Immobiliare alberghiero, nel primo semestre boom di investimenti: Italia capolista in Europa

Secondo lo studio di CRIF RES,  il nostro Paese può contare sul più grande portafoglio ricettivo d'Europa, il terzo del mondo.

Continua il momento d'oro del real estate alberghiero tricolore: un settore capace di attrarre 2 miliardi di investimenti nel primo semestre 2019 e che adesso rappresenta il 42% del totale di investimenti immobiliari in Italia. È quanto emerge dal nuovo studio prodotto da CRIF RES – la divisione del Gruppo CRIF specializzata nei servizi valutativi e tecnici per il real estate e leader nel mercato bancario – relativo all'analisi del settore immobiliare alberghiero in Italia.

Oltre la metà degli investimenti alberghieri proviene dall'estero e, di questi, un quarto è di origine extraeuropea. In testa alla classifica delle città che riescono ad attrarre meglio i flussi di denaro troviamo  Roma, seguita a distanza da Milano, Venezia e Firenze. 

L'Italia si conferma così il Paese col più grande portafoglio ricettivo in Europa, davanti a due colossi come Germania e Spagna, e si colloca in terza posizione assoluta a livello mondiale. L'Italia conta infatti oltre 33mila alberghi (malgrado una flessione del -2,4% fra il 2009 ed il 2018), di cui più della metà sono a 3 tre stelle. In totale il nostro Paese può vantare circa 1,1 milioni di camere, in aumento del +1,4% sempre su base decennale. 

Secondo lo studio, le strutture alberghiere italiane stanno attraendo investimenti rispondendo alle nuove esigenze del mercato, dotandosi di strutture e servizi adeguati e posizionandosi verso una fascia medio/medio-alta: mentre gli hotel a 3 stelle rimangono sostanzialmente stabili, infatti, si registra un incremento superiore al 20% per le strutture a 4 stelle e del 50% per quelli a 5 stelle. 

Analizzando il valore medio degli alberghi, l'indagine evidenzia che il dato medio più elevato si registra a Milano, con quasi 20 milioni di euro. Seguono Firenze, con 17 milioni di euro, e Roma, con 11 milioni. Nelle grandi città d'arte il valore medio per camera tocca il massimo della redditività a Venezia e a Firenze, rispettivamente con 227.000 e 224.000 euro, seguite da Roma, con 180.000 euro e Milano con 163.000 euro.

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Immobiliare, nel II trimestre 2019 la crescita rallenta: centro meglio del nord

I dati dell'Osservatorio dell'Agenzia delle Entrate: tra le grandi città le migliori sono sempre Bologna e Milano.

Un mercato che cresce ma a un ritmo meno sostenuto. È la fotografia scattata dall'Agenzie delle Entrate in "Statistiche immobiliari", la pubblicazione dall’Osservatorio del mercato immobiliare, che analizza l’andamento del mercato del mattone incrociando i dati provenienti dalle note di trascrizione degli atti di compravendita con quelli presenti nelle banche dati catastali e ipotecaria.

Per quanto riguarda il settore residenziale, nel secondo trimestre 2019 il numero di compravendite ha raggiunto quota 159.619: in crescita del +3,9% ma comunque in decelerazione rispetto al +8,8% registrato nel precedente trimestre. Il centro e le isole sono le zone che mostrano un incremento più marcato (rispettivamente +4,4% e +4,5%). Seguono il Nord-Est (+3,9%), il Nord-Ovest (+3,8%) e il Sud (3%).

Lo stesso trend di crescita meno sostenuta si registra per il mercato di box e posti auto: +5,2% rispetto al trimestre precedente, quando però la crescita era stata a doppia cifra (+10,4%). Le compravendite di cantine e soffitte sono aumentate del 7,1%, specialmente nelle aree del Nord-Est, dove hanno raggiunto incrementi del 12,5%, mentre un’inversione di tendenza si registra - per questo comparto - nelle Isole, che passano dal +10,6% nella precedente rilevazione al -9,8%.

Analizzando nel dettaglio i dati delle grandi città, la situazione si rivela come spesso accade, poco omogenea. Tra le prestazioni migliori spicca sempre Bologna che incrementa le compravendite dell’11,9%, seguita da Milano (+6,1%) e Roma (+2,7%). Numeri tutti negativi, invece, per le altre grandi metropoli come, soprattutto Napoli -3,2%, Genova -3,7% e Firenze, la peggiore con -9,1%.

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Mutui, gli effetti del nuovo "bazooka" di Draghi: i tassi possono scendere ancora

Le nuove misure delle Bce portano a nuovi minimi il costo del denaro: buone notizie per chi ha già sottoscritto un mutuo.

Un nuovo Quantitative Easing, il taglio dei tassi sui depositi di 10 punti base (al -0,5%) e l'aumento della durata delle Tltro. Sono alcune delle misure del nuovo programma di politica monetaria lanciato dalla Banca Centrale Europea e volute fortemente da Mario Draghi che, prima di lasciare la poltrona dell'Eurotower, tenta così di dare una scossa ell'economia dell'eurozona.  

L'annuncio della Banca Centrale Europea è decisamente una buona notizia per tutti coloro che hanno già sottoscritto un finanziamento ma anche per chi ha intenzione a breve-medio termine di comprare casa: i bassi tassi di interesse, spiega infatti l'Osservatorio di MutuiOnline.it, sono probabilmente destinati a restare molto bassi e a movimentare ancora il settore dei mutui, sia per l’acquisto di una casa che per la surroga di un mutuo già esistente, dopo la frenata degli ultimi mesi.

Già negli ultimi mesi i mercati avevano come di consueto scommesso sull'intervento di Draghi: l'Euribor si è portato su nuovi minimi (intorno al -0,45%) e soprattutto sono crollati gli indici Irs che, con un calo dell’1% complessivo, si sono portati su valori negativi per durate fino a 10 anni, e si tengono su valori intorno allo 0,30% per le durate maggiori dopo essere scesi quasi a zero. Adesso, con la politica monetaria annunciata dalla Bce, i tassi potrebbero scendere ancora.

La riduzione di quasi un punto percentuale dei tassi in pochi mesi, spiega sempre MutuiOnline.it, ha inoltre aperto il mercato della surroga ad una notevole quantità di mutui, accesi magari anche in anni recenti e che, per i loro tassi già convenienti, non avrebbero goduto di grandi risparmi con i tassi disponibili per la surroga fino alla primavera 2019. Così "dopo la progressiva riduzione dei flussi di surroghe registrati dalla seconda metà del 2018, nel bimestre luglio-agosto, le richieste di surroghe e sostituzioni sono schizzate al 61,6% del totale dal 38,3% del secondo trimestre (33,7% nei primi tre mesi)".

 

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