Canoni d'affitto in aumento: +1,8%. Bene Milano e Roma

Secondo l'Ufficio Studi di Idealista, gli incrementi maggiori si registrano nei quartieri Ortles e Corviale-Casetta Mattei.

Salgono ancora i prezzi degli affitti in Italia: a febbraio 2020, infatti, in Italia si è registrato un incremento dei prezzi dei canoni del +1,8%. A fare i conti è l'ufficio studi di Idealista che ha messo a confronto gli affitti attuali con quelli di 12 mesi fa nei quartieri più importanti delle maggiori città italiane.

Sono 265 in tutto i quartieri sotto esame, di questi ben 165 hanno segnato variazioni positive. I numeri col segno più prevalgono soprattutto tra nord (44%) e centro (41%) mentre latitano al sud (solo 15%). 

La città dove si è registrato l'incremento di prezzo maggiore rispetto al 2019 è ancora una volta a Milano. Il capoluogo lombardo conta ben 55 quartieri in terreno positivo e tra questi spicca Ortles (+39,1%) con la più forte variazione. Salgono anche Mecenate (34,1%), Bicocca (30,3%) e Morgantini (28,3%). In termini di prezzo, le richieste più esose avanzate dai proprietari si riscontrano nei quartieri centrali di Brera-Montenapoleone (29,2 euro/mq),  Vittorio Emanuele-Augusto (28,6 euro/mq) e Moscova-Repubblica (27,8 euro/mq).

Per quanto riguarda Roma, il quartiere dove i canoni sono cresciuti di più è Corviale-Casetta Mattei: +24,4% con 18 euro/mq. Ma crescono significativamente anche Garbatella (15,4%), Colle Prenestino-Prato Fiorito-Colle del Sole (14,6%) e Mostacciano (14,2%). I quartieri romani più cari rimangono quelli del centro con Piazza del Popolo-Piazza Navona-Quirinale ( 25,6 euro/mq) e Trastevere (25 euro/mq).

Scorrendo la classifica per il centro e il nord, dopo i quartieri di Milano e Roma spiccano quelli di Bologna (Malpighi +23,8%), Trieste (Città Nuova +21,9%), Padova (Santo +17%), Firenze (Statuto-Vittoria +13,4%) e Bergamo (Sant'Alessandro +12,4%).

Analizzando invece i dati provenienti dal sud, invece, gli incrementi maggiori si registrano a Napoli (San Ferdinando +21,5%) e Catania (Cibali +20%). Più contenuta la crescita a Palermo (Monte di Pietà +12,3%) e Bari (Murat +2%).

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"Cura Italia": ecco come funziona la sospensione del mutuo prima casa

Per dare sostegno alle famiglie durante l'emergenza Coronavirus, il Governo ha dato il via libera alla sospensione dei mutui prima casa

Un aiuto concreto a chi ha un mutuo prima casa ma si trova in gravi difficoltà a causa del Coronavirus. Con il nuovo Decreto "Cura Italia" il Governo ha dato il via a una serie di misure straordinarie per combattere l'emergenza sanitaria ma anche per rilanciare l'economia e soprattutto sostenere le famiglie in un momento drammatico.

Fra le varie misure, la più attesa è sicuramente quella dello stop ai mutui: una novità necessaria considerando che le misure di lockdown per ridurre il contagio da coronavirus hanno costretto a casa circa tre milioni di lavoratori con la chiusura di tutte le attività. E questo “congelamento” generalizzato delle attività presto avrà ripercussioni sul portafoglio delle famiglie.

Come funziona La sospensione delle rate del mutuo era già prevista dal Fondo di Solidarietà istituito con la Legge n 244/2007 ed è rivolta alle famiglie e ai soggetti titolari di un mutuo prima casa che si trovano in situazioni di temporanea difficoltà economica per cessazione del rapporto di lavoro o sospensione o riduzione dell’orario di lavoro, per decesso o grave infortunio. Questa riguarda solo il pagamento della quota capitale del mutuo, mentre gli interessi vanno comunque corrisposti.

Con il nuovo Decreto questa possibilità è stata estesa per 9 mesi ai lavoratori autonomi e liberi professionisti, con il potenziamento del Fondo di garanzia e il meccanismo del Fondo solidarietà mutui prima casa, il cosiddetto Fondo Gasparrini. La scadenza del mutuo viene così prorogata dando un respiro a tutti quei soggetti in difficoltà. Il Fondo provvederà al pagamento degli interessi compensativi nella misura pari al 50% degli interessi maturati sul debito residuo durante il periodo di sospensione.

I requisiti Ci sono ovviamente dei requisiti da rispettare. Può presentare domanda di accesso ai benefici del Fondo il proprietario di un immobile adibito ad abitazione principale, titolare di un mutuo contratto per l’acquisto dello stesso immobile di importo non superiore a 250mila euro. Il mutuo deve, inoltre, essere in ammortamento da almeno un anno al momento della presentazione della domanda. Ed è ammissibile anche il titolare del contratto di mutuo già in ritardonel pagamento delle relative rate, purché il ritardo non superi i 90 giorni consecutivi.

Possono beneficiarne non solo coloro che hanno subito la riduzione dell'orario o la sospensione dal lavoro in seguito all'allarme Coronavirus, ma anche i lavoratori autonomi e i liberi professionisti che autocertifichino di aver registrato “in un trimestre successivo al 21 febbraio 2020 ovvero nel minor lasso di tempo intercorrente tra la data della domanda e la predetta data”, una riduzione del proprio fatturato superiore al 33% rispetto al fatturato dell’ultimo trimestre 2019, in seguito alla chiusura o alla riduzione del lavoro dovuta alle misure adottate dall’autorità competente con il diffondersi del Covid-19. 

La documentazione Non servirà l’Isee per accedere al fondo, visto la sua difficoltà a “misurare” la situazione recente del nucleo familiare. Probabilmente basterà un’autocertificazione per le partite Iva. Per quanto riguarda, invece, chi ha subìto una riduzione dell’orario di lavoro o la sospensione dall’attività è atteso un decreto attuativo di natura non regolamentare del Mef. La domanda di sospensione delle rate del mutuo va presentata alla stessa banca erogatrice del finanziamento.

 

 
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Comprare seconda casa con un mutuo: meno agevolazioni e più restrizioni

Con i prezzi ancora bassi, in molti investono su una seconda casa: ottenere un mutuo in questo caso è più difficile

Hai in mente di fare un investimento o hai deciso di comprare un'abitazione al mare o in montagna per trascorrere i tuoi giorni di relax e staccare la spina dal lavoro? È possibile chiedere un mutuo per la seconda casa.

In tanti ormai tentano questa strada approfittando dei tassi ai minimi e soprattutto dei prezzi ancora molto bassi. Ottenerlo, però, non è facile come nel caso di un mutuo per la prima casa. Esistono infatti requisiti più restrittivi, minori agevolazioni e una durata più limitata.

Gli istituti di credito, infatti, non applicano le stesse agevolazioni previste per le prime case: oltre alla volontà di tutelarsi dal classico rischio di insolvenza, c'è un motivo ben preciso: le banche ritengono che chi faccia un simile investimento possa permettersi di sostenere spese maggiori.

Quali sono le restrizioni? In primis c'è durata massima del finanziamento, che non può superare i 30 anni. La seconda riguarda l’importo erogato: in genere le banche arrivano a coprire il 60% del valore dell’immobile, ma in ogni caso, la singola rata non potrà superare la cifra che corrisponde a un terzo dello stipendio mensile del richiedente.

Ma cosa succede se si ha già attivo un mutuo per la prima casa? Le strade sono due: richiedere la sottoscrizione di un secondo finanziamento presso lo stesso istituto di credito, in modo da fornire garanzie più certe sulla capacità di rimborso oppure fare richiesta per un nuovo prodotto di mutuo a integrazione di quello vecchio, in modo da avere una sola rata mensile da saldare.

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