Martedì, 03 Dicembre 2019

Tasse sulla casa: in Italia sono meno alte rispetto alla media europea

Secondo la Commissione Ue, in Italia le tasse sugli immobili sono una voce importante ma in Europa ci superano ben 6 Paesi.

Avere una casa in Italia costa? Sì, ma anche all'estero non scherzano. Secondo l'ultimo studio condotto dalla Commissione dell'Unione Europea e pubblicato da Il Sole 24 Ore, in Italia le tasse sugli immobili sono una voce importante in rapporto al Pil, ma in Europa ci sono Paesi con livelli di tassazione anche più alti.

Secondo il report della Commissione Ue, che prende in esame sia le tasse “ricorrenti” (Imu) sia le altre tasse di proprietà (come quelle sui trasferimenti), in Italia il peso delle tasse sulla casa è del 2,3% che posiziona il nostro Paese "solo" al settimo posto. Davanti troviamo Francia, dove il prelievo fiscale sugli immobili è del 4,9%, Gran Bretagna (3,1%), Belgio (3,6%), Grecia (3,3%), Spagna (2,7%) e Danimarca (2,4%). I prelievi sono sotto l’1% in Paesi piccoli e poco abitati come Estonia, Lituania, Slovenia e Ungheria.

La media dell'Ue è pari al 2,6%, con l'Italia che si piazza quindi addirittura sotto la media, seppur di poco. Da questi dati è evidente che le tasse sugli immobili restano un pilastro del prelievo fiscale in Europa. Sulla media europea, sono passate dal 2,2 % del 2005 al 2,6% del 2017. E se in Italia rappresentano, oggi, il 5.9% del Pil, in Francia superano il 10%, anche se la Francia, in estate, scorso ha annunciato proprio l’eliminazione, dal 2020, della tassa sulla prima casa.

Nonostante questi dati, sempre più famiglie italiane preferiscono comprare casa all'estero. Secondo uno studio condotto da Scenari Immobiliari, il 2018 si è chiuso con un record di 48mila compravendite fuori dai confini nazionali, soprattutto in Europa (vista come un porto sicuro in uno scenario geo-politico incerto) dove gli acquisti sono più che raddoppiati dal 2010. I Paesi preferiti dai nostri connazionali sono soprattutto Spagna (35% degli acquisti complessivi per il 2018) e Portogallo.

 

 

 

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Quanti mq posso affittare con mille euro al mese? Milano la città più costosa

Sul podio insieme al capoluogo lombardo ci sono Venezia e Firenze. Tra le città più generose anche Campobasso, Potenza e Catania.

Con un budget di mille euro, quanti metri quadri posso permettermi? Un domanda che probabilmente si pongono annualmente in tanti fra studenti e lavoratori. La risposta, ovviamente, varia (e pure tanto) da città a città: a fare una sorta di classifica speciale analizzando i dati dei prezzi di affitto rilevati nel III trimestre è l'Ufficio Studi di Idealista. L'analisi ha messo sotto la lente d'ingrandimento solo i i capoluoghi di regione.

Come prevedibile, con mille euro di canone mensile si sta piuttosto stretti soprattutto al nord: Milano è in testa alla classifica con appena 53 metri quadri. Completano il podio Venezia e Firenze: in entrambe le città quella cifra basta per accaparrarsi un appartamento da 63 mq. Al quarto posto c'è Bologna (75 metri quadri) al quinto spunta Roma con 76mq.

Chiudono la "top10" Bolzano, dove con mille euro mensili devi accontentarti di 76 mq, seguite da Napoli (prima città del sud in graduatoria) e Trento appaiate con 93 mq, Verona (96 mq) e Padova (103 mq). Scorrendo la classifica troviamo Cagliari, dove con mille euro puoi pagare una casa di 114mq, Aosta (120mq) Torino e Ferrara (125 mq) e poi la coppia Bari-Ancona (127 mq).

Metrature molto generose, invece, per i grandi centri di Genova (139 mq) e Palermo (oltre i 154 mq). Ma è in generale in tutto il sud che il budget di mille euro diventa abbondante per trovare una casa in affitto. La città in assoluto più conveniente è Catanzaro (200 mq) seguito da Campobasso (184 mq) e Potenza (169 mq). Salendo di poco la graduatoria troviamo L’Aquila (161 mq) e Catania (147mq).

 

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Immobiliare, Puglia regina del Mezzogiorno: è la meta preferita degli acquirenti stranieri

Tra il 2010 e il 2019 la Puglia è stata la regione preferita da oltre 10mila acquirenti esteri: di questi la metà ha scelto il Salento.

È la Puglia il sogno nel cassetto degli acquirenti esteri. A certificarlo è stato il convegno "Forum del Sud – Investire nel territorio per rilanciare il paese” con focus su "Innovare le città e il turismo" organizzato da Scenari Immobiliari e realizzato in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti. Da i dati pubblicati, la Puglia risulta prima regione italiana, anche davanti a "big" come Lazio e Toscana, nella scelta delle famiglie internazionali che vogliono stabilirsi per lunghi o brevi periodi in questa regione e  prima nel Sud per investimenti istituzionali. 

Secondo le previsioni, nel 2020 la Puglia sarà prima tra le regioni del Sud per incremento del numero di compravendite con un aumento attese del +6,7% sull’anno in corso: si stimano circa 36.500 compravendite, coprendo circa il 23,2% del totale degli scambi nel Sud. Sarà terza come peso immobiliare per il sud, superata dalla Sicilia con il 25%, e dalla Campania con il 24,2% sul totale. La Puglia presenta un andamento superiore a quello del Meridione con un incremento del 2,3% in dieci anni.

Bari, in particolare, quest’anno presenta una variazione positiva del +7% delle compravendite residenziali che la porterà a quota 3.800 unità transate. Per il 2020 si prevede un ulteriore aumento del 7,9%, per arrivare a 4.100 compravendite residenziali. Per la città di Bari si stima un incremento delle transazioni residenziale dal 2010 al 2020 del 36,7%, superiore sia a quello nazionale (18%) sia a quello complessivo del sud (-7,8%). Per quest’anno e per il prossimo sono previste quotazioni in crescita a Bari, rispettivamente del 1,7% nel 2019 e del 2,3% nel 2020, per la Puglia solo per il prossimo anno si prevede un lieve aumento dello 0,3%, per il Sud un lieve calo dello 0,1%.

La Puglia è anche la prima meta per gli acquirenti provenienti dall’estero. Secondo le stime di Scenari Immobiliari hanno scelto questa regione 1.600 famiglie, cioè il 22,6% su un totale di 7.100 investitori; di queste compravendite, circa la metà ha riguardato il Salento. Tra il 2010 e il 2019, in Italia circa diecimila cinquecento persone provenienti dall’estero hanno comprato una casa ad uso turistico in Puglia, qualcuno per usarla solo per il periodo di vacanza, altri per trasferimenti più o meno lunghi. Si stima un investimento di oltre tre miliardi di euro. 

 

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Mutui sospesi alle donne vittime di violenza: protocollo di Abi e sindacati

Il documento impegna banche e intermediari finanziari a sospendere il pagamento delle rate di mutui e prestiti per 18 mesi

Mutui sospesi fino a 18 mesi per le donne vittime di violenza. È quanto prevede il protocollo d'intesa sottoscritto dall'Associazione bancaria italiana e dalle Organizzazioni sindacali di settore in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne dello scorso 25 novembre.

Il documento impegna banche e intermediari finanziari che aderiranno a sospendere il pagamento della quota capitale dei mutui e dei prestiti con il corrispondente allungamento del piano di ammortamento per un periodo massimo di 18 mesi.

"Oggi, come in ogni altro giorno dell'anno, occorre mantenere alta l'attenzione alla lotta contro la violenza sulle donne - sottolinea Giovanni Sabatini, Direttore Generale di ABI. Con il protocollo sottoscritto oggi, ABI e i Sindacati di settore hanno voluto fornire una concreta forma di sostegno alle vittime di questo inaccettabile problema sociale.Una ulteriore testimonianza della sensibilità delle parti sociali del settore del credito su questo delicato argomento in continuità con quanto già realizzato nel 2017 con l'accordo sindacale che ha incrementato il congedo a disposizione delle vittime di violenza di genere".

Abi e sindacati hanno così sottolineato “l’importanza fondamentale della difesa del rispetto e della dignità delle donne, proseguendo nel percorso avviato già con il Protocollo 16 giugno 2004 sullo sviluppo sostenibile e compatibile del mondo bancario finalizzato al rispetto dei diritti umani fondamentali e del lavoro, contrastando ogni forma di discriminazione basata su razza, nazionalità, sesso, età, disabilità, opinioni politiche e sindacali“. L’accordo avvenuto oggi è perciò anche un incentivo alla diffusione di una cultura in tal senso

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