Martedì, 01 Ottobre 2019

Spese condominiali, chi paga? Piccola guida per inquilini e proprietari

Il grande dilemma per molti inquilini: chi paga le eventuali spese in casa? Dipende soprattutto dalla tipologia di intervento.

Se si rompe la porta di ingresso, chi deve ripararla? E a chi spetta invece la manutenzione o sostituzione dell'impianto di climatizzazione? Sono alcune delle domande che ogni giorni si pongono proprietari e soprattutto gli inquilini. Tralasciando il tradizionale canone mensile per poter usufruire dell’immobile, ci sono tutta una serie di costi accessori necessarie per mantenere un immobile in buono stato.

Senza entrare nello specifico, il criterio generale per suddividere le spese tra proprietario e inquilino è quello di individuare la tipologia di intervento. In linea di massima il proprietario è tenuto a sostenere tutte le spese per la manutenzione straordinaria mentre l'inquilino deve provvedere ai piccoli interventi di manutenzione ordinaria. 

INQUILINO Si tratta di costi derivanti da servizi di routine, come la pulizia delle scale, la manutenzione dell’ascensore, la portineria o il riscaldamento. Per decidere quale somma spetta a ciascun abitante dell’edificio, si fa riferimento alle tabelle millesimali, in modo che ciascuno versi una quota proporzionale al valore della proprietà.

PROPRIETARIO Il proprietario deve invece provvedere al pagamento delle spese straordinarie, relative a interventi una tantum sull’edificio: il rifacimento della facciata, ad esempio, così come la sostituzione della caldaia o l’installazione di un videocitofono. In generale, quando l’intervento riguarda l’intero condominio sarà il locatore a farsene carico, con un contributo calcolato anche in questo caso in base alle tabelle millesimali.

Un'eccezione può essere rappresentata da eventuali lavori urgenti. Al termine dei lavori la quota dovrà essere divisa tra tutti gli appartamenti presenti: le spese ordinarie, come la sistemazione dell’ascensore, dovrebbero essere a carico di chi è in affitto, mentre ristrutturazioni più consistenti come il rifacimento del tetto dovrebbero spettare al proprietario.

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Le incertezze economiche non fermano gli investimenti: nel 2019 volumi mondiali a quota 1,5 miliardi

I calcoli di Savills Aguirre Newman: nonostante tensioni commerciali e il rischio recessione, i volumi degli investimenti non rallentano.

Un altro anno molto positivo per il real estate globale. Secondo i calcoli di Savills Aguirre Newman, infatti, il volume degli investimenti nel settore immobiliare mondiale dovrebbe toccare quota 1,5 miliardi di euro: una cifra da capogiro ma non record: sarebbe più o meno la stessa quota toccata nel 2017 e addirittura inferiore allo storico risultato raggiunto nel 2018 quando gli investimenti hanno toccato quota 1,63 miliardi di euro, circa 1,8 miliardi di dollari.

Dati che acquistano un'importanza ancora maggiore se si considera il contesto globale. Le transazioni immobiliari, infatti, sono riuscite a mantenere il passo nonostante le tante incertezze dal punto di vista economico, commerciale e geopolitico: dalle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina alla Brexit, passando per le tensioni nel mercato del petrolio, la Brexit e la recessione globale che incombe. 

Tutti questi fattori hanno messo a dura prova il settore immobiliare nel primo trimestre dell’anno, ma nel secondo vi sia stato un rimbalzo dell’attività. Pertanto, nella prima metà dell’anno sono stati investiti 810.000 milioni di dollari in immobili internazionali, rispetto agli 840.000 milioni di dollari nella prima metà dello scorso anno.

Nonostante un panorama con molte ombre e poche luci, quindi, Savills Aguirre Newman prevede che i valori delle attività resteranno stabili grazie soprattutto agli interessi a livelli estremamente bassi: "Questo implica una pressione molto ridottaa vendere sul mercato - si legge in una notta - mentre la ricerca della redditività continua e i rendimenti relativamente superiori offerti dagli immobili rispetto ad altre attività mantengono alta la domanda.

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