Economist contro il mercato immobiliare: "Ossessione per la casa è la rovina dell'Occidente"

Il noto settimanale inglese analizza una serie di fattori che avrebbero danneggiato l'economia europea e statunitense negli ultimi anni.

Comprare casa? Un'ossessione che ha causato la rovina delle economie occidentali. La sentenza arriva direttamente dall'Economist: secondo il noto settimanale britannico, infatti, "la combinazione di poche case e prezzi alti ha da un lato depauperato l’investimento di chi comprava e impoverito chi non ha potuto acquistare e si è trovato a scegliere tra pagare affitti altissimi".

L'articolo, intitolato “Home ownership is the West’s biggest economic-policy mistake”, ha ovviamente sollevato un gran polverone e analizza tutti una serie di fattori (come poche case, prezzi alti, l'accumulo del debito ipotecario, gli affitti elevati e il conseguente problema sociale) che avrebbero causato grossi problemi all'economia statunitense in primis, ma anche a quella europea. 

Il primo esempio è quello della Grande Recessione degli Stati Uniti d’America nel 2007-2008 causata dallo scoppio della bolla immobiliare che ha portato all’insolvenza di molti titolari di mutui subprime con il conseguente rialzo dei tassi di interesse. C'è poi il problema attuale dei prezzi: secondo l'Economist, infatti, rispetto agli anni Sessanta e Settanta oggi si costruiscono meno case il che porta ad avere prezzi degli immobili più alti che in pochi riescono a permettersi.

L'aumento dei prezzi sarebbe causato, sempre secondo il settimanale economico dalla diffidenza verso le politiche di sviluppo nell’area circostante la propria residenza, un atteggiamento di "chiusura" che provoca un ulteriore aumento dei prezzi. Infine anche l'aumento degli affitti sarebbe un grosso problema per le economie occidentali: i canoni troppo elevati, specie nelle grandi città, hanno ostacolato o anche impedito a molte persone di trasferirsi nelle metropoli dove si trovano possibilità di studio e formazione ma anche i lavori più produttivi e qualificanti. Tutto questo ha rallentato la crescita in tutta Europa.

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Immobiliare, nel 2019 record di investimenti: 12 miliardi di euro contro i 4 del 2010

Secondo l'analisi di Cushman & Wakefield per Il Sole 24 Ore adesso è maggioritaria la quota di capitali esteri col 75% degli investimenti.

Come sono cambiati gli investimenti nel settore immobiliare negli ultimi 10 anni? Cushman & Wakefield ha cercato di dare una risposta a questo quesito per Il Sole 24 Ore: dal report è emerso un quadro del real estate tricolore profondamente diverso rispetto al 2010 in cui l'unico dato a non mutare è il segno "più" degli investimenti nel mondo immobiliare, in continua ascesa.

Nel decennio 2010-2019, infatti, c’è stato un incremento medio dei volumi impegnati nell'immobiliare di circa l’11,5% all'anno: i capitali investiti in Italia sono infatti passati dai 4,1 miliardi di euro di 10 anni fa ai 12 miliardi fatti registrare nel 2019, "un vero e proprio record, superiore del 5% a quello del 2017 e del 43% a quello dei 2018" si legge su Il Sole 24 Ore.

Ma a cambiare non sono stati solo i volumi ma anche le fonti degli investimenti. Sempre secondo Cushman & Wakefield, tra il 2010 e il 2019 la situazione si è letteralmente capovolta: se prima era maggioritaria la quota di investitori italiani (il 76% 10 anni fa) adesso sono gli investitori internazionali a fare la parte dei giganti con il 75% dei capitali investiti: "a partire dal 2014, in particolare, il capitale estero è stato sempre superiore al 60% con punte di oltre il 70% nel 2017 e 2018" si legge sul quotidiano economico.

Il totale investito nel decennio è stato pari a circa 68 miliardi di euro contro i 50 miliardi del decennio 2000–2009 con un incremento di oltre il 35%. Gli investimenti nel settore uffici hanno accumulato un incremento del 19% (26,8 miliardi nel periodo 2010-2019 contro 22 mld del decennio precedente) come anche quelli del settore retail (seppure su volumi molto minori (volumi cresciuti da 15,4 a 18,3 miliardi)

 
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Gli italiani tornano a comprare casa: nel 2020 compravendite e prezzi in aumento

Il crollo dei prezzi degli ultimi anni e i bassi tassi di interesse spingono a investire nel mattone: alletta anche l'ascesa degli affitti brevi.

Segnali positivi dal real estate tricolore. Secondo la recente analisi pubblicata da Il Sole 24 Ore, infatti, quello appena iniziato sarà un anno positivo per il mercato immobiliare italiano, non solo dal punto di vista delle compravendite (già in aumento del +5.8% nel terzo trimestre 2019 secondo l’agenzia delle Entrate), ma anche per quanto riguarda i prezzi che dopo i timidi segnali del 2019 (+0.2%, secondo Nomisma) dovrebbero registrare un incremento più stabile.

Quello che disegna il quotidiano economico è quindi uno quadro incoraggiante in cui emerge una rinnovata fiducia degli italiani negli investimenti immobiliari. Diversi i fattori che dovrebbero trainare soprattutto il settore residenziale, il cuore del mercato immobiliare del nostro Paese.

Il primo riguarda i prezzi degli immobili, molto bassi dopo almeno 10 anni di cali continui: secondo Idealista dal 2012 il calo dei prezzi è stato pari al -27,8%, un vero e proprio crollo che ha creato "una perdita di valore del patrimonio degli italiani e un eccesso di offerta di abitazioni a livello nazionale".

Il secondo fattore che spinge ad essere ottimisti per il 2020 è sicuramente il mercato dei mutui: i tassi di interesse, infatti, nonostante un lieve rialzo previsto dopo i record del 2019, saranno ancora molto convenienti con un basso costo del denaro. "Il mercato creditizio beneficia di tassi di interesse a livelli minimi di sempre - sottolineano da Nomisma - anche se la rigidità nell’erogazione da parte delle banche riduce il numero delle transazioni con mutuo che sono diminuite dal 58,2% del 2018 al 51,8% del 2019".

L'ascesa degli affitti, in particolare quelli brevi, è un altro motivo che dovrebbe trainare il real estate. I canoni di locazione, infatti, sono hanno registrato un deciso aumento del +5,3% rispetto a dicembre 2018, nonostante la flessione registrata nell’ultimo trimestre (-2,2%) attestandosi a una media di 9,5 euro al metro quadro. I privati, quindi, "sono invogliati a comprare casa per il basso costo del denaro e sono attirati a investire nel mattone dal successo degli affitti brevi, ma anche dal fatto che oggi non ci sono valide alternative redditizie per impiegare il proprio capitale".

 

 
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