Mercato immobiliare, l'analisi di Bankitalia: bene le compravendite ma i prezzi restano fermi

Secondo lo studio che ha coinvolto 1476 agenzie, c'è ottimismo per le transazioni ma i prezzi sono visti stabili o addirittura al ribasso.

Bene le transazioni ma ancora in affanno le quotazioni. A confermare una tendenza del mercato immobiliare già delineata da altri istituti è l'indagine "Sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia" condotto da Bankitalia con Tecnoborsa e Agenzia delle Entrate. Lo studio prende in esame un arco temporale che va dal primo aprile all'8 maggio 2019 e coinvolge 1.476 agenzie.
 
Per quanto riguarda le compravendite si registra un clima di moderato ottimismo. La quota di agenzie che si attendono un peggioramento delle condizioni è scesa al 6,1% (-4,2%) mentre un quarto degli operatori prevede un miglioramento. Restano positive soprattutto le previsioni a medio termine (2 anni): "più di un terzo delle agenzie pensa che la situazione migliorerà - scrive Bankitalia - nei tre mesi aprile-giugno i nuovi incarichi dovrebbero aumentare secondo il 23% degli operatori mentre solo il 6,6% si attende una diminuzione".
 
Tuttavia alcuni dati restano negativi: "La quota di agenzie che hanno venduto almeno un immobile nel trimestre gennaio-marzo - si legge nelle pagine del report - è diminuita per la seconda volta consecutiva (a 74,8 da 77,9%) riflettendo l’andamento registrato in tutte le ripartizioni geografiche. Quasi il 90 per cento degli agenti ha venduto solo abitazioni preesistenti, mentre è scesa a meno dell’1,0 per cento la quota di operatori che ha intermediato esclusivamente immobili nuovi".
 
Quali sono le principali cause della mancanza di proposte di acquisto? Secondo le agenzie interpellate il problema è da ricercare soprattutto nei prezzi ritenuti troppo elevati dai potenziali compratori (percentuale è salita a 64,3% da 60,7), in seconda battuta sarebbe colpa delle proposte di acquisto a prezzi giudicati troppo bassi dal venditore (44,2) e infine all’attesa di prezzi più favorevoli (27%). 

Discorso opposto, o quasi, per i prezzi dove la situazione stenta a migliorare. Nel primo trimestre 2019 resta maggioritaria (seppur in calo) le fetta di operatori che hanno segnalato una riduzione dei prezzi: pressioni al ribasso sono segnalate dal 16% (prima era al 17,5%) ma resta largamente superiore a quella di coloro che indicano un aumento delle quotazioni (stabile al 3%).

Prezzi sostanzialmente fermi, quindi, nonostante il margine di sconto ulteriormente ridotto al 9,8% (prima era al 10,5%), "riflettendo l'ulteriore aumento della quota di agenzie che riportano uno sconto medio inferiore al 5% - si legge nel report di via Nazionale -  soprattutto nell'aree non urbane di tutte le ripartizioni geografiche". 

 

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Immobiliare patrimonio dell'Italia: dalle case metà della ricchezza delle famiglie

A confermare un dato non scontato data la crisi degli ultimi anni è un nuovo report congiunto di Bankitalia e Istat

Casa dolce casa. A confermare il fatto che la casa è la vera ricchezza degli italiani, dato non scontato data la crisi degli ultimi anni e il peso delle tasse immobiliari (oltre 40 miliardi nel 2018), è un nuovo report congiunto di Bankitalia e Istat, pubblicato da Il Sole 24 Ore e intitolato “La ricchezza delle famiglie e delle società non finanziarie italiane”.

Tra il 2005 e il 2011 il peso delle abitazioni sul totale delle attività degli italiani è salito dal 47% al 54% per poi ridursi negli anni successivi fino al 49% nel 2017, quando rappresentava un valore di 5.246 miliardi di euro.

In lenta e costante discesa negli anni post crisi dovuta alla discesa dei prezzi sul mercato immobiliare residenziale in atto dal 2012 che "ha determinato una riduzione del valore medio delle abitazioni e la conseguente contrazione del valore della ricchezza abitativa" si legge sempre nel report.Non solo: a pesare molto su questa dinamica è "l’ipertassazione patrimoniale sugli immobili", iniziata proprio dal 2012 e che continua ancora oggi.

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Stangata continua sugli immobili: nel 2018 tasse per 40 miliardi

Secondo i conti de Il Sole 24 Ore, la cifra sfiora i 50 miliardi considerando la Tari: nel 2020 potrebbe andare anche peggio.

Gli immobili italiani continuano a essere un vero e proprio "bancomat" per il Fisco. Secondo i conti fatti da Il Sole 24 Ore, infatti, le tasse sugli immobili italiani nel 2018 ammontano a poco meno di 40 miliardi, in aumento del circa 2% rispetto all'anno precedente. 

Ma non è finita qui: i 40 miliardi sono stati ottenuti conteggiando il prelievo patrimoniale (Imu e Tasi), reddituale (cedolare secca sugli affitti abitativi, Irpef, Ires e registro e bollo sulle locazioni) e sui trasferimenti (Iva, registro, ipocatastali e imposte di successione e donazione). Ma se a questi aggiungiamo anche gli ulteriori introiti provenienti dalla Tari (erede delle vecchie Tarsu/Tares/Tia sui rifiuti solidi urbani), la cifra sale addirittura a 50 miliardi.

E il prossimo anno non potrà andare che peggio considerando i previsti rincari dei tributi locali deciso con l’ultima legge di Bilancio. Con lo sblocco della leva fiscale voluto dal Governo, infatti, i Comuni potranno ritoccare le aliquote che andranno ulteriormente a colpire le tasche di chi ha una casa. Una vera e propria stangata che riguarderà soprattutto Imu e Tasi.

Questi due tributi negli ultimi anni sono stati il vero pilastro della fiscalità immobiliare: hanno garantito all’Erario e ai Comuni un gettito costante anche in tempi di crisi del settore. Difficile dare torto a quanti sostengono che il prelievo immobiliare sia ormai eccessivo.

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