Mercoledì, 23 Ottobre 2019

Grattacieli italiani, a Milano i più alti: nel Bosco Verticale le metrature più costose

Secondo l'indagine di Abitare.co, il grattacielo residenziale più alto d'Italia è la Torre Solaria con i suoi 143 metri e ben 37 piani

I grattacieli stanno cambiando le skyline delle città più importanti del mondo. Negli ultimi anni sono nati numerosi progetti residenziali che hanno spinto sempre più in alto non solo le altezze ma anche in costi. E adesso anche in Italia cresce la voglia di "vivere in verticale" con una città che guarda più delle altre verso l'alto: Milano. 

Secondo uno studio di Abitare.co elaborato con i dati di Skycrapercenter.com, infatti, nel capoluogo lombardo troviamo l'edificio residenziale più alto d'Italia: la Torre Solaria, alta ben 143 metri con 37 piani. Da non confondere con l'edificio più alto in base alla sola struttura che è la Unicredit Tower, sempre a Milano, che supera i 230 metri. 

Proseguendo nella classifica dei grattacieli residenziali, al secondo posto troviamo la EuroSky di Roma ( 120 metri e 31 piani), il Grattacielo di Cesenatico (118 metri e 35 piani) al terzo e una delle due torri del Bosco Verticale di Milano (116 metri e 27 piani), appena nominato, tra l’altro, tra i 50 grattacieli più iconici degli ultimi 50 anni del Council on tall buildings and urban habitat (Ctbuh).

Ma quanto costa abitare in un grattacielo italiano? A fare la differenza è soprattutto il piano: tra il 1° e il 20°, per esempio può esserci una maggiorazione anche del 25% a favore dei piani più alti. Le Torri del Bosco Verticale a Milano sono in assoluto le più costose, da 12.300  a 16.500 euro al metro quadro; la Torre Solaria va da 9.200 a 16.200 euro al metro quadro; Torre Monforte da 9.500 a 11.500 euro al metro quadro. La più economica è la Torre Cantore di Genova (da 1.100 a 1.900 euro al metro quadro).

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Una casa sempre più green: ecco la facciata termoattiva

Il brevetto, messo a punto dallo studiodbm di Sesto San Giovanni, verrà impiegata per la riqualificazione di alcuni edifici pubblici.

Caldaia addio, il futuro si chiama facciata termoattiva. In un mercato immobiliare sempre più attento all'ambientente a fare la differenza sono proprio le innovazioni che rendono l'abitazione sempre più ecologica. È in questo contesto che nasce questa novità assoluta in fatto di casa green: una parete che consente di ridurre notevolmente le spese connesse al riscaldamento.

Come riporta Il Sole 24 Ore, questa nuova tecnologia è stata messa a punto dallo studiodbm di Sesto San Giovanni e verrà impiegata per la riqualificazione di alcuni edifici pubblici. Come funziona? L'idea di base è quella di rendere i muri strutture in grado di accumulare in modo naturale caldo e freddo. Le strutture così equipaggiate diventano così degli edifici "Nzeb" (consumo energetico pari quasi a zero, ndr).

 

Sul muro viene applicato un particolare termointonaco che consente di mantenere una temperatura costante tra i 25 e i 30 gradi combattendo in modo efficace le dispersioni. In più è presente un sistema di serpentine in cui scorre acqua calda o fredda a seconda delle necessità. A ricoprire l’edificio, infine, c’è uno strato isolante. Questo sistema è regolato da un impianto solare termico e strumentazioni domotiche, in grado di controllare costantemente la temperatura interna ed esterna. 

I risultati possono portare a notevoli miglioramenti energetici anche se a fronte di una spesa maggiore rispetto all'installazione di un cappotto tradizionale: il costo passa da 55/60 euro a 110-120 euro al mq senza considerare l’impianto solare, che non può essere prezzato se non sulla effettiva superficie/esposizione dell’edificio.

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Mutuo prima casa: ecco le agevolazioni fiscali confermate per il 2020

Con la nuova Legge di Bilancio sono state confermate le agevolazioni per chi compra la prima casa col mutuo

Stai per comprare la tua prima casa col mutuo? Esistono una serie di agevolazioni fiscali che si possono ottenere sia per quanto riguarda l’acquisto sia per le detrazioni che sono state confermate anche per l’anno 2020, così prevede la bozza di bilancio approvata dal Consiglio dei Ministri.

Le agevolazioni

  • Imposta di registro ridotta al 2%;
  • Imposta ipotecaria e catastale fissa di 200 euro;
  • Detrazioni Irpef sugli interessi passivi nella misura del 19% per un massimo di 4.000 euro annui;
  • Iva ridotta al 4% se si acquista da un’impresa.

I requisiti

  • L’immobile non deve essere “di lusso” e deve rientrare nella categoria catastale A/1 e A/11;
  • Deve essere situato nel Comune dove l’acquirente ha la residenza o intende stabilirla entro 18 mesi dall’acquisto o nel Comune in cui l’acquirente lavora;
  • La dichiarazione di voler stabilire la residenza nel Comune ove è situato l’immobile deve essere trascritto nell’atto di acquisto;
  • L’acquirente non deve essere proprietario, anche in comunione di beni o usufruttuario di nessun altro immobile ubicato nel Comune in cui ha intenzione di effettuare l’acquisto;
  • L’acquirente nel caso in cui già ha usufruito delle agevolazioni di prima casa non può farne di nuovo richiesta.

Altra agevolazione: il credito d’imposta

Nel caso in cui la prima casa viene venduta e per la quale si era usufruito delle agevolazioni prima casa, viene riconosciuto un credito di imposta se entro un anno dalla vendita si acquista un nuovo immobile destinato a prima casa. Il credito d’imposta è pari all’ammontare dell’imposta di registro o dell’IVA corrisposta in relazione al primo acquisto agevolato, ma non può superare l’imposta di registro o all’IVA dovuta in relazione al secondo acquisto.

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