Fuori Porta, Rocca imperiale: verso (dopo verso) la porta della Calabria

Con le case disposte a gradinata sulle ripide salite, vista dal basso appare come una piramide. Sarà che c’è ancora aria di festa, la sua forma ricorda anche quella di un immenso albero di Natale. Soprattutto di sera, quando mille lucine squarciano il buio. Potrebbe assomigliare, addirittura, al dantesco monte del Purgatorio, così come raffigurato sui libri di scuola. Ad attenderci in cima non ci sono ghirlande e puntale o l’Eden, ma qualcosa di altrettanto suggestivo: l’imponente castello svevo. Fatto costruire da Federico II nel 1225, domina tuttora il cristallino golfo di Taranto e l’antica via Appia-Traiana.

Il nostro itinerario, dunque, non può che partire proprio da corso Federico II di Svevia, lo stupor mundi, le cui parole, sono impresse come un monito all’ingresso della città: Misura, providenzia e meritanza fanno esser l’uomo sagio e conoscente.

Siamo a Rocca Imperiale, tra il Parco Nazionale del Pollino e la Piana di Sibari, in provincia di Cosenza. La porta della Calabria per chi giunge da Puglia e Basilicata. Un borgo magico, dove l’ospitalità la fa da padrona. Chiunque, giovane o anziano, vi accoglierà con un caloroso saluto vedendovi salire, a fatica, tra gli stretti ed erti vicoli medievali. A darvi il benvenuto anche decine di gatti dagli occhi magnetici che saltano da un gradino all’altro decisamente con più agilità dei turisti “umani”.

Ma non solo. Ansimando, passo dopo passo, gli occhi si riempiono dei colori dei panni stesi al sole che fa breccia nelle stradine e di poesia (di cui lo stesso Federico II, ricordiamo, fu il primo propulsore, nell’allora Italia meridionale, con la Scuola Poetica Siciliana). Innumerevoli le installazioni con i versi di scrittori e musicisti contemporanei e del passato sparse per tutto il borgo: da Leopardi a Quasimodo, da Gazzè a Mogol. Tu chiamale se vuoi emozioni.

Da non perdere

Da non perdere, dunque, se si visita Rocca Imperiale, il Federiciano, un festival artistico organizzato dalla Aletti Editore in collaborazione con il Comune, che ogni estate (si svolge tutti gli anni alla fine di agosto) richiama tantissimi poeti provenienti dall’Italia e dall’estero. Diverse le attività e gli appuntamenti durante la rassegna: dal cinema al teatro, dalla musica allo spettacolo.

Non solo i versi. Altrettanto “poetici” sono i “Frizzuli con la mollica”, primo piatto con pasta lunga realizzata a mano e servita con un sugo di salsiccia arricchito con polvere di peperone e mollica di pane tostata. 

Il giusto apporto energetico per continuare a percorrere le fitte pagine della storia di Rocca Imperiale. Protagonisti Angioni, Aragonesi, famiglie nobiliari ma anche flotte di pirati saraceni. Si narra che il 29 giugno 1664 non riuscendo questi ad abbattere il castello federiciano devastarono la città e distrussero la chiesa duecentesca di Santa Maria in Cielo Assunta. Del vecchio edificio, rimane oggi solo il campanile romanico con bifore e cornici. All’interno un crocifisso miracoloso da cui, nel 1691, sgorgò sangue e acqua.

A testimonianza, un documento dell’epoca conservato nello strabiliante Museo delle Cere, ospitato all’interno del cinquecentesco Monastero dei Frati Osservanti. Da ammirare anche i personaggi (tra cui Papa Wojtyla, Che Guevara, Totò e Picasso) riprodotti ad altezza umana con abiti d’epoca, occhi di cristallo e capelli veri. All’interno anche altri settori tra cui quelli dedicati al mare, al Medioevo, alla mitologia e agli araldi.

Fuori dal centro storico, da non perdere è la Cappella delle Cesine, dedicata a Santa Maria della Nova, patrona del borgo celebrata ogni 2 luglio (proprio a lei si rivolsero in preghiera gli abitanti a seguito dell’invasione dei saraceni). A farla costruire nel ‘300 un principe dopo essere naufragato sulle coste di Rocca Imperiale marina, paesino situato a 7 chilometri circa dal borgo, che, oltre alle spiagge di fine sabbia dorata bagnate dallo Ionio, conserva ancora il magazzino, realizzato nel XVIII secolo dal duca Fabio Crivelli, e la Torre di Guardia del XVI secolo.

Curiosità

Per via della sua forma, Rocca Imperiale è conosciuta anche come Torre di Babele. Se ci si affaccia dal Castello, il borgo assume, invece, le sembianze di un cuore.

Il Limone di Rocca Imperiale IGP, coltivato da secoli in questo territorio, fiorisce almeno 3 volte l’anno complici gli inverni miti e l’azione mitigatrice del mare. Privo di semi, si contraddistingue per l’intensità del colore giallo e del profumo e per l’abbondante succo.

Il regista Pupi Avati, che qui ha girato “Le nozze di Laura” nel 2015, ha definito Rocca Imperiale “set naturale all’aperto”.

Nel film di Domenico Paolella, Destinazione Piovarolo (1955), con Totò e Tina Pica, Rocca Imperiale diventa il nuovo toponimo di Piovarolo durante il ventennio fascista.

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Sapori di Casa, in Puglia vince la semplicità: fave, cicorie e crostini di pane

  • Pubblicato in In casa

Per la prima ricetta della rubrica “Sapori di casa” non potevo che sceglierne una tipica della mia regione, la Puglia. Spesso si dice che i piatti più semplici siano i più buoni e questa ricetta ne è un esempio: a formare questo piatto sono solo due ingredienti poveri, le fave secche decorticate e le cicorie selvatiche, erbette spontanee dal sapore amarognolo, che insieme danno vita a un piatto rustico e saporito. Preparatelo con me e buona cucina a voi. 

Ingredienti per 4 persone: 

  • 500 g di Fave decorticate
  • 1 kg di cicorie selvatiche
  • Sedano, carote, cipolla q.b.
  • 3 pomodorini
  • Olio extravergine d’oliva q.b.
  • Sale
  • Pepe

Procedimento

Per prima cosa dovrete reidratare le fave mettendole in ammollo in una ciotola con abbondante acqua fredda per circa 12 ore (potete metterle la sera per poi cuocerle il giorno dopo). Il giorno dopo scolate le fave e sciacquatele sotto l'acqua corrente.

In pentola versate un giro d’olio, aggiungete il sedano, le carote e la cipolla tagliati finemente, i pomodori e fate rosolare. Aggiungete le fave, coprite con acqua e lasciate cuocere, a fuoco basso, per circa 1 ora aggiungendo, se necessario, dell’acqua calda nel caso si asciugassero.

Nel frattempo lavate bene le cicorie sotto l’acqua corrente e pulitele. Sbollentatele  velocemente nell’acqua bollente salata per qualche minuto. Appena saranno ben tenere, scolatele e tenete da parte. 

Intanto le fave avranno terminato la cottura: saranno pronte quando, mescolando continuamente con un cucchiaio di legno, si sfalderanno facilmente (io le frullate con il minipimer per ottenere una crema più liscia). Condite il tutto con un filo d’olio extravergine d'oliva e servite le fave e cicorie accompagnandole con dei crostini di pane e il peperoncino.

 

Giulia De Nisi

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