Ristrutturare casa: tassi bassi e bonus fanno impennare le richieste dei prestiti

Tassi sempre più bassi e la proroga delle agevolazioni fiscali anche nel 2020 fanno aumentare i prestiti per ristrutturare casa.

Il bonus mobili trascina i prestiti per ristrutturare casa. È quanto emerge dall'analisi dell'Osservatorio Prestiti realizzato da PrestitiOnline.it del 31 ottobre.
 
Il report evidenza come l'opportunità di arredare la prima casa sfruttando lo sconto fiscale del 50% ha fatto fare un bel balzo in avanti alla richiesta di prestiti per arredamento, arrivando a rappresentare il 16% del totale (nel 2018 era appena del 13,4%). Si tratta della terza finalità più richiesta dopo “ristrutturazione casa”, in calo al 20% dal 23,9% del 2018, e “auto usata”, salita al 19,6% dal precedente 19 per cento. 
 
Il bonus mobili, lo ricordiamo, permette una detrazione Irpef del 50% per l'acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici di classe non inferiore alla A+ (A per i forni), destinati ad arredare un immobile oggetto di ristrutturazione. L'agevolazione è stata prorogata dalla recente legge di bilancio anche per gli acquisti che si effettueranno nel 2019, ma potrà essere richiesta solo da chi realizza un intervento di ristrutturazione edilizia iniziato a partire dal 1° gennaio 2018.
 
Ma non c'è solo il bonus mobili a far impennare le richieste di prestiti. L'altro fattore dominante, ovviamente, è rappresentato dai tassi che restano ai minimi facendo registrare continuamente nuovi record. il credito finalizzato mostra un costo medio di mercato dell’8,97%, a fronte del 9,98% dei prestiti personali: il tasso migliore delle offerte online, invece, si attesta al 6% circa.

Per quanto riguarda i prestiti erogati, la quota di Centro, Sud e Isole scende al 55,3% dal 60% del primo semestre 2018. Sale invece il nord che passa dal 40% al 44,7% Il 54,5% dell’erogato rimane concentrato nella fascia di età compresa tra i 18 e i 45 anni (era il 55,2% nei primi sei mesi dello scorso anno) e sui dipendenti con contratto a tempo indeterminato (86,4% del totale erogato).

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Capienza, carico e giri della centrifuga: tutti i consigli per acquistare una lavatrice

È un elettrodomestico immancabile in casa ma, prima di acquistarlo, bisogna valutare alcune aspetti molto importanti.

È uno degli elettrodomestici più utilizzati e di conseguenza più acquistati. La lavatrice è uno di quei elettrodomestici più importanti, ma anche più costosi, che abbiamo nelle nostre case. Esiste da ben 60 anni, visto che proprio negli anni 60' nasceva in Italia la prima lavabiancheria moderna, automatica, con termostato, centrifuga, compatta e di costo accessibile. Si chiamava Automatic, la fabbricava la Candy, della famiglia Fumagalli. Fu una vera rivoluzione.
 
Per ottenere un bucato perfetto, però, è fondamentale acquistare la lavatrice giusta: per farlo è bene valutare attentamente dettagli come le dimensioni, la capacità, la rumorosità e il numero di giri della centrifuga.
 
DIMENSIONI E CARICO Nella scelta della lavatrice, è indispensabile valutare bene lo spazio in cui inserirla. Esistono tre le tipologie di elettrodomestico in base alle dimensioni: la prima è quella con carica frontale; poi c'è quella con carica dall'alto (utile quando c'è poco spazio); infine c'è la cosiddetta slim con carica frontale (utile soprattutto per chi non vuole rinunciare alla carica frontale ma non ha ha disposizione i canonici 60 centimetri di profondità).
 
I GIRI DELLA CENTRIFUGA Un altro aspetto fondamentale riguarda i giri della centrifuga. In commercio ce ne sono da 800 (ma si tratta di modelli di marchi minori), 1.000 e 1.200 giri; per quanto poco diffusi, si possono trovare anche modelli da 1.400 e 1.600 giri (che sono i più costosi), anche se quelli più pubblicizzati restano i modelli a 1.000 e 1.200 giri. Puntare su modelli a 1.400 o 1.600 giri non incrementa di molto le prestazioni di centrifuga. Inoltre, le alte velocità di centrifuga sono una delle principali cause di stress meccanico della lavatrice, responsabile di una vita di utilizzo non troppo lunga. 
 
LA CAPIENZA In sede di acquisto è fondamentale sapere la quantità di bucato che solitamente abbiamo necessità di lavare ogni giorno. I produttori cercano di offrire modelli con capienza sempre maggiore, ma non sempre è la soluzione migliore, anzi. Mediamente per una famiglia è difficile fare 10-12 kg di bucato: 7-8 kg, invece, vanno più che bene. C'è poi da considerare che molto spesso i modelli più capienti sono anche quelli che costano di più, ma non sono sempre quelli che lavano meglio.
 
SICUREZZA Importanti anche i i sistemi di sicurezza: per esempio quelli anti-trabocco e anti-perdite d'acqua: sistemi di scarico automatico e di blocco dell'acqua in caso di malfunzionamento. Inoltre, il sistema anti-schiuma previene i guasti della lavatrice, impedendo l'accumulo di schiuma.
 
RISPARMIO ENERGETICO la lavatrice è uno di quegli elettrodomestici che negli ultimi anni si è evoluto di più, facendo passi da gigante verso l'ecologia. L'etichetta energetica, obbligatoria per legge su tutti i modelli in commercio, ha da tempo sostituito le vecchie classi energetiche con le nuove A+++, A++ e A+.  È bene ricordare che in questi apparecchi il maggiore consumo di energia arriva dal riscaldamento dell'acqua, quindi il consiglio generale è di preferire programmi di lavaggio che non superino i 40° C, già efficaci con i detersivi in commercio per rimuovere lo sporco. 
 
 
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Comprare casa: ecco le tasse da pagare

Quando si compra casa ci sono una serie di oneri per l'acquirente che si differenziano a seconda della tipologia di venditore.

L'acquisto della casa porta sempre con sé una lunga trafila burocratica e, purtroppo, anche una serie di oneri per l'acquirente che molto spesso si fanno particolarmente consistenti. Un peso che si fa leggermente inferiore per chi può usufruire delle agevolazioni previste quando si tratta di prima casa.

Ma quali tasse si pagano quando si compra una casa che non è la prima? A fare un riepilogo completo delle imposte dovute durante l'acquisto di un immobile successivo al “primo” è il portale laleggepertutti.it. La compravendita si divide in due fasi ben distinte: la firma del compromesso (o contratto preliminare, che non trasferisce la proprietà ma è solo un impegno irrevocabile) e la firma del rogito notarile (o contratto definitivo, il vero e proprio atto di compravendita). Entrambe le operazioni, però, vanno registrate e quindi l’acquirente deve pagare le imposte per ben due volte.

COMPROMESSO Bisogna versare allo Stato l’imposta di registro fissa di 200 euro (a prescindere dal valore della casa e dal prezzo della compravendita) e l'imposta di bollo: 16 euro ogni 4 facciate e comunque ogni 10 righe (Se invece il compromesso è fatto con atto notarile o con scrittura privata autenticata dal notaio, l’imposta di bollo è di 155 euro).

Infine bisogna pagare l’imposta di registro proporzionale che varia a seconda del soggetto da cui si compra. Se si acquista da privato l’imposta di registro proporzionale di 0,5% delle somme previste a titolo di caparra confirmatoria e del 3% delle somme previste a titolo di acconto sul prezzo di vendita. In caso di acquisto da costruttore o partita via il trattamento fiscale del preliminare sarà differente a seconda che preveda il versamento di una somma a titolo di acconto (va fatturato con addebito dell’Iva con imposta di registro di 200 euro) di caparra confirmatoria (imposta di registro proporzionale apri al 0,50%).

ROGITO Anche quando si passa al contratto definitivo bisogna fare una distinzione. Se si acquista da un'impresa, quindi il classico caso del costruttore, l'acquirente dovrà pagare l’imposta di registro in misura proporzionale del 9%; l’imposta ipotecaria fissa di 50 euro e l’imposta catastale fissa di 50 euro. 

Se il venditore è un privato, l’acquirente dovrà pagare: l’imposta di registro proporzionale del 9%; l’imposta ipotecaria fissa di 50 euro e l’imposta catastale fissa di 50 euro. In ogni caso le imposte di registro, ipotecaria e catastale sono versate dal notaio al momento della registrazione dell’atto. Sia quando si compra da un’impresa in esenzione dall’Iva sia quando si compra da un privato, l’imposta di registro proporzionale non può comunque essere di importo inferiore a 1.000 euro.

 

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