, che verrà memorizzato all’interno dell’applicativo del Fondo, al quale verranno comunicate sia le credenziali di accesso sia le comunicazioni successive relative all’iter delle pratiche inserite. Le domande vanno caricate su fondosospensionemutui.consap.it immettendo le credenziali ottenute.

PROCEDURE SEMPLIFICATE Per evitare spostamenti in questo periodo di emergenza è consentito inviare alla banca il modulo online e lo stesso operatore bancario, che potrebbe trovarsi a lavorare da remoto, per non stampare e scansionare il modulo può trasmetterlo così a Consap, lasciando in bianco il riquadro 2, avendo peraltro cura di inserire i relativi dati nel campo note dell’applicativo. Va comunque allegata la certificazione del datore del lavoro o l'autodichiarazione sul fatturato.

LA DURATA Bisogna avere le idee chiare sulla durata richiesta della moratoria, possibile fino a un massimo di 18 mesi per chi è stato sospeso dall’attività lavorativa. Consap avverte: se in caso di incertezza sulla richiesta della durata della vengono flaggati i quadratini del periodo di sospensione (6, 12 o 18 mesi), ciò comporta il rigetto della domanda. È probabilmente meglio flaggare l’opzione minore e semmai prorogare o rinnovare la richiesta.

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Sconti, accordi e niente sfratti: le regole per gli affitti durante il Coronavirus

Per i negozianti costretti a chiudere c'è un credito d'imposta del 60%. Per gli inquilini sgomberi vietati fino a giugno.

L'emergenza coronavirus ha mandato in crisi settori dell'economia e messo in difficoltà molti affittuari. Per questo il Governo è corso in aiuto con una serie di misure riassunte nell'ormai famoso Decreto "Cura Italia".

PER I NEGOZI Ovviamente non si tratta di una sospensione dei pagamenti, ma di un credito di imposta pari al 60% del canone di locazione versato o da versare in favore dei lavoratori autonomi (negozianti, commercianti, artigiani ecc.) costretti a chiudere le attività per rispettare le misure restrittive del lockdown.  

La norma è contenuta all’articolo 65 del Cura Italia: potranno usufruire dell’agevolazione gli immobili che rientrano nella categoria catastale C1, ovvero negozi e botteghe, per tutto il mese di marzo 2020. Il bonus locazioni non spetta, però alle attività ritenute essenziali e che, in questi giorni, sono regolarmente aperte. Quindi farmacie, supermercati e alimentari in genere.

PER LE CASE Un aiuto arriva anche per gli inquilini delle case. Il Decreto, infatti, ammette la possibilità di ridurre il canone in caso di difficoltà di pagamento a prescindere dalla tipologia di locazione. L'accordo, quindi, è possibile sia nel caso di locazione di immobili per uso abitativo che nel caso di locazione di immobili commerciali. Non ci sono differenze in riferimento alla durata del contratto, né relativamente al regime fiscale di tassazione ordinaria o cedolare secca. Non sono dovute spese di registrazione e l'atto è esente dal bollo, come espressamente previto dall'art. 10 del dl 133/2014

NO SFRATTI Nel Cura Italia c'è anche una norme che sospende gli sfratti per aiutare tutti quei soggetti che a causa dell'emergenza sono impossibilitati a pagare l'affitto. Questo, però, non comporterà la cancellazione della morosità: si tratta più che altro di una sospensione dei provvedimenti esecutivi di sfratto che varrà fino al 30 giugno 2020. Non si potrà imporre dunque lo sgombero dell’immobile per il tramite dell’ufficiale giudiziario.

 

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Boom dello smart working: agli italiani adesso piace il lavoro agile

Il lockdwon ha costretto milioni di italiani a lavorare da casa, ma la maggioranza vorrebbe continuare anche a fine emergenza

Tra le pochissime conseguenze positive del Coronavirus in Italia c'è stata l'esplosione dello smart working. Il cosiddetto "lavoro agile", fino ad ora poco sfruttato se non addirittura discriminato in Italia, adesso è diventato una pratica obbligata per poter continuare a lavorare nonostante la quarantena. E agli italiani inizia a piacere.

Nelle prime due settimane di confinamento in casa, infatti, il ministero del Lavoro ha stimato che oltre mezzo milione di dipendenti hanno lavorato da casa. Il mondo digitale per molti è servito non solo per camvbiare modo di lavorare ma anche di apprendere. Così scopriamo che il 28% degli italiani è impegnato in corsi di formazione online o webinar. E’ una tendenza che continuerà anche dopo il lockdown: nella stessa modalità di quella attuale per il 32% ma per il 13% perfino in misura superiore.

Ma non è finita qui: da un sondaggio realizzato da Nomisma in collaborazione con Crif emerge una tendenza che va anche oltre il lockdown: la maggioranza degli italiani (circa il 56%) vorrebbe continuare a lavorare in remoto anche quando si tornerà alla vita normale e verranno meno le restrizioni agli spostamenti. Ovviamente non nella stessa modalità: tutti vorranno ricominciare ad uscire, ma si potrebbe pensare a lavorare su turni, continuando da casa soltanto qualche giorno al mese.

Secondo Nomisma, aziende e lavoratori, pur se forzati da una situazione di emergenza, stanno sperimentando un nuovo modo di lavorare, usando strumenti digitali e innovativi e accelerando un processo organizzativo che in tempi normali avrebbe richiesto anni. "Un’opportunità da cogliere per ripensare i processi produttivi", si legge nel rapporto, perché lo smart working è un modo per conciliare meglio lavoro e famiglia, ma ha anche indubbi effetti positivi sull’inquinamento e sul traffico.

Una conferma dell'uso massiccio di internet da parte dei lavoratori arriva anche dall’associazione Smart building Italia: secondo un'indagine, infatti, dall'inizio della quarantena ci sono almeno 5 milioni di italiani sempre attivi sulla Rete, al punto da aver provocato un aumento di circa il 20% del traffico sulla linea mobile, ma soprattutto il raddoppio dei volumi sulla banda residenziale.

 

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Immobiliare: anche col Coronavirus la casa resta il bene rifugio

Secondo un sondaggio di Immobiliare.it molti italiani, seppur preoccupati, non hanno accantonato l'idea di comprare casa.

E se alla fine le conseguenze del Coronavirus fossero meno negative del previsto? Da sempre, infatti, gravi momenti di crisi economica hanno spesso portato a guardare al mattone come bene rifugio per eccellenza. Il motivo? Semplice: la casa non è suscettibile (almeno non direttamente) alle "bizze" dei mercati finanziari.

Questo vale ugualmente, se non di più, per la grave crisi economia a causa della Pandemia. Nessuno degli esperti, sia di politica sia di economia, riesce a prevedere cosa succederà nei prossimi mesi e quale sarà la realtà dopo il Coronavirus. La risposta dell'Europa (e non solo) è lenta e le Borse di tutto il mondo bruciano miliardi su miliardi in poche settimane.

E così, secondo un sondaggio condotto da Immobiliare.it su un campione di oltre 18.000 utenti conferma che gli italiani sono preoccupati ma per loro l'acquisto della casa resta un obiettivo. Il 30,1% degli intervistati si dice preoccupato ma non per questo ha intenzione di accantonare l’idea di comprare casa. Una fetta di persone si sente più ottimista nella ricerca (22,7%). Solo una persona su tre (31,2%) sta pensando di rimandare l’acquisto.

Differenze sostanziali emergono per le finalità d’acquisto: c'è chi sta cercando casa da comprare ai propri figli (circa il 37%). Si scende a quota 33% fra chi sta cercando come investimento personale mentre sono in netta minoranza (28%) gli utenti in cerca della prima casa, anche se è la fascia che sembra rimanere in ogni caso più ferma nella sua volontà di acquistare. 

Tra chi pensa di rimandare l'acquisto, però, esistono però differenze per quel che riguarda le motivazioni: per il 59% il motivo principale è la paura che scoppi nel breve una grave crisi economica in cui non ci si potrà permettere di indebitarsi. Il 20,7% è invece convinto che la pandemia porterà a un calo dei prezzi, per cui potrebbe valere la pena aspettare di trovare offerte migliori sul mercato. Il 10,4% valuta l’idea di posticipare la ricerca per il timore di perdere il lavoro a seguito del lockdown.

 

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