Renzo Piano: il testimone dell'italianità nel mondo

Renzo Piano: il testimone dell'italianità nel mondo

Le Icone dell'Architettura - 5°Puntata: Renzo Piano

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Figura chiave dell’architettura degli ultimi quarant’anni, tra i nomi più noti a livello internazionale, una delle più affermate archistar, ma anche Senatore a vita. Renzo Piano è sicuramente molto più di un architetto, ma uno dei volti più importanti del nostro Paese, un genio oltre che vero e proprio ”testimone dell'italianità nel mondo”, così come lo ha definito Rafael Moneo.

Le sue architetture sono fantastiche prodezze di ingegneria e la sua carriera è stata votata alla sperimentazione, seppur rigorosa, fondendo arte e tecnica come un unico grande principio. Opere uniche, pratiche, funzionali e destinate a rimanere per sempre nell’immaginario collettivo. Perché per realizzare un’opera esteticamente bella e tecnicamente resistente e duratura nel tempo, occorrono sia la tecnica, che l’arte.

“L’architettura è una visione del mondo. Non può che essere umanista perché la città è un modo di vedere, costruire e cambiare il mondo”

Per Renzo Piano la progettazione è una costante interazione tra aspetti costruttivi e contenuti poetici, pronta a mutare forma, tecnica e materiale in base alle relazioni con la funzione del contesto. L’attenzione per i materiali da costruzioni in uno stretto rapporto tra innovazione scientifico-tecnologica e conoscenza della materia, è alla base della continua ricerca di piano. Anche i materiali tradizionali vengono lavorati con metodi di produzione innovativi sfruttandone le qualità intrinseche e permettono un’utilizzazione coerente con l’ambiente che li circonda.                     

IL RAPPORTO CON L’ACQUA

La sua visione del mondo è stata profondamente influenzata dal fatto di essere cresciuto sul mare. Filo conduttore di tante altre operazioni è, infatti, il rapporto con l’acqua: un elemento che nel corso degli anni ha assunto un ruolo progressivamente più incisivo, inteso non come semplice orpello urbano, ma come strumento attraverso cui costruire nuovi paesaggi, in cui natura e artificio s’intrecciano. Fascinazione che ripropone per il NEMO di Amsterdam, il Centro Nazionale per la Scienza e Tecnologia costruito in forma di nave che pare attraccare dentro il porto; per l’aeroporto di Kansai e per il centro culturale Jean-Marie Tjibaou in Nuova Caledonia.

L’acqua ha una bellezza immediata, istintiva, ha un valore espressivo universale: è un materiale che trasmette vibrazioni, raddoppia le immagini, restituisce la complessità della visione” 

 

 

L’IMPEGNO CIVICO

È dall’impegno civico che Renzo Piano trae le più grandi soddisfazioni. Oltre a firmare musei e centri culturali disseminati a tutte le latitudini, l’architetto genovese si cimenta infatti in numerosi interventi di riqualificazione urbana, concependo opere che incidono profondamente nel tessuto socio-culturale dei luoghi in cui si insediano. Pensiamo ad esempio al progetto di recupero del Porto Antico di Genova (1985-2001), che, esattamente come il futuro ponte, riflette un moto di rinascita e orgoglio cittadino. La stessa filosofia si ritrova nella riconversione del Lingotto di Torino da fabbrica dismessa a polo culturale, o ancora nel restyling di Potsdamer Platz a Berlino, dopo la caduta del muro.

In tutte queste opere Renzo Piano riesce nell'intento di innovare restando fedele all’identità e alla storia di ciascun luogo, con una sensibilità artistica, e ancor prima umana, che innerva le forme architettoniche, e le rende vive, uniche, capaci di suscitare in chi vi passa attraverso un senso immediato di appartenenza e meraviglia.

IL POMPIDOU NEL CUORE DI PARIGI

Il Centro Georges Pompidou di Parigi, chiamato anche “Beaubourg”, è uno dei più importanti musei d’arte contemporanea del mondo oltre che una delle opere più famose firmate da Renzo Piano insieme a Gianfranco Franchini, Richard Rogers e Susanne Rogers, Edmund Happold e Peter Rice, all’epoca un gruppo di semi-sconosciuti architetti e ingegneri,

Fortemente voluto dall’ex presidente Georges Pompidou per portare Parigi al centro dell’arte contemporanea internazionale, l’opera è divenuta sin dalla sua costruzione uno dei simboli dell’architettura del XX secolo anche perché rivoluziona gli spazi e le estetiche del museo tradizionale. La costruzione era stata concepita come una sorta di “macchina gigante”.

Per liberare gli interni da qualsiasi accidente, i prospetti si arricchiscono e si complicano di tutti gli elementi che di solito li attraversano: la struttura portante, le scale mobili principali e gran parte dei condotti finiscono per disegnare le facciate caleidoscopiche. Uno degli elementi caratteristici è rappresentato proprio colori delle tubature esterne, differenziati in base al loro utilizzo: quelle gialle per l’elettricità, le rosse per gli ascensori e le scale mobili, verde per l’acqua, blu per l’aria.

 

 

IN ITALIA: L’ASTRONAVE DI BARI E IL PONTE DI GENOVA

Imponente e visibile in tutta la propria bellezza anche da lontano, lo Stadio San Nicola di Bari è il quarto più grande di tutta Italia CON I SUOI 58mila posti a sedere. Scherzosamente chiamata dallo stesso Renzo Piano con il nome di “Astronave”, questa struttura è in realtà a forma di fiore essendo costituita da 26 settori, definiti petali. Porta il nome del santo patrono del capoluogo barese.

L'idea di suddividere la parte superiore del secondo anello in 26 settori separati nacque per motivi di sicurezza: ognuno, distando 8 metri dall'altro, avrebbe agevolato l'isolamento di gruppi di tifosi ospiti impedendo scontri tra tifoserie. Un’importante quanto innovativa idea è stata quella di diffondere l’impianto di illuminazione lungo tutto il perimetro della copertura. Attraverso questa tecnica, infatti, lo stadio San Nicola di Bari è uno dei pochi al mondo ad essere privo di ombre durante le partite in notturna.

Uno degli ultimi progetti di Renzo Piano è il nuovo Ponte San Giorgio nella sua Genova, il viadotto che attraversa la valle del Polcevera e restituisce alla città di Genova un’infrastruttura strategica per la sua rete di mobilità dopo il crollo del Morandi. il Ponte riunisce i due lati della Val Polcevera, tornando ad essere uno snodo essenziale per restituire a Genova il ruolo di grande città portuale e commerciale e dare un nuovo impulso alla mobilità e alle connessioni della Liguria e del Paese.

Costruito in struttura mista acciaio-calcestruzzo, il ponte è lungo 1.067 metri, largo circa 31 ed alto 45, ed è costituito da 19 campate sorrette da 18 pile in cemento armato di sezione ellittica a sagoma costante. Il viadotto è illuminato da 18 lampioni montati su altrettanti pali posti al centro della carreggiata, detti "pennoni", in cima ai quali sono posizionate le luci di segnalazione al traffico aereo

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