Cedolare affitti brevi: con cinque case diventa "attività d’impresa"
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Il chiarimento arriva nel disegno di Legge di Bilancio: una norma che interessa proprio le locazioni del settore Airbnb
Se un proprietario mette in affito più di 4 abitazioni vuol dire che sta svolgendo attività d’impresa e dovrà avere la partita Iva con tutto quel che ne consegue. La novità emerge dal nuovo disegno di legge di Bilancio che chiarisce, una volta per tutto, la questione della tassazione dei proventi sulle locazioni tipo Airbnb.
Questo tipo di affitti, infatti, si avvantaggiava della cedolare secca del 22% come le locazioni “lunghe” scatenando le proteste degli albergatori. Anche chi possedeva dieci o venti appartamenti veniva ritenuto un locatore abitativo a tutti gli effetti con l'effetto di avere tasse basse. Non solo: Airbnb aveva pure ottenuto dalla Corte di Giustizia Ue di non essere considerata un intermediatore immobiliare.
Con la norma varata nel Ddl Bilancio le cose cambiano: la cedolare è riconosciuta, con effetto dal periodo di imposta relativo all'anno 2021, solo «in caso di destinazione alla locazione breve di non più di quattro appartamenti per ciascun periodo d'imposta». Il che vorrebbe dire, alla lettera, che il proprietario che affitta anche per una sola notte nell’anno cinque diversi «appartamenti» perderà la cedolare e pagherà l’intera imposta sui redditi, mentre chi ne affitta quattro anche per tutto l’anno la manterrà.
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