Immobiliare: mutui e convenzioni notarili in calo nel II trimestre

Secondo l'Istat le convenzioni notarili nel II trimestre sono state oltre 200mila: in sofferenza soprattutto il centro e il nord. 

Convenzioni notarili di compravendita in calo nel II trimestre 2019. A comunicarlo è l’Istat che ha diffuso i dati del “Mercato immobiliare: compravendite e mutui di fonte notarile”.

Dal report dell'istituto di statistica emerge che sono state 216.483 le convenzioni notarili di compravendita: non considerando la componente stagionale, il dato risulta essere in calo dell’1,7% rispetto al trimestre precedente (-1,7% il settore abitativo e -1,4% l’economico). Il 94,5% delle convenzioni stipulate riguarda trasferimenti di proprietà di immobili a uso abitativo (204.512), il 5,2% quelle a uso economico (11.272) e lo 0,3% le convenzioni a uso speciale e multiproprietà (699).

Il comparto abitativo segna variazioni congiunturali negative in tutte le aree geografiche del Paese, seppure con intensità notevolmente diverse: soffre molto il centro (-3,7%), meno Nord-est e Nord-ovest -1,5%,mentre al sud la variazione è quasi nulla (-0,2%). Per il settore economico la flessione riguarda il Centro (-7,4%) e il Nord-est (-4,4%), mentre risultano in crescita le Isole (+5,7%) e il Sud (+3,5%); sostanzialmente stabile il Nord-ovest (+0,3%).

Confrontando i dati con lo stesso periodo dello scorso anno, le transazioni immobiliari risultano in aumento del 3,5%: bene sia il settore abitativo (+3,6%) che quello l’economico (+3,1%). L’incremento tendenziale interessa tutto il territorio nazionale per l’abitativo – Centro +4,5%, Nord-est +3,8%, Sud e Isole +3,3% e Nord-ovest +3,2% – e tutte le tipologie di comuni – piccoli centri +4,9% e città metropolitane +2,1%. L’economico registra variazioni tendenziali positive al Centro (+11,4%), nelle Isole (+10,7%), al Sud (+3,9%) e nel Nord-est (+0,7%), nelle città metropolitane (+4,8%) e nelle altre città (+1,9%); le variazioni sono negative nel Nord-ovest (-1,8%).

Le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare (106.490) diminuiscono del 5,9% rispetto al trimestre precedente e del 6,4% su base annua. Tali convenzioni registrano un calo su tutto il territorio nazionale, sia su base congiunturale (Centro -8,8%, Isole -6,5, Sud -5,1%, Nord-ovest e Nord-est entrambe -4,9%) – sia su base annua (Sud -8,1%, Nord-ovest e Isole -6,7%, Centro -5,7% e Nord-est -5,4%). Rispetto alla tipologia dei comuni, la flessione riguarda sia le città metropolitane (-7,4%) che i piccoli centri (-5,6%).

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Mutui, i tassi scendono ancora: nuovo minimo storico a 1,4%

Secondo i dati dell'Abi, i tassi di interesse per l'acquisto della casa è diminuito ancora. Male, invece, i finanziamenti alle imprese.

Una discesa senza fine. Secondo i dati diffusi dall'Abi (Associazione bancaria italiana), i tassi di interesse sui nuovi mutui per l'acquisto di un'abitazione è diminuito ancora, scendendo all'1,4% rispetto all'1,44% del mese precedente.

La politica monetaria della Banca Centrale Europa continua quindi a portare i suoi frutti con i tassi dei mutui che continuano a ritoccare i propri record. Il tasso attuale fa riflettere, soprattutto se confrontato con quelli, per esempio, del 2007 quando il dato si attestava al 5,72%. Sul totale delle nuove erogazioni di mutui oltre l'86% sono mutui a tasso fisso: nell'ultimo mese la quota del flusso di finanziamenti a tasso fisso è risultata pari all'86,2% (81,4% il mese precedente).

Brutte notizie, invece, per le imprese. Secondo il rapporto Abi "a seguito della riduzione della domanda di finanziamenti e nonostante tassi di interesse che permangono su livelli storicamente infimi, per i prestiti alle imprese si registra una riduzione dell'1% su base annua". Il tasso medio per i finanziamenti alle imprese è salito all’1,30% dall’1,26% precedente mentre il tasso medio sul totale dei prestiti resta fermo al 2,52%. 

Ottobre 2019 registra anche, a sorpresa, della raccolta delle obbligazioni bancarie, penalizzate in questi anni prima dalla crisi e poi dall'introduzione del bail-in. Per la prima volta da ben 7 anni (era il febbraio 2012), è salita dello 0,6% (-1,6% il mese precedente), con un aumento in valore assoluto di circa 1,5 miliardi di euro a 243,5 miliardi di euro. Notizie positive anche per quanto riguarda le sofferenze nette delle banche che scendono sotto quota 30 miliardi di euro (precisamente a 29,3 miliardi).

 

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Boom delle surroghe: tra settembre ottobre sono raddoppiate

Secondo un'indagine di MutuiOnline.it a settembre si è registrato un aumento del 100% rispetto al 2018 e a ottobre si supererà il 90%

I tassi record fanno valore le surroghe. Secondo l'analisi di MutuiOnline.it, infatti, a settembre 2019 le portabilità del mutuo hanno subito un incremento in termini di volumi del 100% rispetto allo stesso mese dello scorso anno: significa che sono di fatto raddoppiate. E anche per quanto riguarda Ottobre gli indicatori sono tutti positivi e l'incremento, secondo le previsioni, dovrebbe toccare il 94%.

Questa di settembre-ottobre può quindi considerarsi la terza grande ondata di surroghe dopo quelle registrate tra il 2014 e il 2015 e tra il 2017 e metà 2018. Chi ha scelto di trasferire il proprio mutuo a un'altra banca ha quindi sicuramente colto l'attimo giusto perché i tassi Eurirs erano addirittura negativi. Negli ultimi giorni sono risaliti leggermente (30-40 punti base) e quindi le surroghe di novembre saranno un po’ più care rispetto al mese scorso.

In quasi tutti i casi si è trattato di surroghe verso il tasso fisso. In molti stanno surrogando da fisso a fisso, ma in molti stanno anche approfittando del momento favorevole per trasformare in un fisso di poco più caro, circa 20 o 30 punti base, il loro vecchio variabile.

Facile spiegare i motivi di questa nuova ondata di surroghe: i tassi sono scesi ulteriormente a valori record dopo le ultime mosse del presidente uscente della Bce Mario Draghi: tutti i tassi dei migliori mutui, variabili ma anche fissi, sono sotto la soglia dell’1%. Qualcosa mai visto prima, che si porta dietro anche un altro nuovo fenomeno: il tasso fisso che costa quasi quanto il tasso variabile. Oggi è possibile trovare occasioni con durate ventennali allo 0,60% e offerte a tasso variabile con punte minime dello 0,33%. Sulla durata dei 30 anni si va dallo 0,80% per il fisso allo 0,33% per quello variabile. 

 

 

 

 

 

 

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