Terremoti, le nuove tecnologie per costruire case a "danno zero"

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La tecnologia ha compiuto passi da gigante nel settore della prevenzione antisismica sviluppando sistemi che puntano a limitare i danni agli edifici.

Progettare case a "danni zero" si può. Che si tratti di immobili di nuova costruzione o strutture già esistenti, la tecnologia ha ormai compiuto passi da gigante nel settore della prevenzione antisismica tanto da sviluppare sistemi che, in caso di terremoto, non solo puntano a salvare le vite umane ma anche a limitare i danni agli stessi edifici.

Una innovazione non di poco conto: si eviterebbe così la "morte" economica e sociale di un intero territorio che dopo sismi distruttivi vengono letteralmente abbandonati e non sono in grado di "rialzarsi" a causa di costi di ripristino troppo elevati. In Italia, purtroppo, di esempi del genere ne esistono fin troppi.

Fondamentale è il cambio radicale nell'approccio alla prevenzione, agendo "a monte" del problema. "Se fino a ieri – ha spiegato al Il Sole 24 Ore Paolo Clemente, capo del laboratorio Prevenzione rischi naturali e mitigazione effetti dell’Enea – l’unica strada pareva quella di lavorare per irrobustirne la struttura, oggi si è compreso come sia molto più efficace ridurre l'azione sismica che la cimenta, isolandola dal terreno".

Diversi i metodi messi a punto. Il primo prevede l'installazione alla base di un immobile una specie di ammortizzatori che in caso di terremoto attenuano l’energia sismica. Un'alternativa sono i Cam, cuciture attive dei manufatti, con nastri in acciaio. Un'altra strada, sempre più battuta, è quella della prefabbricazione: case in legno e acciaio in grado di superare shock sismici importanti. 

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